LIBERALI PENTITI

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di VITTORIO FELTRI


Liberali piccoli piccoli e già pentiti, i progressisti dell’Unione – se non c’è da sparare e da farsi sparare, soprattutto – tornano conservatori e nazionalisti. Alcuni anni orsono si decise per la privatizzazione della Sip, ora Telecom. La parola d’ordine era sulla bocca di tutti: qui o si privatizza o si muore. Si fecero avanti Colaninno e quel diavolo di Gnutti. Offrirono un tot e si accaparrarono i telefoni fra mille polemiche. Intervenne il presidente del Consiglio dell’epoca, Massimo D’Alema e, col suo ghigno sardonico da primo della classe infastidito dagli asini, disse: polemiche gratuite, la compravendita si è svolta nel rispetto delle leggi di mercato; si sono assicurati l’azienda quelli che avevano i soldi in tasca. Giusto. La canea fu zittita. Trascorse qualche tempo e una bella mattina i giornali pubblicarono la notizia: Telecom passa a Tronchetti Provera. L’applausometro segnò un indice altissimo. Colaninno e Gnutti non erano più padroni della società; in compenso divennero padroni di una montagna di miliardi. Un business della madonna. Il ragioniere mantovano e il dottore bresciano si fregarono soddisfatti le mani, e si dedicarono ad altri affari. Il bell’uomo della Pirelli aggrottò la fronte, sembrava preoccupato. Ne aveva ben donde; doveva sborsare tanti quattrini e lui, invece, ne aveva pochi. Cosa fare? Nessun problema, le banche sono lì per finanziare. Finanziarono. Le banche però sono tutte uguali: prestano denaro, poi lo rivogliono indietro. Tronchetti non l’ha restituito. Non ce l’ha. Quindi, patatrac. Obbligato a vendere per ripianare i debiti. Chi acquista? Il capitalismo italiano è straccione e non ha mezzi; chi ha un’azienda solida, prende gli utili e li investe altrove, così, per diversificare. E rimane privo di liquidi. Sicché Telecom è stata dieci mesi in vetrina aspettando invano un compratore. Era fatale che si facessero vivi gli stranieri. Un gruppo americano e un gruppo messicano hanno sbattuto sul tavolo un mucchio di contanti. Questo è il mercato: vince chi anziché aprire bocca, apre il portafogli. I nostri capitalisti hanno aperto – fino adesso – soltanto la bocca. La storia non è finita. All’idea che l’Italia sia privata di Telecom, il governo si agita, sapeste come si agita. La sinistra, tanto brava e sollecita nella liberalizzazione dei parrucchieri, dei benzinai e dei tassisti, scopre all’improvviso che il liberalismo è una porcata pazzesca, e si danna l’anima per fermare lo straniero; affanculo il libero mercato. Lo stesso libero mercato, in nome del quale il ghignoso D’Alema aveva benedetto il passaggio dei telefoni dallo Stato a Colaninno e Gnutti, non piace più ai prodiani. E il liberal delle Coop, Bersani, che dice? Dice che Weber è un coglione. Gli italiani assistono alla commedia senza comprendere. Non importa se la cornetta sia di Tronchetti Provera o sia di Mòvil-AT&T: a loro preme che funzioni. Un dato è certo: Telecom americana e messicana andrà alla grande, perché la nuova proprietà se ne infischierà della politica e dei sindacati, e punterà all’efficienza e non gonfierà gli organici per compiacere ai partiti e alla Cgil. Chissà che il nostro capitalismo impari la lezione: meno protezioni e più coraggio.

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