L’ONESTA’ del fare arte, la pittura che diventa specchio dell’animo, riflesso delle emozioni, mezzo per teorizzare senza parole, condizione estrema per spiccare il volo dal quotidiano e sfiorare un lembo di azzurro. Federico Marchesini (foto) ama i colori, le forme e vuole dar vita ai suoi fantasmi poetici, inseguire le comete che navigano su costellazioni private. Tuderte per radici familiari, studi in linea con la sua vocazione all’istituto e all’Accademia di Belle Arti, lavoro che l’ha portato in posti diversi, poi il ritorno al suo antico e dichiarato affetto: l’espressione pittorica, la libertà del creare a contatto con la natura, assorbendone i profumi e le sensazioni, la Sardegna come rifugio limite ma anche la campagna fertile dell’Umbria. Marchesini ha un pregio fondamentale, quello di saper raccontare in modo semplice e insieme complicato. Il che non è un paradosso ma un fiero esercizio compositivo: interviene su tavole di recupero, antichi legni erosi dal mare e gettati su una spiaggia, l’impronta del tempo conservata ed esaltata, imperfezioni, aggiunte posteriori, un tappeto variegato e materico su cui intervenire con dosato equilibrio. Lo fa con una tempesta di pennellate, quasi da mosaicista, senso spiccato della tavolozza, innesti e gradazioni sempre felici, sorta di puntinismo a distanza, non inseguito ma affiorante sotto la spinta del gesto. Sono tavole che indugiano sull’uomo, sul ritratto, sulla nostalgia di un momento perduto, su un labirinto di segni che colma il recinto dell’opera. Senza un attimo di sosta Federico canta ciò che lo circonda ma anche quel che ha conservato gelosamente nella memoria, istanti ritrovati, galoppate sui sentieri della immaginazione, chino sul legno con le sue tecniche miste che prevedono pure inserti, piccoli lacerti di ferro, di plastica, addirittura lembi di giornale, parole, caratteri che hanno valore di equilibrio e di armonia. Sostanzialmente figurativo e con evasioni liriche in grado di evitare la descrizione pura. E’ invece pittore che possiede fin dagli inizi (la prima mostra è del ‘73) un’evidente autonomia, uno stile proprio. Nel tempo si sono susseguiti gli incontri estetici e da Collevalenza, dove vive, Marchesini lancia i suoi appelli d’arte. Domani alle 18 si inaugura nella Pinacoteca comunale assisiate una sua notevole rassegna, aperta fino al 21 del mese. Interverrà il critico Luigi Agus, curatore dell’evento, e lo stesso Marchesini. Che tre giorni fa a Tempio Pausania ha aperto un’altra mostra, proprio a dimostrare la fecondità eccellente dei suoi risultati.
mimmo coletti

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