Sta per prendere il via la stagione culturale Oicos riflessioni 2009-2010. L’anno 2008-2009 è stato un anno di intensa attività per l’associazione di Bastia che è stata protagonista di rilevanti eventi di interesse nazionale come l’organizzazione delle giornate sull’ architettura di Fuksas in occasione dell’inaugurazione della chiesa di S.Paolo a Foligno o importanti convegni come quello svoltosi a Bologna sull’Architettura Sacra in collaborazione con l’Università di Bologna. Come consuetudine di Oicos, il tema scaturisce dalla sintesi del percorso svolto in precedenza. Già in alcuni degli incontri proposti da Oicos ne] 2009, andava affiorando un termine con sempre maggiore evidenza: “Contemporaneo”. In occasione dell’ inaugurazione della chiesa di Foligno, si è avuto modo di esplorare insieme a Massimiliano Fuksas i] segno architettonico in relazione alla liturgia. Con Gianni Vattimo è stato affrontato il tema del conflitto in seno al mondo pianificato dalla tecnica. Giovanni Reale ha rintracciato le categorie estetiche e teologiche che influenzano il nostro tempo. Tutti questi elementi convergono ora a costituire il programma 2009-2010. Tempo e memoria, nuovo e radice, passato e irruzione del totalmente altro, il non previsto. La storia e l’ora. Quali i segni del nostro tempo? Cosa è oggi che ieri non era assolutamente? Un confronto della cultura di oggi con se stessa. Dall’economia alla politica, dalla cultura all’architettura, fino alle mutazioni sociali nel tentativo di esperire il segno che caratterizza l’attualità e la radicale differenza che ci porta a definire questo come “il nostro tempo”. Toccherà quindi alla filosofia aprire la stagione con Sergio Givone, sabato prossimo alle 16,30 al Teatro Esperia, con una conferenza dal titolo: “Contemporaneo: tempo della fine, fine del tempo” Conducono l’incontro Paolo Ansideri, Lorenzo Chuchiù e Giancarlo Baffo.

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comments (1)

  • Contemporaneo? Che tragedia!
    Quando ci si sente liberi di volare in alto, si rischia di fare la fine di Icaro. Secondo me, una ‘gerarchia’ di stampo medievale, se non dà felicità, quanto meno dà stabilità e senso del sacro, che ormai è andato perduto. Definitivamente? Non saprei.

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