Bastia

No del Coni sullo stadio di Valfabbrica

Il Comune aveva presentato un progetto di messa a norma e manutenzione straordinaria

È del gennaio 2010 una pratica con il parere negativo. Parla l’architetto Mirabassi

L’esuberanza del tifoso finito nel fossato che divide la tribuna e il campo di Valfabbrica ha riportato l’attenzione sulla sicurezza degli impianti sportivi. Sia chiaro, quel che è successo allo stadio Fatabbi rientra nella categoria imprevedibile, nel senso che chiunque in qualunque stadio può saltare giù da una qualunque balaustra facendo movimenti azzardati. Fatto sta che di sicurezza non è mai troppo parlare.
Allora, sullo stadio di Valfabbrica, fatte le premesse, va detto che se sull’omologazione del terreno di gioco, a cura della Federcalcio, non ci sono appunti, per quanto riguarda la tribuna c’è agli atti del Coni il parere non favorevole sul progetto di messa a norma e ristrutturazione dell’impianto sportivo presentato dall’amministrazione comunale di Valfabbrica.
«Il parere non favorevole della commissione del Coni regionale, datato gennaio 2010, comunque non riguardava, tanto per essere precisi, la balaustra ma altre parti della tribuna come le vie di fuga anteriori», spiega l’architetto Laura Mirabassi, responsabile del servizio impianti sportivi del Coni provinciale ora competente per la realizzazione di nuovi impianti o lavori di ristrutturazione di importo inferiore a I milione e 32mila curo.
«Al di là di questo evento, sul quale non ho ulteriori elementi per esprimerli, posso dire che il presidente del Coni provinciale Dom enico Ignozza ha più volte sollecitato tutti i proprietari degli impianti pubblici o privati a verificare la sussistenza delle norme di sicurezza perché nei vari impianti giocano i nostri figli. E quando noi siamo chiamati ad esprimere pareri siamo assolutamente aderenti alla normativa vigente. Si fa capo alle norme Uni e alla legge 18 marzo 1996».
Il Coni dal primo gennaio di quest’anno ha esaminato, in tema di sicurezza, 21 pratiche per un impegno di spesa complessivo di 7 milioni. Il parere del Coni, comunque, non è l’atto definitivo perché spetta alla commissione di vigilanza comunal e vagliare in ultima istanza il rispetto di tutte le norme si sicurezza imposte dalla legge.
In Umbria, secondo l’ultimo censimento del Coni, esistono 2500 impianti chiusi o a cielo aperto. «E la situazione – sottolinea l’architetto Mirabassi – è molto migliore che in moltissime altre regioni».
Giudizio confermato dall’architetto Lanfranco Rossi, fiduciario per l’omologazione dei campi dilettantistici del settore giovanile. «In Umbria sono circa 400 gli impianti  omologati per il calcio a 11 e a 5. A noi spetta l’omologazione del rettangolo di gioco, Valfabbrica ce l’ha, del quale verifichiamo insieme alle caratteristiche tecnico anche la sicurezza. Laomologazione è valida a scadenza e va verificata nel tempo. Quando faccio sopralluoghi verifico anche lo stato degli spogliatoi e segnalo la presenza di tribune per il pubblico che, come dice
vo, sottostann o ad altra normativa».
«Anche se proprio noi dell’Umbria abbiamo aperto una strada per l’abbattimento delle recinzioni (il campo del M adonna Alta a Perugia è stato il primo del genere in Italia) – aggiunge Rossi – riconosco che il problema è quello della divisione del pubblico dal campo e tra opposte tifoserie».
«Quando succedono cose imprevedibili come quella di Valfabbrica ci sono ovviamente il dispiacere e il dolore – aggiunge il presidente della Lega calcio dell’Umbria, Luigi Re-pace-. Mi auguro che i messaggi su questo episodio vengano dati in maniera giusta. Da par-te nostra ovviamente facciamo di tutto per la sicurezza. Per non aver dato l’omologazione ad alcuni campi abbiamo perso società, ma non importa. La sicurezza è al primo posto. Con la consegna di altri 13 defibrillatori a Città di Castello abbiamo superato i 120 strumenti salva-vita nei campi dei dilettanti».
di REMO GASPERINI

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