— ASSISI — ASSISI LA DENUNCIA DI PAOLO NIZI. LA MADRE DECEDUTA NEL 2005 MALASANITÀ e burocrazia italica, mix venefico per il malcapitato cittadino. Paolo Nizi da trent’anni cerca di far valere le ragioni della madre (ammalatasi gravemente per una trasfusione con sangue infetto in occasione di un intervento nel 1982 e deceduta nel 2005), e sue, in quanto erede e, soprattutto, vittima di un’odissea che ha stravolto la vita di un’intera famiglia. «L’ultima goccia, quella che ha inferto l’ennesima ferita, la determinazione, nel 2010, di un risarcimento, in via definitiva dal Ministero della Salute, pari a 600.000 euro; sarà erogata però in dieci – quindici anni – dice Nizi — Ora ho 63 anni, sono invalido, vivo attaccato all’ossigeno e rischio di fare la fine di mia madre che non ha visto nulla, nonostante le tribolazioni, la malattia, la morte. E’ una vicenda, quella delle trasfusioni con sangue infetto, legata alla mancanza di adeguati controlli, che presenta numeri da guerra – aggiunge -: 3500 sono le persone morte, 6000 i casi riconosciuti o in via di riconoscimento e quello di mia madre è il numero 4999, le domande presentate per il risarcimento sono 76.000».La mamma di Nizi – racconta ancora – si era operata al cuore a Roma nel 1982; aveva 55 anni. Ma le cose non erano andate per il meglio. La donna stava sempre male, al punto da dover smettere di lavorare, con l’Inps che aveva accettato la domanda di collocamento a riposo per invalidità.«A un certo momento a mia madre compare il diabete — continua Paolo Nizi — ha degli sbalzi, va in coma, ma riusciamo a stabilizzarlo. Nel 2000 si rompe il femore e in quella occasione, dalle analisi, emerge un’altra patologia grave e inspiegabile, l’epatite c; a seguire mamma è vittima dell’Alzheimer». Un quadro clinico che ha indotto i familiari a verificare il percorso sanitario della donna, giungendo ad una conclusione: tutto era partito dalla trasfusione in occasione dell’intervento al cuore. «E abbiamo iniziato le battaglie legali, con il Ministero della Salute — spiega il figlio — un percorso difficile, lungo, durante il quale mia madre è morta: ci siamo dovuti battere per farci riconoscere i nostri diritti. Abbiamo avuto 11mila euro dal tribunale del lavoro, abbiamo avanzato al tribunale di Venezia una richiesta per 800.000, ce ne hanno accordati 600.000; c’è in ballo anche un risarcimento di 77.000 euro in qualità di figlio della defunta, ma quando riusciremo ad averli?».
Maurizio Baglioni
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