IN TRIBUNALE ISTANZA DEPOSITATA IERI
BASTIA UMBRA – HANNO chiesto che vengano restituiti tutti i beni finiti sotto sigilli. I legali della cooperativa Piccolo Carro hanno presentato ieri il già annunciato ricorso al tribunale del Riesame, avverso al decreto targato gip Lidia Brutti, dal valore di 6 milioni e 297 mila euro per l’equivalente che secondo l’accusa la coop, con sede legale a Bastia Umbra e strutture ad Assisi, Perugia e Bettona avrebbe indebitamente percepito per ospitare minore
disagiati. Circa quattrocento euro al giorno per ognunodi loro percepite per prestazioni che «da anni – si legge nel decreto di sequestro – venivano erogate, con continuità, verso ospiti minorenni, di tipo sanitario… con autonome decisioni in ordine alla prosecuzione, alla modifica o alla interruzione delle terapie stesse». Senza supervisione dunque, secondo gli inquirenti, vigilanza o controllo da parte del servizio sanitario pubblico. Pubblici però erano i
soldi che Piccolo Carro riceveva. Intanto la difesa del Piccolo carro sostiene che «il sequestro non ha una plausibile giustificazione giuridica e colpisce severamente chi ha operato ispirandosi non solo al rispetto della complicata normativa ma anche a criteri di massima correttezza e rigore di cui danno atto in numerosissime e qualificate attestazioni».