Bastia

Minaccia nuora e nipoti, condannato


Un mese di carcere (pena sospesa) per un noto imprenditore di Bastia Umbra che tormentava la donna e i ragazzi
PERUGIA Insulti e minacce, anche di fronte ad altre persone: una «sistematica azione di diffamazione e denigrazione» messa in atto nei confronti della nuora e dei nipoti che è costata la condanna a un noto imprenditore di Bastia Umbra, settantenne, accusato di atti persecutori nei confronti dei membri della famiglia del figlio. Un mese di carcere (pena sospesa) e il risarcimento dei danni patiti dalla donna (valutati in duemila euro), oltre al pagamento delle spese legali: questa la sentenza del giudice del Tribunale di Perugia. Tutto è iniziato nel 2015 quando il figlio dell’uomo finito alla sbarra ha deciso di lasciare l’azienda di famiglia. E’ a questo punto che l’impreditore (difeso in aula dall’avvocato Delfo Berretti) ha preso a tormentare la nuora, parlando «male di lei in pubblico con le persone che incontrava», come sottolinea il gip Valerio D’Andria nel decreto che ha disposto il giudizio. L’uomo «spesso cercava occasioni di incontro» per insultare e ingiuriare la nuora. «… I figli che hai fatto li hai fatti con altre persone… tanto prima o poi vi ammazzo tutti» oppure «vai in giro con i soldi che mi hai rubato… ladra»: così l’imprenditore si rivolgeva alla donna, che si è costituita parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Caforio (nella foto), non risparmiando neanche il proprio figlio, marito di lei, definendolo «ladro» e «cornuto». Ancora: in diverse occasioni l’imprenditore aveva avvicinato uno dei figli della coppia, afferrandolo per un braccio, insultando i genitori e invitandolo a «non rimanere» con loro. Un comportamento che ha creato un «perdurante stato d’ansia» nella nuora e nei nipoti che «li induceva a modificare le proprie abitudini di vita». La donna, infatti, «cambiava strada pur di evitare i luoghi in cui avrebbe potuto incontrare» il suocero e il nipote «per un periodo non voleva tornare a scuola per il timore di incontrare il nonno».

Annalisa Angelici

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