“Mi sono allenato con i bastioli e so il loro valore: ho già avvisato i miei compagni. Qui per vincere”
di ROBERTO BARBACCI
PISTOIA — Ritrovarsi subito da avversari, senza nemmeno il tempo di capire che in fondo la storia ha seguito un corso che avrebbe anche potuto portarlo nello spogliatoio adiacente. «Cominciare subito contro il Bastia è una sensazione strana», ammette Maurizio Peluso, da pochi giorni di stanza alla Pistoiese, ma reduce da un’estate trascorsa per buona parte proprio agli ordini di Magrini a Bastia.
«Al mister, che per me a livello calcistico è più di un fratello, posso solo dire grazie per tutto l’affetto e la stima che mi ha dimostrato. A Bastia sarei anche potuto rimanere, ma onestamente non era mia intenzione scendere nei dilettanti, almeno non così presto. Poi gli eventi hanno preso un’altra direzione ed è arrivata l’offerta della Pistoiese, che oggettivamente è un club che in questa categoria non ha nulla a che spartire con nessuno. E allora ho deciso di accettare la proposta, anche se dentro di me mi sento ancora professionista e spero che quella di quest’anno sia solo una parentesi».
Logico pensarla così quando di mezzo c’è una squadra che a sentire gli addetti ai lavori è pronta per tornare nelle categorie che più le competono. «Calma un attimo. Il girone è difficile, noi siamo certamente tra quelle 5-6 squadre che lotteranno per la vittoria, ma guai a noi se pensiamo che sarà tutto facile e scontato. Già domenica col Bastia ci attende una gara molto più complessa di quanto qualcuno voglia far credere. Mi sono allenato a Bastia, so quanto vale quella squadra e ho già avvisato i miei compagni del fatto che serviranno tanta umiltà e attenzione per venirne a capo. Altrimenti il rischio di partire col piede sbagliato sarà più che mai concreto».
LEGA PRO DA “SFRATTO” — Peluso, insomma, teme il Bastia e soprattutto la voglia di rivincita dell’amico Magrini, col quale ha condiviso tanti bei momenti della sua carriera. «A Lamberto posso solo augurare le migliori fortune possibili». Eppure Maurizio a Pistoia vuol subito riprendersi quei professionisti dal quale è sceso un po’ col magone «La verità è che a un certo punto ho capito che non avevo più scelta. Il calcio ormai è stato inquinato a tal punto che in Lega Pro non gioca chi merita, semplicemente chi porta soldi o fa maturare contributi alla società. E’ triste constatare che tanti ragazzi, una volta che perdono lo status di fuoriquota, finiscono ai margini. Solo in Italia succedono cose così e non c’è che da vergognarsene. Pensare che a 26 anni un giocatore è considerato “vecchio” non sta né in cielo, né in terra».