Luciano Rossi, Consigliere Regionale e Coordinatore Regionale di Forza Italia dell’Umbria, commentando la crisi ed i problemi dell’economia umbra ed in vista dell’esame del Documento Annuale di Programmazione (DAP) da parte del Consiglio Regionale, ha dichiarato quanto segue: “Risolta positivamente la grande vertenza Thyssen Krupp, grazie all’impegno del Governo Berlusconi, che ha risposto con grande determinazione e tempestività alla costruttiva mobilitazione di tutta la comunità umbra, rimangono tante altre situazioni di crisi che affliggono l’economia della nostra regione. Molte aziende sono in difficoltà e chiedono aiuto.
La Giunta Regionale più che fare tardive dichiarazioni d’intenti avrebbe dovuto mettere in atto, per tempo, gli interventi di sua competenza per contenere la crisi. La maggioranza di centro sinistra, però, è permanentemente impegnata a cercare di governare non l’Umbria, ma i suoi problemi interni; l’occupazione principale di questa composita e litigiosa maggioranza non è il riequilibrio dell’economia e dei servizi e lo studio delle misure più idonee da adottare a tal fine, ma come ritagliarsi poltrone, poltroncine e strapuntini. Per risollevare l’economia umbra, per far crescere l’Umbria, occorre un governo regionale più autorevole e credibile, “con una marcia in più”, che non ha.
La giunta Regionale e la maggioranza che la sostiene abbia il coraggio e la coerenza di fare ciò che enuncia ed allora in Umbria, anche con il nostro sostegno, si libereranno nuove risorse, si impegneranno nuove energie e professionalità, si creeranno nuove opportunità.
Il DAP riflette questa mancanza di coraggio e di coerenza, infatti non presenta novità sostanziali rispetto alle precedenti stesure: c’é una continuità in senso negativo preoccupante.
Le dichiarazioni contenute nel DAP non sono accompagnate da ulteriori e adeguati elementi, che ne garantiscano le modalità di attuazione, con particolare riferimento all’individuazione delle risorse necessarie a realizzare gli obiettivi posti.
Per il 2004 il DAP “fissa” gli indirizzi e le attività prioritarie relativamente all’attuazione degli obiettivi ed impegni del Patto per lo Sviluppo dell’Umbria, ma il Patto fino ad ora quali e quanti obiettivi ha indicato e quanti impegni ha assunto? C’é malcontento, a questo proposito, tra gli operatori economici, che lo hanno manifestato con decisione e chiarezza, poiché finora questo strumento è avulso dalle reali esigenze e da una esatta valutazione dello stato di salute dell’economia regionale. Per questo il Patto non costituisce ancora uno strumento di riferimento fondamentale, decisivo per lo sviluppo della nostra regione, insomma non rappresenta un “valore aggiunto”, perché mancano o sono carenti i riscontri della effettiva attuazione dei programmi e degli interventi concertati o pattuiti. Ciò dimostra che la Regione non è un interlocutore credibile ed affidabile.
Il perseguimento degli obiettivi è, purtroppo, ostacolato, almeno in notevole parte, dall’attuale politica di bilancio seguita dalla Giunta, che può sintetizzarsi nella difficoltà di assumere una linea di rigore per l’aggiustamento dei conti pubblici e contemporaneamente una di correzione anticiclica nell’attuale fase di difficoltà dell’economia regionale. Le politiche sin qui seguite non hanno fatto registrare un significativo recupero di flessibilità del bilancio regionale. Ciò non consente di liberare risorse preziose da destinare ad investimenti produttivi e politiche di sviluppo, quanto mai necessarie. Rimangono, purtroppo, ancora deluse le speranze degli operatori economici e di chi aspetta un lavoro in Umbria.
Per quanto riguarda la promozione della competitività dell’Umbria ed in particolare del sistema produttivo occorre una fortissima iniezione di ricerca e di innovazione tecnologica, organizzativa e gestionale, come è stato segnalato con forza dalle associazioni di categoria (confindustria, confapi, ecc..); il DAP, in proposito non formula proposte adeguate.
E’ condivisibile l’impostazione di base della razionalizzazione e contenimento delle spese di funzionamento dell’Ente, che consentirebbe, come detto, la liberalizzazione delle risorse dirette a favorire lo sviluppo e la crescita dell’economia, manca, però, la chiarezza sugli strumenti, su precise determinazioni settoriali, che dovranno essere adottate per attuare l’auspicata razionalizzazione. Il problema, dunque, viene affrontato, con una riconfermata dichiarazione d’intenti e nulla più.
In conclusione la mancanza di chiarezza pesa sulla credibilità dell’intero impianto del programma: il DAP si limita a fornire un quadro economico rassicurante ed edulcorato ed è privo di valore innovativo. Non fornisce una indicazione precisa delle risorse effettivamente disponibili o di previsione certa in riferimento ai progetti che contiene.
Il commento sui singoli capitoli, non possibile in questa sede, ma che verrà fatto in Consiglio Regionale, confermerà e rafforzerà quest’analisi critica sul DAP.



Luciano Rossi

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