Bastia

Liste pd, pessima figura per tutti

Anna Mossuto


Uno spettacolo indegno, vergognoso e patetico. Altro che normale dialettica politica. Quello che è accaduto per la composizione delle liste per le primarie del Pd umbro è qualcosa di paradossale e ridicolo, oltre comunque i limiti della decenza. A tutt’oggi i nomi dei candidati non sono ufficiali, gli elenchi veltroniani sono sul tavolo dei garanti che soltanto nella giornata di domani decideranno se i ricorsi saranno accettati o respinti. Eppure c’è chi continua a sciacquarsi la bocca di belle parole sostenendo che si tratta di un’operazione di grande livello, la nascita di un nuovo partito che dovrà affrontare le sfide future del paese e altri bla bla bla. Ma questi signori pensano che la gente sia scema e che al di là di ogni cosa il 14 ottobre tutti correranno in massa a votare magari come si faceva una volta con il fogliettino in tasca e i numeri dei candidati da sbarrare?
Bah, forse hanno ragione loro, sarà così perché confidano nella memoria corta e nell’obbedisco di sempre. Resta il fatto che il caos che ha connotato la stesura delle liste si è tradotto in una pessima figura per questa classe dirigente che ha diretto le operazioni. Le giustificazioni e gli alibi stanno a zero. Una settimana di riunioni estenuanti, tra urla e veleni, diktat e insulti, saltando più di un pasto, per tentare di arrivare a far quadrare il cerchio e attenuare la caratura della brutta pagina che di giorno in giorno, di ora in ora, si stava scrivendo. Agli osservatori questa vicenda ha disgustato non poco per il fatto che il valore della politica sia stato bistrattato, messo sotto i piedi, senza nessun rispetto per niente e per nessuno, con il solo obiettivo di accaparrarsi un posto sicuro in quello che dovrà essere il “parlamentino” regionale del Pd. Il fatto è che questi politici non si rendono conto di essere distanti anni luce dai problemi della gente comune, non percepiscono il malessere che i cittadini soffrono quotidianamente, non hanno consapevolezza del senso di antipolitica che sta crescendo a dismisura negli animi e nelle menti delle persone, nonostante i comitati e gli show grillanti. Altrimenti questa settimana di bagarre Caporalini e soci (compagni e amici) ce l’avrebbero risparmiata, con gli assessori prima dentro, poi fuori, poi scesi di una posizione, poi risaliti, e attenzione spunta prima l’apparentamento no, poi l’apparentamento sì. Descrivere passo passo quello che è accaduto è inutile perché le incongruenze restano intatte sul tavolo. Le prime 48 ore di proroga sono scattate perché non risultavano (a chi?) graditi in lista e in posizione di vertice gli assessori regionali Lamberto Bottini e Vincenzo Riommi. Le ragioni? Non sono chiare, qualche motivazione è spiccicata ma non fondata e soprattutto incoerente. Forse i due amministratori pesano troppo rispetto agli altri ma non si capisce perché il criterio doveva valere solo per loro due e non per tutti gli altri che placidamente e senza colpo ferire sono stati inseriti nelle liste. Boh, onestamente non è comprensibile neppure l’irrigidimento della candidata a segretaria Maria Pia Bruscolotti che puntando i suoi e gli altri piedi ha preteso lo slittamento di posizione di Bottini e Riommi. Ma scusate non sarebbe stato meglio spalancare tutte le porte agli esponenti della società civile per dare quanto meno una parvenza di novità e decidere a priori di non far candidare nessun amministratore, così come aveva del resto proposto Paolo Baiardini in tempi ancora utili e forse prevedendo la baraonda a firma Ds e Margherita? Così non è stato e pace. Da apprezzare però che nella mischia non si sono sporcati altri assessori, come Maurizio Rosi e Carlo Liviantoni.
Ma un altro aspetto va sottolineato, quello cioè che il 14 ottobre a chi andrà a votare non è richiesta nessuna scelta, nessuna preferenza. Eh sì, perché questo Partito democratico è così democratico che ha adottato lo stesso meccanismo della tanto vituperata legge elettorale, quella definita una porcata da cambiare assolutamente e che limita la volontà dell’elettore da non dargli neppure la soddisfazione di scrivere sulla scheda a chi dare il proprio voto. E allora perché tutto questo can can se non ci sono le preferenze? Semplice, perché le posizioni nelle liste sono decisive per l’elezione e come al solito gli eletti sono decisi nelle stanze dei comitati dai soliti, noti e ignoti, capi e capetti dei partiti.


Anna Mossuto
anna.mossuto@edib.it

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