Il presidente esce dalla società marscianese dopo 23 anni: «Ma resterò sempre il primo tifoso». Sirene marchigiane per il tecnico della promozione
PERUGIA – Quando, all’ultima di campionato, sono spuntati i panini con la porchetta sugli spalti del Checcarini di Marsciano, ha pensato ad uno scherzo.
«Siamo salvi, è vero, ma abbiamo anche perso – avrà pensato fra sé e sé il presidente della Nestor Federico Marianeschi – che cosa ci sarà da festeggiare?» E invece le figlie Marta e Sara e la moglie Rita gli avevano preparato proprio una bella sorpresa. «Stavolta care mie è la volta buona, lascio la Nestor – aveva dichiarato qualche giorno prima il buon Federico in famiglia -». E le sue donne l’hanno preso alla lettera.
«E hanno fatto bene – sorride Marianeschi – perché dopo 23 anni è ora di tirarmi fuori. Lunedì (domani ndr) ci sarà il consiglio direttivo e verranno decise le nuove cariche. Largo ai giovani, è giusto che sia così. Questo non significa che sparirò dalla Nestor. Anzi, darò sempre il mio contributo perché sono e resterò il primo tifoso ma credo sia giusto farmi da parte».
Un pezzo di storia del calcio dilettantistico umbro insomma che si siede sugli spalti, da spettatore. Chissà però che l’ansia da scelta del nuovo tecnico non cominci già a farsi sentire… «No – sorride – anzi. E questo credo sia proprio il primo sintomo della necessità di cambiare. Quest’estate dopo almeno 11 anni (quelli in cui ha ricoperto la presidenza della Nestor ndr) non prenderò parte alla scelta del nuovo allenatore. Mi suona anche un po’ strano ma è giusto che sia così».
A proposito di allenatori, il migliore mai avuto? «Credo che Guido Vicarelli (negli ultimi due anni alla guida della Berretti del Perugia ndr) incarni il mio tecnico perfetto. Professionale al massimo, sempre pronto al dialogo e estremamente intelligente». E il miglior giocatore? «Michele Rinaldi, un capitano modello».
23 anni fatti di notti insonni ripensando ad una sconfitta «quello spareggio a Santa Maria degli Angeli perso con la Pontevecchio ancora non mi va giù. E sono passati dieci anni».
Ma anche di tante serate piacevoli brindando al campionato di Eccellenza vinto con Paolo Flamini in panchina nel 1995 o alla Coppa Italia conquistata con Maurizio Raggi nel 2001 alla guida della squadra. E, perché no, anche a qualche singola vittoria «come il 3-0 alla Narnese o il 3-2 al Todi nell’anno in cui poi entrambe hanno vinto l’Eccellenza».
Senza dimenticare l’adrenalina che solo il mercato sa dare, come quella volta al Postiglione di Collestrada, 1’Ata Quark dei Dilettanti di qualche anno fa, «quando ancora facevo il ds alla Nestor e arrivai insieme all’indimenticato presidente Alberto Checcarini che se la rideva sotto i baffi. Volevamo a tutti i costi Paolo Mani, difensore del Foligno. Il San Sisto aveva l’accordo con il giocatore ma noi avevamo la lista firmata del Foligno in mano. Poi tutti han-no capito perché stessimo ridendo. Checcarini è stato veramente un esempio».
E Federico Marianeschi? «Io spero di aver dato una certa etica alla Nestor, un modello di comportamento, questa è la cosa alla quale ho sempre tenuto di più».
SIRENE MARCHIGIANE – Per Rosario Scarfone che oggi seguirà la finale playoff di Eccellenza marchigiana fra Tolentino e Fermana. Proprio il Tolentino sarebbe sulle tracce del tecnico che ha portato il Bastia in serie D dopo aver vinto la Promozione lo scorso anno con il San Venanzo. Il tutto in attesa di conoscere le evoluzioni societarie in casa Bastia.
N. AGO.

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