La ricostruzione L’assalto è stato messo a segno poco dopo le 22 a Villa Novanta a Costano



I banditi calzavano passamontagna ed erano armati di Pistole


Le tre vittime sono state chiuse in uno sgabuzzino e lasciate con una bottiglia di acqua


Elio Clero Bertoldi


BASTIA UMBRA – Assalto in Villa di banditi questa volta “gentiluomini”. Non hanno infatti compiuto atti di violenza sulle vittime (una madre con i suoi due figli, entrambi minorenni) e addirittura prima di chiuderli a chiave in uno sgabuzzino, hanno loro lasciato una bottiglia d’acqua.
Resta, comunque, la gravità di una azione criminale che è violenta di per sé (i reati sono la rapina aggravata e il sequestro di persona) portata a compimento da tre uomini, con i volti travisati da passamontagna, due dei quali armati di pistole (una semiautomatico ed un revolver, pare), che sono entrati in azione intorno alle 22 nella villa, chiamata Villa Novanta, dell’imprenditore agricolo e zootecnico Maurizio Bartolini, in via Duilio Lunghi, a Costano. Il padrone di casa, in quel momento era ancora impegnato al lavoro in azienda, a tre chilometri di distanza. In villa erano rimasti la moglie, signora Eleonora Polinori e i due figli, di 17 e 13 anni. A cena, poco prima, erano stati ospiti il commercialista e il fratello del padrone di casa. I malviventi sono entrati in azione poco dopo la partenza degli ospiti. Forse arrivando dai campi e dopo aver tagliato la rete di recinzione. La signora Eleonora aveva lasciato i figli davanti alla tv e si era diretta verso la dependance, a una trentina di metri di distanza dall’immobile principale, dove è stata ricavata, tra l’altro, una sorta di sala-giochi per i figli e anche la lavanderia. Quando è uscita, dopo aver sbrigato le sue faccende, si è trovata improvvisamente davanti il bandito, materializzatosi dal buio, che l’ha spinta all’interno della villa, dove già si erano introdotti gli altri due, prendendo in ostaggto i due ragazzi (un maschio e una femminuccia). I malviventi si sono fatti aprire la stanza blindata (una sorta di caveau) ed hanno messo tutto sottosopra impossessandosi duemila euro in contanti e monili e preziosi per un valore ancora da quantificare. A quel punto i tre hanno chiuso la madre e i suoi figli nella stanza e si sono ,dati alla fuga. Intorno alle 23, al suo rientro dal lavoro, Maurizio Bartolini ha scoperto quanto era successo ed ha liberato la moglie e i figli, comprensibilmente choccati per l’accaduto.
Sul posto sono arrivati gli uomini del Ris e la Scientifica che hanno effettuato rilievi. Sono state infatti rinvenute ed evidenziate numerose impronte nella villa e orme nel giardino. I malviventi, per come è stato messo a segno il colpo, debbono averlo preparato puntigliosamente. Quindi dovrebbe trattarsi di soggetti che conoscono ambiente e persone. Che hanno atteso nell’ombra il momento opportuno e che sono partiti precipitosamente prima dell’arrivo del padrone di casa (sono stati avvertiti da un quarto complice?). La villa – un corpo principale e tre dependences , è ,molto grande e vistosa. I proprietari avevano installato da tempo un sistema d’allarme anti-intrusione, che però, la signora non aveva ancora rimesso in funzione visto che sino a pochi momenti prima aveva ospiti in casa. Secondo quanto le vittime hanno raccontato agli investigatori – i carabinieri della stazione di Bastia Umbra, quelli della compagnia di Assisi (con il capitano Arena) e quelli del reparto operativo del gruppo (con il colonnello Sepiacci e il capitano Izzo), oltre alle varie specialità dell’Arma, che riferiscono al pm Sergio Sottani – i tre banditi avrebbero pronunciato i loro ordini con accento dell’Est. E all’Est farebbero pensare anche il carnato chiaro della pelle e gli occhi azzurri di almeno due dei malviventi. Le indagini, coordinati dal comandante provinciale dell’Arma, Carlo. Corbinelli, hanno visto intervenire anche un elicottero e i cani della sezione cinofila di Bastia Umbra.


