DA UN ANNO l’inquinamento dei pozzi nella valle umbra anziché rientrare a livelli di normalità presenta un profilo sempre più allarmante. Il primo segnale nell’estate 2009, quando nelle aree sottostanti il colle di Bettona per le conseguenze dello sversamento dei liquami da allevamenti suinicoli scattò la prima ordinanza di divieto delle acque dei pozzi ad uso potabile. Poi, l’intervento della magistratura penale che di fatto ha bloccato l’attività degli allevamenti avrebbe dovuto almeno portare un beneficio alla salute pubblica garantendo una buona qualità delle acque sotterranee che invece risultano inquinate per contaminazioni diverse dagli allevamenti. A provocare le nuove contaminazioni si sospetta che possa essere un uso non appropriato degli scarichi delle lavanderie. Il primo allarme ha riguardato i quartieri di San Lorenzo e Cipresso, con successive ordinanze sindacali del dicembre 2009 e marzo 2010. Ora il fulcro inquinante si sarebbe spostato ad Assisi o meglio a Santa Maria degli Angeli, con conseguenze inquinanti anche per una parte dell’area industriale di Bastia. La procedura è scattata con il solito rituale del ‘tavolo istituzionale’ convocato dal sindaco di Bastia, che ha coinvolto Regione, Provincia di Perugia, Arpa, Usl e Comune di Assisi per individuare l’area a rischio, che è ricompresa tra via dei Platani, via dei Mandorli, S.S.75 Centrale Umbra, confine comunale con Assisi, via dei Tigli, percorso ciclo-pedonale e via dei Ginepri. Da qui l’emissione della nuova ordinanza cautelativa che vieta l’uso a scopo idro-potabile dell’acqua dei pozzi. Lo stesso sindaco Ansideri nel darne notizia ha denunciato che non sono ancora chiare le cause di un così vasto inquinamento, sul quale tacciono gli organi istituzionali ed investigativi competenti. 
 Nazione-2010-08-24-Pag10

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