Bastia

«M’incateno contro l’arroganza dei Ds»

Prosegue la protesta di Ciotti (Prc) per i posti in consiglio


MASSIMILIANO CAMILLETTI


BASTIA UMBRA – Il consigliere di Rifondazione comunista Luigino Ciotti è deciso ad andare fino in fondo con la protesta avviata lunedì, in occasione della seduta di insediamento del nuovo consiglio comunale quando si è opposto alla decisione del nuovo presidente del consiglio Andrea Tabarrini (Ds) di relegarlo a destra della Margherita piuttosto che nei banchi dell’estrema sinistra tradizionalmente occupati da esponenti di Rc sedendosi a terra, con il pugno alzato, in prossimità del posto da lui stesso occupato nell’ultima legislatura. Da li non si è mosso nemmeno in seguito all’arrivo dei carabinieri determinando il blocco dei lavori per una ventina di minuti nel corso dei quali nella sala del consiglio i compagni di Ciotti hanno intonato “Bella ciao”. Ora, se Tabarrini non tornerà indietro nella decisione assunta, Luigino Ciotti minaccia di incatenarsi a quella sedia in occasione del prossimo consiglio comunale che si terrà dopo il 21 luglio. “Si è trattato – spiega – di un atto di arroganza che fa a pugni con l’invito al dialogo che i Ds più volte hanno rivolto all’opposizione. Un vero e proprio tentativo del centrosinistra di espellere la sinistra dai banchi del consiglio comunale per vendicarsi del mancato accordo elettorale”. Luigino Ciotti contesta la decisione di Tabarrini citando l’articolo 46 del regolamento di funzionamento del consiglio comunale secondo cui “I consiglieri comunali prendono posto nell’aula consiliare con il gruppo di appartenenza. Ove richiesto da almeno un gruppo, l’attribuzione iniziale dei posti viene effettuata dal Presidente, sentita la conferenza dei capi gruppo”. “Innanzi tutto vorrei sapere da Tabarrini, – chiede Ciotti – se effettivamente c’è stato un gruppo che ha effettuato tale richiesta. Quanto alla conferenza dei capigruppo – prosegue – trovo grave che sia stata convocata soltanto un quarto d’ora prima dell’inizio della seduta e che non abbia affatto tenuto in considerazione la mia contrarietà né le perplessità espresse dalle liste civiche. E’ evidente che questa disposizione era stata decisa a tavolino dai Ds. Oltretutto il consiglio comunale a quel punto non aveva ancora eletto il presidente e Tabarrini era semplicemente un presidente facente funzione, quindi senza l’autorità necessaria per imporre questa decisione. “E’ solo un modo per dividere la maggioranza dalle opposizioni – ribatte Tabarrini – allo scopo di facilitare le operazioni di voto”.

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