Bastia

L’INCHIESTA LA GUERRA SULL’AUTONOMIA E SUL TAGLIO DEI FONDI ALL’ISTITUTO ECCLESIASTICO PER CIECHI

La bufera sul «Serafico» arriva dal giudice Chiesto il giudizio del presidente: paga per non aver mandato i bimbi a scuola UNA BATTAGLIA senza esclusione di colpi, almeno a leggere le carte della procura che ha chiesto il rinvio a giudizio di Gino Brunozzi, 66 anni, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, l’ente ecclesiastico per bimbi ciechi e pluriminorati. E sullo sfondo un piccolo esercito di bambini malati che avrebbero fatto le spese della ‘ragion di Stato’, o di cassa.
E’ una storia triste, in cui sembrano contare più i numeri che i disagi provocati da malattie e sofferenze dei deboli, quella sbarcata ieri mattina davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Perugia, Carla Giangamboni, che deve decidere sulla richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Federico Centrone e dai sostituti Giuseppe Petrazzini e Alessia Tavarnesi, i quali intendono processare Brunozzi per abuso d’ufficio, violenza privata e per inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori. Quest’ultima è una contravvenzione che ieri mattina l’imputato ha oblato, pagando. Per il resto l’udienza è stata rinviata al 10 febbraio, giorno della decisione.
Dovrà dire il giudice se sussistono gli elementi per sostenere l’accusa contro Brunozzi, ‘colpevole’ — secondo la ricostruzione della procura — di aver cercato (in concorso con l’allora direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, poi deceduto) di ottenere un ingiusto vantaggio patrimoniale per l’Istituto di Assisi, eliminando gli oneri economici derivati dalla presenza all’interno della struttura del Serafico delle scuole elementari e medie per ciechi e pluriminorati, e non riuscendovi solo a causa dei provvedimenti assunti dal Tar prima e dal Consiglio di Stato poi. Ma per capire cosa accadde all’ombra di San Francesco tra il 2007 e il 2001 occorre fare un passo indietro, anche attraverso i documenti depositati al giudice dai pm che ricostruiscono la travagliata vicenda. All’interno del Serafico c’è infatti una scuola speciale statale frequentata sia dai convittori del Serafico che da alunni esterni che presentano gravi patologie. Basti pensare che ogni classe può avere al massimo 4 bambini. Piccoli non vedenti che spesso non camminano e non mangiano da soli. Per gli ‘interni’ l’Asl versa 216 euro al giorno per ogni bambino e, fino al 2007, contribuiva volontariamente anche per gli studenti esterni con 120 euro ciascuno. Retta poi prima ridotta a 36 euro e poi azzerata «in quanto — è scritto nella richiesta dei pm — non prevista da alcuna normativa ed esulante dai compiti delle Asl». «A questo punto il Serafico, vistosi privato di tale non marginale contribuzione, ha intrapreso — accusano i magistrati — una propria battaglia al fine di ottenere nuovamente le contribuzioni preclusegli, battaglia che è consistita in primo luogo nel tentativo di imporre all’allora preside dell’Istituto, Giovanfrancesco Sculco, di non accettare iscrizioni provenienti da alunni non convittori. Dinanzi al diniego del dirigente scolastico — è ancora opinione della procura — forte della norma che impone all’istituto di svolgere le proprie funzioni verso tutti quei soggetti che si trovino nelle condizioni di legge senza discriminazione alcuna, l’ostruzionismo dell’Istituto si palesava nella minaccia di precludere l’accesso degli esterni al Serafico e, di conseguenza alle scuole che nel medesimo sono ospitate». Ma non solo, per due mesi Brunozzi non avrebbe mandato i convittori a scuola (otto ore), annullato il servizio mensa per gli esterni, costringendoli a tornare a casa e limitando alcuni servizi come la piscina e l’ippoterapia.Nel 2008 è il direttore generale scolastico a eliminare il problema, togliendo d’autorità l’autonomia alla scuola ‘speciale’ e accorpandola a quella di Assisi. Ma il preside Sculco e gli alunni fanno ricorso al Tar e lo vincono, per due volte (l’ultima nell’estate 2011). «Appare chiaro come le determinazioni prese avessero l’unico, o quanto meno principale scopo di avvantaggiare il Serafico». «Vantaggio (economico, ndr) del tutto ingiustificato — è scritto — stante la normativa del momento». La scuola, senza autonomia, doveva gravare infatti su altre casse, altrimenti l’Istituto doveva continuare a occuparsene. Secondo la procura «istigatore» di tutti gli atti amministrativi assunti — compresa la ‘singolare’ nota di ratifica dell’allora presidente della Regione, mancante al momento delle decisioni contestate — sarebbe stato l’unico imputato rimasto, Brunozzi appunto.

di ERIKA PONTINI

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