di VITTORIO FELTRI
Ieri è successo di tutto e solo all’idea di ricostruire i fatti mi deprimo. Temo una vostra reazione di disgusto e che gettiate il giornale nel cestino della cartaccia. Cari amici, non è colpa di Libero se la politica è a questo punto. D’altronde è giusto siate informati. Ricorriamo a un compromesso: cercherò di limitarmi all’essenza. In cambio, vi chiedo di resistere. Il governo è andato sotto a ripetizione. Prodi non ce la fa più a tenere unite le file. Oddio, è da tanto tempo che naviga a vista urtando uno scoglio dopo l’altro. Ma adesso la situazione è talmente grave da rasentare la comicità. Il Professore in certi momenti pare essere in procinto di buttarsi dal balcone per farla finita; e non sarebbe uno spettacolo da perdere. Però quando è esausto e la sua espressione manifesta sintomi d’impazzimento, all’improvviso, non si capisce perché, Romano beve un bicchiere d’acqua – chissà cosa c’è dentro – e rientra in sé. Ritrova la calma e ricomincia lo slalom fra gli scogli. Se non mi fosse antipatico, giuro avrei per lui molta ammirazione. Mai incontrato un uomo con una simile tenuta. Gli danno delle martellate sulle dita delle mani e dei piedi, e lui ride. Lo accoltellano al petto e alla schiena, e sorride. Lo minacciano in ogni modo, e ride. Chiunque al suo posto avrebbe ceduto; lui no, cede soltanto alla sinistra massimalista. Chiunque al suo posto sarebbe fuggito ai Tropici maledicendo Berlusconi Veltroni Rutelli e fratelli e cugini parenti e serpenti; lui no. Non si scaraventa nemmeno giù dalla finestra. In altre epoche lo avrebbero avvelenato. Oggi gli danno quel bicchiere d’acqua contenente una sostanza prodigiosa, e lui si riprende e va avanti imperterrito a suicidarsi lentamente. Cacchio che personaggio. Bisognerebbe portarlo in giro per il mondo e mostrarlo ai congressi medici affinché fosse studiato dagli scienziati; esibirlo nelle piazze al grido: ecco come muore un italiano, senza fretta. Volendo guardare, anche gli italiani hanno una bella tempra: trangugiano fiele da un anno e mezzo con stoica fermezza. Guardano disgustati e al massimo sbuffano. Poi dicono che, come tutti i latini, sono calienti. Calienti noi? Ghiaccioli, più Findus degli inglesi. Sopportiamo pazientemente le molestie dei comunisti falliti dovunque meno che qui; sopportiamo pazientemente i progressisti da sacrestia che fanno la comunione con la bandiera rossa annodata al collo; sopportiamo Visco, Padoa-Schioppa. Lavoriamo e paghiamo. Ci siamo beccati l’euro che vale mille lire. L’Ue che vale zero. E a Prodi non abbiamo ancora inviato gli infermieri. Siamo un popolo di santi. Poi c’è Berlusconi, o lui o niente. E a lui dobbiamo attaccarci in alternativa al tram. Piaccia o no, ci tocca. Nei suoi panni anziché sgonfiarmi nel tentativo di persuadere alcuni senatori della Margherita a passare dalla mia parte, direi chiaro e tondo al premier: senti Romano, io approvo quella schifezza del tuo Welfare, tutti noi della Casa delle libertà lo votiamo così com’è, virgole comprese. Ma guai a te se lo modifichi, guai se subisci un solo ricattino dalla sinistra massimalista, guai se accogli un suo sia pur piccolo e insignificante emendamento: nel caso, il centrodestra non voterebbe un corno. In questa maniera il premier sarebbe incastrato. Difatti non potrebbe rifiutare; anche perché Silvio nel frattempo si sarebbe appellato al proprio senso di responsabilità, al bene del Paese e balle del genere. La patata bollente automaticamente finirebbe nelle mani dei comunistissimi. I quali, o mandano giù il rospo, e fanno una figura di palta con il loro elettorato, oppure sono costretti a votare contro per pigliare le distanze dal Cavaliere e dare prova pubblica di coerenza. La maggioranza nella prima e nella seconda ipotesi sarebbe squagliata e denuncerebbe il proprio peccato originale: quello di essersi composta non per governare bensì per impedire a Berlusconi di seguitare a farlo. Troppo poco per durare. Il suo destino non poteva che essere l’implosione. Per imboccare questa strada occorre soltanto un pizzico di coraggio e di senso politico. Il Cavaliere non è pavido né sprovveduto, però non muove dito se non compulsa i sondaggi, e se questi non gli sono favorevoli egli non osa. È sbagliato, quando la confusione è totale, come ora, serve un guizzo, un azzardo. Forza Silvio, mettili nell’angolo con la mossa vincente o dovrai fare i conti, dopo aver eliminato Prodi, con Napolitano che medita di sostituire il Professore con Amato. Pur di non sciogliere le Camere. Da sinistra: Fassino, Prodi, Bertinotti e Di Pietro
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