Il particolare


Il mistero della Bmw di Colfiorito


PERUGIA – Indagini e ricerche in corso, dalla scorsa notte, nella zona di Annifo, nella montagna folignate, per le ricerche di due persone che sono fuggite nei campi dopo avere abbandonato un auto che era stata rubata nel Corcianese. Nomi esclude che il fatto possa essere collegato alla rapina di Costano da tre uomini armati di pistola. Secondo quanto si è appreso una pattuglia dei carabinieri la scorsa notte ha incrociato una Bmw. Alla vista dei militari 1′ auto si è fermata e le due persone che erano a bordo sono scappate a piedi nelle campagne circostanti. La Bmw è risultata rubata.
Nell’auto sono stati trovati arnesi da scasso. La presenza sospetta della vettura era stata segnalata ai carabinieri da un cittadino che l’ aveva vista procedere a passo d’ uomo con le due persone a bordo che scrutavano attentamente le case lungo la strada fra Annifo e Colfiorito.
I carabinieri della stazione di Colfiorito sono prontamente intervenuti ma quando li hanno visti avvicinarsi, gli occupanti la Bmw barino abbandonato la vettura nei pressi dell’ albergo Villa Fiorita.. Sono scappati e piedi riuscendo a dileguar si nel buio.
Le ricerche sono proseguite per tutta la giornata di ieri con 1′ intervento di numerose pattuglie di carabinieri e polizia, del nucleo cinofilo di Bastia Umbra dell’ Arma e di un elicottero. Comunque non si può escludere che si sia trattato di un episodio del tutto autonomo rispetto alla drammatica rapina in villa a Costano.



I precedenti Il bilancio delle aggressioni in abitazioni isolate


Due omicidi e una violenza carnale


PERUGIA – E’ la prima volta che una famiglia viene sequestrata e rapinata da “banditi gentiluomini”. I precedenti in Umbria negli ultimi anni sono tutti di segno diverso. Ad Ospedalicchio, non lontano da Costano, durante una rapina notturna, venne ucciso Luigi Ma sciolini di 85 anni, sorpreso a letto insieme alla moglie, Maria Ragni. L’uomo venne pestato a sangue e legato al letto. I malviventi volevano sapere da lui dove nascondesse il “tesoro” (i proventi della vendita di un terreno di cui avevano sentito parlare in paese). Spirò durante la notte, con la moglie legata anche lei e impossibilitata ad aiutarlo. Gli autori della sanguinosa aggressione all’Arancia Meccanica, sono stati tutti individuati e processati. A Cordigliano di Perugia, invece, venne pestato (e morì dopo alcuni mesi per le lesioni riportate) il parroco del paese, don Giuseppe Valigi. Anche in questo caso i banditi fecero irruzione nella canonica in piena notte e picchiarono il parroco e donna che gli faceva da perpetua. Tutto per una manciata di euro. Gli uomini della squadra mobile, coordinati da Piero Angeloni (ora capo della mobile di Palermo) li scoprirono e trascinarono in giudizio. Grosso modo nello stesso periodo, in una villa tra Perugia e il Trasimeno venne sequestrata una coppia di coniugi, entrambi professionisti. I banditi – una gang formata, da sardi e nomadi – non solo rapino i padroni di casa, ma arrivò anche a violentare la signora sotto gli occhi del marito, legato e impossibilitato a recare soccorso alla consorte. Un sequestro drammatico, agli inizi degli anni Novanta, avvenne in una villetta della Valle del Puglia, nel territorio del Comune di Collazzone. Anche in quel caso una banda di slavi sequestro una famigliola, terrorizzandola per ore. Altro episodio estremamente violento quello, avvenuto nell’Orvietano a Castel Giorgio. Anche in quel caso una banda formata da sardi, entrò nella villa del conte Valentini, dove il nobile si trovava con moglie e figlia. I malviventi furono particolarmente brutali e pestarono i due coniugi, razziando un cospicuo bottino. Infine la rapina alla famiglia Magni di Montegabbione, dove i malviventi mandarono all’ospedale padre, madre e figlio. Era una banda formata da rumeni (che agì con la complicità di una colf che aveva lavorato nell’abitazione). Tutti furono arrestati, anche con l’aiuto dell’Interpol. Ora se le nuove bande agiscono, come l’altra notte a Costano, senza violenza, pur attentando ai beni delle vittime, meglio. B’ un segno, tutto sommato, positivo.



