Bastia

Operaio ucciso da scarica elettrica Nel mirino il ‘Piano-sicurezza’

Assisi, avrebbero spostato un silos senza prima smontarlo
L’IMPREVISTO La movimentazione avrebbe riguardato un pezzo ben più alto del previsto
ASSISI –QUELLA tragica mattina del 15 novembre dello scorso anno, quando Adrian Cristea venne preso in pieno da una scarica di 20mila volts mentre lavorava insieme a degli altri operai. Ci sarebbe stato un cambio di programma repentino nel piazzale del mangimificio Grigi di Bastia Umbra, dove si stavano smontando dei silos che dovevano essere poi spostati in un altro luogo. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini aperte dal sostituto procuratore Michele Adragna, che dopo la morte dell’operaio 31enne di origine romena, aveva iscritto cinque persone nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, quella mattina, ad un certo punto si sarebbe deciso di spostare un silos senza che prima venisse smontato.
DI CERTO quindi un oggetto di gran lunga più alto di un pezzo dello stesso. Potrebbe essere questo il motivo per cui il braccio meccanico della gru, costretto ad alzarsi di più per sollevare il silos, ha urtato i cavi dell’alta tensione. Adrian Cristea, che è morto dopo qualche giorno di agonia in ospedale a Perugia, stava aiutando il conducente del mezzo meccanico (anche lui finito indagato) dandogli indicazioni su come spostare il braccio mentre, materialmente toccava il silos, che ha canalizzato tutta la scarica elettrica su di lui. Non solo, secondo quanto scoperto dai poliziotti del commissariato di Assisi, che hanno indagato insieme ai tecnici della Asl preposti ad intervenire per gli infortuni, per eseguire quel lavoro, più volte subappaltato, non esisteva un vero piano di sicurezza, indispensabile invece in casi simili. Né, sembrerebbe, c’era qualcuno addetto alla verifica delle condizioni di sicurezza. Solo le ultime due ditte – quelle consorziate tra loro a cui l’aggiudicataria dell’appalto aveva girato il lavoro in subappalto – avrebbero avuto uno specifico piano di sicurezza ma non sarebbe stato adeguato per la situazione in corso. O almeno, questo è quanto contesta l’accusa ai cinque indagati, recentemente invitati a comparire dalla procura di Perugia per un interrogatorio, a cui forse, non tutti vorranno sottoporsi. L’inchiesta comunque è destinata ad essere chiusa a stretto giro. E a quel punto, la procura procederà alla probabile richiesta di rinvio a giudizio.
Francesca Marruco

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