In Appello i giudici hanno deciso di voler sentire in aula i medici legali che si sono occupati del caso

Il procuratore generale, Sottani, ha chiesto una condanna a sei anni, la difesa l’assoluzione

di Francesca Marruco

Si riparte dalla scienza. O meglio, dal confronto tra medici legali. I giudici della Corte d’assise d’Appello di Perugia infatti ieri, al termine di una breve camera di consiglio hanno deciso di disporre un’integrazione e hanno fissato una nuova udienza nella quale verranno ascoltati in aula, in contraddittorio, quattro medici legali che, nel corso del tempo, si sono occupati dell’inchiesta.I giudici, presieduti dal presidente della sezione penale, Paolo Micheli, hanno parecchie domande da sottoporre ai medici legali che dovranno contribuire a chiarire elementi che, evidentemente, non risultano chiari. E a ben guardare, stando alle conclusioni delle due relazioni medico legali – la prima dei consulenti del pm in fase di indagine e la seconda disposta dal gip in sede di giudizio abbreviato – di aspetti ce ne sono diversi. Quello della dinamica degli eventi che hanno portato alla morte del 21enne Samuele De Paoli, trovato cadavere in un fosso nelle campagne di Sant’Andrea delle Fratte il 28 aprile 2021. Oltre alle diverse versioni fornite dall’imputata, Hudson Pinheiro Reis Duarte detta Patrizia negli interrogatori a cui si sottopose nell’immediatezza dei fatti e prima della chiusura delle indagini, ci sono anche le diverse conclusioni a cui arrivano i periti. L’imputata, assistita da l l’avvocato, Francesco Gatti, aveva, con versioni non sempre corrispondenti, sempre sostenuto che la colluttazione tra lei e Samuele era terminata in quel fosso. Due volte aveva detto che lei era sopra di lui, nell’ultimo interrogatorio aveva invece sostenuto il contrario. Essere stati sopra o sotto è evidentemente diverso dal momento che, se fosse stata sopra, vista la corporatura e la posizione non avrebbe avuto grossi problemi a scappare e lasciare Samuele lì, anche senza stringerlo al collo. Al contrario, è ugualmente di facile comprensione, che se invece fosse finita lei sotto nel fossato, la stretta al collo per liberarsi avrebbe un’altra valenza. Ma, come ha fatto notare a più riprese ieri il procuratore generale Sergio Sottani, che per la requisitoria ha proiettato slide con foto e ricostruzioni, la schiena di Patrizia non aveva alcun livido, al contrario quella della vittima aveva vistosi segni. Sottani ha evidenziato anche un altro particolare: Samuele è stato trovato in quel fosso con le braccia tese in avanti “come una difesa verso chi stava davanti a lui”. I medici legali del gip hanno scritto nella relazione che Samuele sarebbe morto in auto e solo dopo trascinato nel fosso. Elemento questo smentito con forza dalla procura generale. Parallelamente alla dinamica, è di altrettanta importanza la causa della morte: per Sottani – che a sostegno della sua tesi ha citato la consulenza redatta dal professor Vittorio Fineschi – Samuele è morto per strozzamento a causa della pressione esercitata sul collo della vittima dall’imputata. La difesa dell’imputata – che in primo grado era stata assolta- ha calcato molto la mano sulla cocaina assunta dalla vittima e sulle ferite dell’imputata, picchiata dalla vittima che, per l’avvo cato Francesco Gatti, si è “solo” difesa dall’aggressione del 21 enne. Una discussione accesa al termine della quale, il pg Sottani ha chiesto la condanna a sei anni per l’imputata, mentre l’avvocato Gatti, l’assoluzione. L’avvocato Marilena Mecchi, che assiste i familiari di De Paoli ha chiesto la riqualificazione in omicidio volontario, in subordine la condanna come sollecitato dal procuratore generale. Dopo l’udienza, l’avvocato Gatti, ha dichiarato: “Prendiamo atto, con pochissima sorpresa, della convocazione dei medici legali. La conferma dei 4 medici sulle cui relazioni prima la Procura ordinaria ha chiesto l’archiviazione e poi il tribunale ha pronunciato l’assoluzione non deve farci preoccupare, atteso che hanno specificato apertis verbis che l’azione di Patrizia è stata meramente difensiva e comunque incolpevole, e che l’assunzione di cocaina da parte del De Paoli, ha avuto un ruolo decisivo. Affronteremo con serenità anche questa fase processuale, convinti dell’innocenza di Patrizia Pinheiro”. Di opposto tenore la dichiarazione dell’avvocato Mecchi: “Ci fa piacere questo approfondimento. Ci conferma che in fase di indagini e in primo grado le cose non sono state fatte come si doveva. Ci auguriamo che la Corte riconosca il preterintenzionale e dia giustizia a questo ragazzo che, ricordiamoci, non si è suicidato, ma è stato ucciso”. Si torna in aula il 27 novembre.

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