Bastia

Oresti alla Totti, tre punti di cucchiaio

QUI BASTIA-“Non potevo sottrarmi dal dischetto. Ho visto il portiere tuffarsi in anticipo…”
BASTIA UMBRA Angelillo, Maschio e il compianto Omar Sivori, vennero definiti dal grande giornalista Gianni Brera,(siamo alla fine degli anni 50) gli “angeli dalla faccia sporca”, autentici fuoriclasse dell’epoca.Bastia sportiva invece, oggi, dopo il sofferto successo contro la forte Pianese, è orgogliosa di avere anch’essa due angeli, ma dalla “faccia pulita”. Sono i volti infatti, di due suoi giocatori, entrambi protagonisti del prezioso successo;l’attaccante Luca Urbanelli e il centrocampista Davide Oresti. Urbanelli contro la Pianese, ha fortemente voluto la vittoria, trascinando al successo tutti i suoi compagni. Oltre a realizzare una rete di ottima fattura,Urbanelli, si è procurato anche due calci di rigore il primo fallito, trasformato il secondo dal capitano Oresti,ritenuto a ragione il giocatore simbolo di questo Bastia. Oresti, una volta visto assegnato il penalty,
non ha esitato un istante a prendere in mano il pallone e collocarlo sul dischetto. Nel frattempo però, visto che anche i tre minuti di recupero se ne erano andati il suo tiro sarebbe stato di quelli senza appello. Gonfiare la rete, oppure tutto sarebbe andato in fumo.Freddo e compassato, Oresti mentre tutto lo stadio tratteneva il fiato, ha preso la rincorsa,calciato il pallone e scodellato lo stesso alle spalle del portiere, vanamente proteso in tuffo con una conclusione non forte,ma precisa,imitando alla perfezione il famoso ‘cucchiaio’ di Totti, facendo esplodere di gioia oltre che i suoi compagni in campo anche l’intera tifoseria in tribuna. “Non potevo sottrarmi a quel difficile compito – ha raccontato Oresti -in quei momenti ho pensato solo a far gol poi vedendo il portiere partire in anticipo, ho deciso per quella soluzione.Bene cosi, avevamo assolutamente bisogno di tornare al successo pieno”. Umile come sempre anche in questo momento di esaltazione collettiva. Ecco perché, Oresti, è un vero angelo.
Leonello Carloni

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