Bastia

Morì a 13 mesi all’asilo, processo al via

I coniugi Maestrelli saranno presenti in aula pronti a costituirsi parte civile

Parlano i genitori del piccolo Edoardo a un anno dalla tragedia


BASTIA UMBRA – Verrà richiesto oggi al tribunale di Perugia il rinvio a giudizio per l’educatrice dell’asilo nido di Bastia che l’anno scorso era di turno quando e morto il piccolo Edoardo Maestrelli. Il provvedimento coinvolge anche la rappresentante legale del centro per l’infanzia. La ragione addotta dal pm è di “aver abbandonato” Edoardo, del quale “avevano la custodia”, fatto dal quale sarebbe derivata “la morte del bambino per asfissia acuta da inalazione di materiale estraneo secondaria a vomito”.
E’ passato quasi un anno dal tragico pomeriggio in cui il piccolo è stato trovato senza vita all’asilo nido “Piccole Orme” di Bastia; giovedì 13 marzo, intorno alle 17,30, le educatrici hanno controllato il bambino addormentato, accorgendosi che non respirava più e aveva sulla bocca un po’ di vomito.
Una vicenda dolorosa, che sembrava essersi esaurita con le prime ipotesi di una morte in culla (sindrome che pero colpisce i bambini solitamente nei primissimi mesi di vita, mentre Edoardo aveva 13 mesi) oppure di un rigurgito improvviso dovuto a un colpo di tosse. Il corpicino era stato portato all’ex ospedale Silvestrini di Perugia per l’autopsia. Dell’indagine sulla morte del bimbo è stata incaricata la pm Daniela Isaia, recatasi al nido subito dopo la disgrazia. I risultati dell’esame autoptico, secondo la perizia di parte, avrebbero escluso le ipotesi precedenti, mostrando che il bambino era in buona salute. “Da come la storia è stata raccontata in seguito, sembrava che il bambino stesse male, che fosse stato un incidente”, spiega il papà di Edoardo, Adriano Maestrelli. Invece, a lui e alla mamma di Edoardo, Mariana Nicolau, “non risulta che avesse la tosse, né che avesse vomitato prima”. I due genitori saranno presenti oggi all’ udienza preliminare, che si svolgerà al tribunale di Perugia alle 11, e hanno mostrato l’intenzione di costituirsi parte civile. Nessuna accusa contro le educatrici, precisano: “Non dico che debbano essere condannate. Commettere un errore, se di un loro errore si tratta, è umano anche se in una circostanza grave come questa”, continua il padre. “Quello che non riesco a comprendere é come mai il Comune e gli assistenti sociali non abbiano preso provvedimenti dopo aver saputo della richiesta di rinvio a giudizio. Come mai, in attesa di ulteriori notizie, nulla si sia mosso. Dopo la morte di Edoardo, l’amministrazione aveva dichiarato che l’asilo era uno dei migliori, che le educatrici erano bravissime.
Ma non ha fatto nulla, disposto controlli o la chiusura, aspettando di saperne di più. Non si può proseguire con la politica del ‘laviamocene le mani’. Penso al fatto che nel centro continuano ad andare altri bambini”.
“In questo momento la concentrazione è tutta sull’udienza preliminare – dice l’avvocato della famiglia, Francesco Cappelletti – in primo luogo bisognerà capire che piega prenderà il processo, se verranno richiesti riti alternativi a quello abbreviato. Solo dopo questa prima fase l’attenzione si porrà sulle eventuali responsabilità”.
Valentina Antonelli

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