di VITTORIO FELTRI
Non ci siamo. Le liberalizzazioni del governo sono tali soltanto sulla carta, nelle intenzioni. In pratica massacrano alcune categorie e ne agevolano altre. Se posso riempire il serbatoio della macchina anche davanti al supermercato oltre che lungo l’autostrada o nei quartieri di periferia, personalmente sono contento. Ma i benzinai, i proprietari di chioschi, già in difficoltà perché il prezzo del carburante è mostruoso (e i margini di guadagno del gestore sono minimi in quanto lo Stato si mangia sotto forma di tasse la fetta più grossa) saranno danneggiati, parecchio. Ovvio, più distributori, minor incasso. Una cosa poi è incomprensibile. Come fa un esecutivo di sinistra, in teoria votato alla difesa delle classi più deboli, a prendersela sempre con le categorie “povere”? Prima i tassisti e ora i benzinai e i barbieri: sono forse costoro a ingabbiare l’economia? Sembra tutto assurdo, fuori misura, improvvisato e abborracciato. Prendiamo gli edicolanti. A Milano negli ultimi tre anni hanno chiuso settanta rivendite. Per disperazione, dato che i quotidiani – a parte il nostro e alcune altre eccezioni – sono in crisi. Che fa il governo? Aumenta i punti di vendita, estendendo la possibilità di smerciare giornali a vari negozi. Sicché le edicole contrarranno ulteriormente le entrate col rischio di saltare. Non è vero infatti che moltiplicando i punti di vendita si moltiplicano le copie vendute, la cui somma è in calo da anni. Quando ai supermercati fu concessa la licenza di smerciare prodotti editoriali, gli editori non incrementarono di un euro il fatturato (se si esclude qualche azienda di periodici). Segno che uno spicchio di incasso è stato passato dalle edicole ai supermercati, e che i ricavi complessivi non si sono mossi se non in basso. Senza contare che per gli editori spedire i quotidiani in 80 mila (è un esempio) anziché in 40 mila rivendite significa costi distributivi più alti a parità di introiti. A chi giova dunque questa trovata? Di sicuro ammazza le edicole, alle quali non è permesso né ampliare il chiosco (e quindi esporre tutte le pubblicazioni) né integrare il guadagno vendendo altri generi merceologici. Spiegatemi che razza di liberalizzazione è. Tu droghiere hai facoltà di vendere i giornali, io giornalaio non ho quella di vendere il caffè. Ultima considerazione. Mentre liberalizzano settori marginali, i liberali del figaro, invece di abolire i reati di opinione, se ne inventano uno nuovo ad opera di Clemente Mastella: vietato dubitare delle dimensioni della Shoah (il numero degli ebrei sterminati dal nazismo). Se il revisionista manifesta le sue idee (del piffero) finisce davanti al giudice e va incontro ad anni e anni di carcere. In compenso chiunque ha il diritto di dire impunemente che Stalin era un bravo ragazzo (idem Pol Pot e Mao) e che il comunismo non ha torto un capello ad alcuno. E li chiamano liberali. Caro Mastella, la tua non è una semplice indisposizione; sei grave, assai grave.
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