L’intervista A tu per tu con l’attaccante classe 1986 che è in vetta alla classifica: “Vivo per il calcio, ci mangiamo in 4. Gli avversari? Non mi interessano”

Majella si è sbloccato: “Il primato? L’appetito vien mangiando. Non sono presuntuoso, ma il titolo di capocannoniere…”

“Il sogno? Riportare la società in D Se lo merita”   “Moglie e figli sono lontani Piango nel salutarli”

BASTIA UMBRA – Da sogno da riporre nel cassetto a pane che va sistemato in tavola, tutti i santissimi giorni. E qualche anno in mezzo che ha cambiato le cose e la prospettiva da cui vederle. “Una volta fantasticavo di diventare un giocatore vero, di giocare in serie A, di spaccare il mondo. Quello a cui aspirano tutti i bambini che iniziano a giocare a pallone, normale – racconta Nunzio, trent’anni e la maturità di ammettere di aver perso il treno quello giusto -. Adesso è tutto diverso, quello che avevo in testa era ben altro; ma col calcio ci vivo, mantengo me a Bastia Umbra e mia moglie Anna e i miei due figli giù a Napoli: Gioia di sei anni e Federico di uno e mezzo. Il calcio mi dà il pane oltre che tante emozioni. Anche se, a pensarci bene… avessi avuto la possibilità di incontrare le persone giuste al momento giusto…”. Lontani Da sogno notturno a pane in tavola,e qualche anno in mezzo che ha cambiato le cose. “Ho il pallone nel Dna, vivo per fare gol,per vincere – continua lui che di cognome fa Majella e, di professione, il nuovo attaccante del Bastia capolista in Eccellenza – e questo mi consente di sfamare la mia famiglia. Ma mi tiene anche lontano dai miei affetti, purtroppo: scendo ogni quindici giorni a Napoli a trovare Anna e i piccoli, ma… vi ricordate il film “Benvenuti al Sud?Ecco,è un pianto ogni volta che me ne vado, torno in Umbria con il cuore a pezzi ma la vita e il pallone sono anche questi e io li prendo per come vengono. Certo, un giorno, forse non troppo lontano, mi piacerebbe trovare un lavoro e cercare di spostare anche la mia famiglia e poter vivere tutti quanti assieme. Il punto è che per farlo, in futuro, ora devo continuare a segnare… I gol sono i mattoncini che sistemo per il futuro. Io ci penso tutta la settimana, ogni settimana”. Doppietta e… Ne ha fatti due di gol l’altro ieri al “Santa Barbara” di Branca contro la squadra di Andrea Lisarelli, sbloccandosi in un campionato che alla sua squadra, comunque, ha riservato finora solo cose belle. “Il primato ce lo teniamo stretto e ce lo godiamo – aggiunge il bomber campano di nascita, “madrelingua napoletano” precisa lui -, ma credo che siano altre le squadre che devono pensare al primo posto. Il Villabiagio in primis anche se devo riconoscere che non è facile giocare quando tutti ti danno per super favorito, le pressioni possono tirare brutti scherzi e poi, contro di te, tutti giocano alla morte. Il Bastia penso debba salvarsi il prima possibile e poi, se possibile, prendere il massimo di quello che viene. In fondo siamo un bel gruppo affiatato, un bel mix di ragazzi e di ‘veterani’ come me. Poi, alle spalle, abbiamo una società molto seria e che fa il passo secondo la gamba, attenta. Permettetemi di ringraziare il direttore Bordichini, il presidente Mammoli e tutta la dirigenza per quello che stanno facendo per il sottoscritto e per i miei compagni. Senza dimenticare Luca Grilli. Beh, lui è davvero un grande…”. Mai lavorato Tanto che il calcio, per Nunzio, sta diventando un lavoro ora che è agli ordini dell’ex Villabiagio. “Non scherziamo – aggiunge lui -, resta comunqnue un divertimento. Siamo dei privilegiati noi che giochiamo a pallone: in fin dei conti ci riposiamo tutto il giorno a parte quell’oretta e mezzo al campo. Oretta che con Grilli, bisogna dirlo, diventano spesso tre perché il mister è uno che pretende tanto, un meticoloso,ma è un ottimo tecnico perché è stato giocatore e conosce le esigenze della squadra come nessuno”. Carriera Nunzio inizia a giocare a quattro anni: Scuola calcio con la Nuova Flegrea, club il cui presidente era il papà Bruno (“la domenica giocavo dalle 8 alle 16 ininterrottamente, tre o quattro partite al giorno, perché mi volevano in campo anche gli allenatori dei più grandicelli” dice), fino al salto alla Sampdoria a 15 anni dove gioca con Giovanissimi e Allievi nazionali. A 17, passa al Savoia in D dove da Under segna la bellezza d 12 gol perdendo solo la finale nazionale play off. Qualche stagione tra C1 e C2 con Marcianise,Paganese, Val di Sangro e Barletta prima dell’inizio del suo peregrinare su e giù per l’Italia. “Ne ho cambiate di maglie – sorride lui -, ne ho avute di soddisfazioni e tante volte ho potuto gioire. Ricordo ancora quelle due reti al “Curi”in D conto il Perugia quando ero al Deruta… Impossibile separarsi da quelle immagini e da quelle emozioni. Ora, però, a Bastia ho un nuovo sogno: riportare la società dove merita, in D e, magari, vincere il titolo di capocannoniere.Non sono presuntuoso quando dico che adesso sono gli altri che devono preoccuparsi di noi e di me piuttosto che il contrario”. Vincere per vivere.Ora il calcio è il pane di Majella.

di Tommaso Ricci

 

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