L’intervista La sequestrata ricostruisce i drammatici avvenimenti


“Erano tre, forse stranieri dell’Est” E pecisa: “Non è vero che il bottino è di 100mila euro”


BASTIA UMBRA – “Ho convenuto con mio marito che fosse meglio spiegare alla stampa quale è stata la reale dinamica dei fatti proprio perché, considerando gli episodi di violenza che quotidianamente la cronaca rende noti, io e i miei figli siamo stati fortunati. Ora gradirei non leggere versioni dei fatti contrastanti fra loro, che potrebbero creare confusione nelle menti degli abitanti di questa casa, e mi riferisco in particolare ai miei figli, perché in questa casa si è verificato il tutto ed è in questa casa che noi dovremo continuare a vivere in serenità”: è decisa e franca Eleonora Polinori, che è stata sequestrata da tre malviventi a viso coperto e successivamente rinchiusa, insieme ai due figli di 13 e 17 anni, in una stanza della propria residenza, Villa Novanta, situata in via Duilio Lunghi a Costano. A liberare i tre dal sequestro è stato il marito e padre Maurizio Bartolini, rincasato da un impegno che lo avevano trattenuto in azienda, a pochi chilometri da casa; nel rincasare, l’uomo aveva notato oggetti fuori posto e, chiamando per nome i familiari, aveva udito la voce della moglie proveniente dalla stanza in cui era stata chiusa. “Non è assolutamente confermato che il bottino ammonti a 100.000 euro – prosegue la signora Polinori – per ora noi abbiamo contato solo 2.000 euro di contanti, ma per il resto Ris e Scientifica si sono messi al lavoro dal pomeriggio. Ci sono moltissime impronte dei malviventi sparse per la casa e non abbiamo potuto controllare l’assenza degli oggetti sottratti dalla cassaforte, proprio per non intralciare le indagini.
Tuttavia parlare di 100.000 euro è assolutamente scorretto. Anche se non abbiamo cani da guardia, la nostra casa è munita di allarme antifurto; nonostante questo sono sempre stata consapevole che un episodio del genere si sarebbe potuto verificare prima o poi: Proprio per questo nemmeno la cassaforte ospitava beni di gran valore”. Prima del furto, la signora Polinori aveva ospitato per la cena un consulente della famiglia e il fratello. “Mentre i miei ospiti se ne stavano andando, mi sono avviata a chiudere la dependance che viene utilizzata dai miei figli come sala-giochi; successivamente sarei rientrata in casa e inserito l’allarme” racconta la signora “invece, in quel momento, sono stata aggredita da tre uomini e condotta in casa. Sono stata invitata a aprire la cassaforte e rinchiusa à una stanza con i miei figli, ma senza atteggiamenti traumatizzanti. I tre ci hanno perfino lasciato una bottiglia d’acqua”. Impossibile per la signora, chiusa in una stanza, aver capito come i ladri si siano allontanati dalla sua residenza: “I pavimenti erano pieni di impronte di terra” nota la Polinori “è supponibile quindi che i tre si siano introdotti nel giardino passando per i campi”.


Alberta Gattucci

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