BASTIA – In una missiva ai vertici regionali e locali del Pd le ragioni del primo cittadino

PIERPAOLO BURATTINI


BASTIA UMBRA – “Un passo indietro per consentire ad energie più fresche cresciute nella Giunta, nel Consiglio, ma anche fuori dalle Istituzioni, di misurarsi con questa esperienza attraverso una preventiva legittimazione che solo le primarie possono o debbono dare”. Con queste parole, affidate ad una missiva fatta recapitare ai segretari regionale e provinciale del Pd, Maria Pia Bruscolotti e Piero Mignini, ed al segretario locale Roberto Capocchia, Francesco Lombardi ha ufficializzato che nel 2009 non correrà per essere riconfermato sindaco di Bastia.
Una scelta che era nell’aria da mesi, nonostante qualcuno, in questi ultimi giorni, avesse maliziosamente letto nel suo auspicio che fosse assicurata la continuità per proseguire il lavoro svolto, la volontà di restare “attaccato ala poltrona”.
Ed invece Lombardi aveva assicurato ai vertici del suo partito, in particolare al coordinatore provinciale Mignini, più volte chiamato a mediare nelle diatribe interne al-le forze del nascente Pd bastiolo, che subito dopo Ferragosto avrebbe formalmente fatto conoscere la volontà circa il suo futuro politico. E’ stato di parola Lombardi, anche perché lui, la sua decisione, sul piano personale e politico, l’aveva presa già da tempo. E sono stati esponenti del suo partito, a Bastia come a Perugia, a chiedergli di rifletterci fino in fondo, per evitare il tutti contro tutti.
Un passo indietro fatto senza chiedere in cambio un paracadute: “Quanto a me – scrive nella missiva – non ho problemi a continuare a svolgere l’attività politica anche da semplice militante. Colgo l’occasione per rinnovarvi la mia stima e la mia fiducia, ma anche il mio ringraziamento, per il sostegno che mi è stato sempre assicurato”.Termina così la lettera del sindaco di Bastia Umbra. Una sorta di manifesto del lavoro fatto e di testamento su ciò che dovrebbe essere portato a termine. Ma anche di rivendicazione dell’incarico svolto su una poltrona che, si sapeva, scomoda.
“Per quanto gratificante ed importante – scrive – il ruolo del sindaco è impegnativo: lo è in particolar modo a Bastia, le cui dinamiche sociale ed economiche sono paragonabili ad una città di entità medio-grandi. Un territorio pervaso però da una dimensione urbana il cui indice medio di affollamento è il più alto dell’Umbria e attraversato da complesse problematiche relative a grandi aree industriali da riconvertire. Il tutto unito ad una continua domanda di nuovi insediamenti, prevalentemente legati ad attività della distribuzione e del tempo libero”.
Insomma, una città che in passato si è sviluppata tanto, forse troppo. E dove, conseguentemente, forti sono gli interessi economici in gioco. Una città da ripensare. “Tale consapevolezza – ricorda Lombardi – è stata anche la motivazione che spinse la maggioranza dell’allora Ds a fare la scelta che riguardò me: ripensare strutturalmente le traiettorie di crescita di questa città. Gran parte del lavoro – rivendica il sindaco – sta per concludersi o è avviato.
Nel frattempo, si è tentata la strada, devo dire con successo, di sperimentare soggetti nuovi al’interno della giunta comunale, anche se l’immagine che si tenta di far percepire ahimè, non senza ragione, è quella di litigiosità tra le forze politiche, anche di maggioranza”. Parole che, con consueto stile moderato, ricordano le polemiche legate ai rimpasti di Giunta, voluti dal sindaco ed ostacolati da settori dei partiti di maggioranza dove l’Amministrazione, spesso, ha trovato un’opposizione più insidiosa di quella seduta nei banchi opposti al centrosinistra.
Lombardi motiva la sua scelta con la volontà di dare spazio ala nuova fase che si è aperta con la nascita del Pd. “Sono convinto che senza un ulteriore investimento nell’innovazione politica, la riserva di capitale umano e politico accumulato in questi mesi si possa esaurire, a prescindere dal giudizio di merito dell’azione di governo svolta dalla mia generazione”.
Un cambio di guardia della classe dirigente locale simile a quello conosciuto nell’imprenditoria. “Gradualmente la seconda o la terza generazione è subentrata nelle responsabilità di direzione, dando impulsi ed orizzonti nuovi nell’organizzazione aziendale, nell’innovazione del prodotto e nella conquista di mercati più estesi. In definitiva, quello che ci è richiesto – conclude Lombardi – è una più adeguata rappresentanza delle sensibilità culturali, di sviluppo economico, sociali e politiche maturate in questi anni, perché diano luogo ad una rinnovata, non solo anagraficamente, classe dirigente”. Questo l’identikit di coloro che Lombardi ritiene essere i suoi successori ideale.
Un’investitura che dovrà reggere all’urto delle primarie, del Pd ed eventualmente di coalizione, dove però potrebbero essere molte le forze a fronteggiarsi per raccogliere il testimone.

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