Bastia

Mutui casa, già 500 nel mirino

Operazione “Domus 2” della Finanza sulle compravendite in cui l’importo de prestito supera i prezzo dichiarato


I controlli inizieranno da Perugia, Terni, Bastia, Assisi, Deruta e Marsciano


La nuova ondata riguarda anche contratti tra privati


MATTEO BORRELLI


PERUGIA – Sono già cinquecento, in Umbria, i mutui definiti “anomali” contratti nel 2007 e 2008 e soggetti all’attività investigativa della Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Domus 2” che sta uffucialmente per partire.
L’operazione si sostanzia in una nuova ondata di controlli su quelle compravendite immobiliari – tra costruttori e privati, come è stato nell’operazione Domus 1, ma anche tra privati – in cui il prezzo dichiarato nel rogito notarile è inferiore all’importo del mutuo ipotecario ottenuto dalla banca. I controlli in una prima fase riguarderanno case – e più in generale immobili – compravenduti a Perugia, Assisi, Bastia, Deruta, Marciano e Terni.
Va ricordato che l’operazione Domus 1, che nell’arco di 20 mesi di attività investigativa in cui sono state passate al setaccio le compravendite immobiliari “macchiate” (appunto quelle dove il mutuo supera il prezzo dichiarato nel rogito notarile) avvenute nel 2005 e 2006 tra costruttori e privati (vedi il Giornale dell’Umbria di domenica 28 settembre a pagina 23), nella regione ha permesso di recuperare 11,8 milioni di imponibile fiscale evaso (6,3 milioni di imposte dirette, 350mila euro di Anche nella Domus 2 le verifiche incrociate saranno effettuate, come nella Domus 1, tra gli importi dei mutui ipotecari contratti dagli acquirenti, i rogiti notarili e i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’agenzia del Territorio, che individua il valore commerciale degli immobili con un’ottima approssimazione a quello reale. Gli accessi delle fiamme gialle nelle sedi di società immobiliari sono già autorizzati.
A una prima indagine sommaria, al mese d’agosto dall’analisi dell’anagrafe tributaria sono infatti stati riscontrati numerosi mutui contratti per compravendite immobiliari con importi superiori al prezzo dichiarato uffucialmente nella compravendita, risultato essere più basso in media del 30% rispetto al prestito ottenuto dalla banca, secondo quanto trapela dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate.
Nell’ambito degli accertamenti, già nella primavera scorsa a Bastia Umbra, dopo una lunga serie di indagini da parte delda Guardia di Finanza in un’azienda edile e società immobiliare, vennero scoperte una settantina di vendite in cui fra il valore reale sottoscritto nel preliminare di vendita e quello poi indicato in rogito c’erano oltre seicentomila euro di differenza.
Nella scelta delle aree su cui far partire i nuovi controlli, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza hanno scelto quelle località che negli ultimi anni hanno registrato una grossa crescita urbanistica.
Va precisato che dal 2007, con l’introduzione della cosiddetta Visco-Bersani, l’acquirente è corresponsabile della veridicità dell’importo scritto nel rogito notarile insieme al venditore, costruttore o privato che sia. Non solo, ma sono responsabili anche gli intermediari immobiliari. Per quanto riguarda le compravendite immobiliari tra privati, tuttavia, la convenienza – in termini di risparmio fiscale illegale – c’è solo quando l’immobile viene ceduto entro 5 anni dall’acquisto (la norma però non riguarda gli immobili ricevuti per successione). Solo in questi casi, infatti, la differenza tra il prezzo a cui si è acquistato l’immobile e quello a cui viene ceduto configura plusvalenza da tassare a carico del venditore. Per quelli posseduti da più di 5 anni, infatti, né acquirente né venditore hanno interesse a indicare nel rogito notarile un prezzo inferiore a quello reale, perché le tasse in questo caso si pagano comunque sul valore catastale dell’immobile moltiplicato per degli appositi coeffucienti, indipendentemente dalla cifra pattuita tra le parti. La seconda ondata di controlli, tuttavia, si preannuncia più difficoltosa della Domus 1. Questo perché, come detto, quest’ultima riguardava le compravendite avvenute prima dell’entrata in vigore della Vusco-Bersani e, confessando, gli acquirenti non rischiavano nulla. Ora, invece, sono corresponsabili dell’illegalità del dichiarare meno del prezzo realmente pagato e quindi ottenere da loro confessioni spontanee sarà più difficile.

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