“Prima di conoscerlo non sapevo neanche cosa fosse il calcio Peccato che lui non possa dedicarmi un gol”


di SABRINA BAZZANTI


MESSINA – Ebbene sì, avete letto bene, c’è scritto proprio Messina. Perché siamo arrivati fin lì? Beh, a dirla tutta non ci siamo andati fisicamente, ma il contatto c’è stato, per cercare di beccare Veronica, fidanzata di Stefano Tajolini. Avete capito di nuovo bene, i due seppure a 900 chilometri di distanza, hanno una bella storia d’amore, che è già riuscita a superare tanti ostacoli ed ora tocca la soglia dei sei anni. Complimenti. “Naturalmente – commenta Veronica – le difficoltà ce ne sono state tante e ce ne sono ancora, ma abbiamo sofferto di più il primo periodo, anche perché probabilmente è il momento più bello di una storia. Comunque non ci siamo arresi alle prime difficoltà ed ora siamo qui a parlarne serenamente. Anzi posso dire che forse la distanza è un po’ anche la nostra forza. Rivedersi dopo molti giorni di lontananza è molto più emozionante, se non altro non ci annoiamo mai”. Il viaggio alle “porte della Sicilia”, al centro della Valle Umbra… chissà se un giorno si fermeranno. “Diciamo che siamo entrambi ancora giovani, non stiamo pensando al matrimonio, se è questo che intendevi dire, ma di certo un giorno o l’altro dovremmo trovare un punto d’incontro… fisso”. Lei, laureanda in tecnologia dell’istruzione e della comunicazione, lui portiere del Bastia. “Dico subito che non avevo mai avuto rapporti con il calcio, anzi posso tranquillamente confessare che non avrei mai pensato di riuscire a vedere un’intera partita da 90 minuti dentro uno stadio. L’ho fatto per lui, con pazienza e tolleranza ho cominciato a farmelo piacere ed ora vado a vederlo giocare volentieri quando posso. Ho cercato di capire anche come è che funziona il calcio e ogni tanto lo torturo con le mie domande tipo: “Cos’è il fuorigioco? Perché si dà il rigore”. E lui cerca di spiegarmelo ma, dopo due settimane, gli rifaccio le stesse domande. Ultimamente mi sono dovuta dedicare maggiormente all’università e l’ho seguito meno, anche perché, come già ricordato, non abito proprio dietro l’angolo”. Ma a chi dovete la vostra conoscenza? “Mio zio Luigi, era il preparatore dei portieri a Gualdo e Stefano giocava lì. Io ero in vacanza per qualche giorno proprio dagli zii e una sera vennero a cena a casa alcuni giocatori, ci siamo conosciuti e da lì è nato tutto”. E da lì Veronica ha iniziato a capire quanto fosse importante per Stefano il calcio: “Voglio premettere che è una persona sempre allegra, molto spiritoso, continuamente con la battuta pronta, uno di quelli che di certo tiene vivo lo spogliatoio e che sta bene in un gruppo come può esserlo quello di una squadra di calcio. Sicuramente lui senza calcio non potrebbe vivere. Se gli dicessi lascia il calcio per me, non so mica se lo farebbe.
Comunque non glielo chiederei mai, ho capito che tipo di passione lo anima e che voglia ha di scendere in campo e giocare, per lui sarebbe una vera e propria tortura dover guardare le partite da fuori. Anche se è un tipo molto tranquillo, non è ne fissato ne assillante, l’unico neo è che se la domenica la partita non va come deve, sono dolori, si arrabbia ed è meglio lasciarlo perdere e non stuzzicarlo, soprattutto se prende gol che magari pensa che avrebbe potuto evitare”. A proposito di ruoli, quello del portiere ha un solo difetto: “Devo dire che è un ruolo molto affascinante, però gli altri giocatori possono fare dediche con i gol, ma il portiere? Non può mica dedicare parate. E invece mi sarebbe piaciuto riceverne una”. In effetti la fidanzata del portiere si deve accontentare, ma almeno Stefano adesso lo sa, magari si organizza…

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