L’ipotesi principale resta quella della morte provocata dall’investimento ma servono nuovi esami istologici

Sessanta giorni Il tempo per dare le risposte ai quesiti del pm Abbritti

Funerali Lunedì o martedì l’ultimo saluto al giovane spoletino

di Chiara Fabrizi
BASTIA UMBRA L’ipotesi più probabile resta la morte per schiacciamento provocata dall’auto,ma occorrono altri esami. È durata quattro ore l’autopsia sul corpo Filippo Limini, l’operaio spoletino di 25 anni ucciso nelle prime ore di Ferragosto al termine della rissa nel parcheggio davanti al palasport. Sessanta giorni, invece, è il tempo a disposizione dei consulenti nominati dal pm Paolo Abbritti che chiede risposte per un unico quesito, cosa ha provocato la morte del giovane? L’esame, a cui hanno partecipato anche i medici legali della famiglia Limini e dei difensori dei tre giovani agli arresti domiciliari con l’accusa di rissa aggravata e omicidio preterintenzionale, ha permesso per ora di rilevare lesioni craniche, facciali e toraciche, ma per stabilire quale tra queste sia stata fatale al 25enne spoletino serviranno ulteriori accertamenti.In questo senso, se l’ipotesi principale resta quello della morte provocata dall’investimento,con la vittima schiacciata dall’utilitaria guidata da Brendon Kosiqi,19 anni, in queste ore la prudenza da parte dei medici legali resta massima.Durante l’autopsia, infatti,sono stati prelevati alcuni campioni che saranno sottoposti a esame istologico per stabilire quale lesione abbia compromesso funzioni vitali e quale gli sia stata provocata dopo la morte. Limini, infatti, durante la rissa ha incassato un pugno in faccia da un altro dei tre arrestati, Denis Hajderlliu, 20 anni, che ha ammesso di aver colpito la vittima fin dalle ore successive, mentre un altro giovane gli avrebbe sferrato un calcio mentre era già a terra, dopodiché l’Opel Corsa gli è passata
sopra prima di allontanarsi dal parcheggio, con i vetri rotti e diverse ammaccature. Seduto nel posto passeggero c’era Kevin Malferteiner,23 anni, mentre Brendon, che era al volante,si è difeso dicendo di non aver visto a terra Limini prima di fare retromarcia per scappare dalla violenza dell’altro gruppo, ma anche di non essersi accorto di averlo investito, cosa che appare improbabile, ma che è stata motivata dai suoi legali, gli avvocati Aldo Poggioni e Delfo Berretti, con la presenza di un cordolo.Uno dei due amici della vittima rimasti accanto al corpo senza vita dell’operaio spoletino fino al vano intervento dei soccorritori ha, invece, raccontato che Filippo si stava rialzando quando è stato investito dall’utilitaria.Stabilire la causa di morte può rappresentare lo snodo dell’inchiesta e quindi dell’attribuzione delle responsabilità a carico dei giovani indagati e arrestati, ma nulla cambia al dolore indicibile della famiglia Limini che, lunedì o martedì, saluterà per l’ultima volta il proprio figlio.

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