La droga della camorra Gli indagati principali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
Ora le indagini si indirizzano verso Barra e Ponticelli di Napoli
Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Davanti al giudice Carla Maria Giangamboni, per l’interrogatorio di garanzia, gli indagati principali dell’operazione “O’ mal’ommo”, pure assistiti dal loro legale, l’avvocato Daniele Federici, non hanno risposto. L’indagine, chiaramente, va avanti sia per Domenico Cerqueto, di 37 anni di Napoli, residente a Bastia Umbra, sia Corrado Savarese, di 41 anni, suo cugino, anche lui residente a Costano di Bastia Umbra.
Secondo i carabinieri (gli investigatori della compagnia di Assisi coordinati dal capitano Andrea Pagliaro e quelli della sezione di polizia giudiziaria della procura della repubblica di Perugia, al comando del luogotenente Mario Fringuello) i due sarebbero i vertici dell’organizzazione malavitosa, che si era infiltrata in Umbria. Cerqueto risulta agli inquirenti affiliato al clan camorristico Aprea Cuccaro di Barra-Ponticelli di Napoli. Vertice del gruppo criminale e dedito in prima persona all’attività dello spaccio e del recupero delle somme derivanti dall’attività illecita, anche con condotte e modalità estorsive.
Savarese sarebbe stato il referente diretto per tutte le attività di approvvigionamento della droga sia a Napoli, sia a Perugia, il responsabile della contabilità e della custodia della sostanza.
Savarese che lavora come volontario della sezione della Croce rossa italiana di Bastia Umbra, svolge anche il ruolo di sindacalista di una importante sigla in una industria di Bastia.
E oggi e domani verranno sentiti anche coloro che hanno avuto il beneficio degli arresti domiciliari.
Tra questi un altro sindacalista, Vincenzo Porricelli che avrebbe avuto il ruolo di tenere i contatti con la clientela, abituale frequentatrice di locali notturni dell’hinterland perugino e anche di “assaggiatore” per conto del gruppo, dello stupefacente appena tagliato e da immettere sul mercato. Quest’ultimo in una occasione – il 10 gennaio del 2009 – fermato per un controllo dai carabinieri di Assisi lungo la strada provinciale Passaggio di Bettona, avrebbe inghiottito, al momento del controllo un grammo di cocaina.
Dalle intercettazioni risulta che la cocaina veniva definita, nelle richieste, “un panino”, o “un paio di pantaloni”, in un’altra circostanza “un calzone”, in un’altra ancora “il solito” e in una circostanza addirittura “5 fogli della disoccupazione”.
L’operazione è ancora in corso per arrivare a scoprire chi, in concreto, riforniva di droga, a Napoli, l’organizzazione che si era insediata in Umbria, sia di cocaina, sia di hashish. L’altro canale di rifornimento, quello perugino, ha portato sulle tracce del “il gigante” (il nigeriano Obi Mmaduka) e di Sebastiano (il nigeriano Nwosu Sebastine Chinedu), il primo residente a Perugia, il secondo a Corciano.
Tra i casi di estorsione anche quello in danno di un giovane perugino in arretrato di pagamento per circa 600 euro. Con minacce e violenze – come recita la contestazione dei pubblici ministeri Giuliano Mignini e Claudio Cicchella – Cerqueto, Savarese e un altro loro accolito avrebbero costretto il tossicodipendente a consegnare “a titolo di garanzia” del pagamento un personal computer marca Packard Bell.