CAMPEGGIA da oltre una settimana sulla facciata della chiesa parrocchiale lo striscione con cui i fedeli ringraziano don Francesco, don Pietro e don Raffaele che dalla prossima settimana lasceranno la guida pastorale di Bastia per altre destinazioni. E’ dunque arrivato il momento annunciato tre mesi fa dall’arcivescovo Domenico Sorrentino: anche Bastia rientra nel processo di avvicendamento nelle parrocchie della diocesi di Assisi, Gualdo e Nocera. Il distacco non è facile soprattutto per don Francesco Fongo che è stato qui 38 anni, secondo solo a don Gabriele Tiradossi che fu parroco di Bastia per quasi cinquant’anni fino al 1951. Al momento del distacco pesa ancora oggi la non condivisione del progetto che ha visto contrapporsi per tutta l’estate al vescovo diocesano molti operatori pastorali di Bastia che avrebbero voluto un avvicendamento più graduale e non così netto, che coinvolge 3 dei 4 preti della parrocchia. «Un motivo che rende ancora più malinconico il distacco con i parrocchiani, ma non l’affetto che ci lega dopo tanti anni — sottolinea don Francesco —. Era preferibile un periodo di ‘interregno’ con i nuovi sacerdoti per preparare la successione». Fervono intanto i preparativi per il congedo. Domani i saluti formali alla Messa delle 11,30, con l’ultimo rito liturgico celebrato dal parroco e poi nel pomeriggio alle 17,30 la festa nel centro giovanile San Michele con un rinfresco offerto dai tre preti in partenza. «Pur non essendomi ancora chiaro il disegno di tali avvicendamenti — puntualizza don Francesco — invito tutti ad accogliere i nuovi preti con lo spirito giusto e l’animo sereno». Il parroco non lo dice, ma non si può escludere un sentimento diffuso di disaffezione. Non tanto di chi si manifesta contrario, quanto di coloro che tacciono e domani potrebbero disertare la vita parrocchiale. Sono tanti, quasi una vita i 38 anni di guida pastorale. «Mi sembra di essere riuscito a coinvolgere tanta gente della grande parrocchia di Bastia, che conta quasi 20mila abitanti. In questi anni siamo diventati una chiesa ‘conciliare’, nel senso di aver attuato una grande partecipazione attiva. Il mio rammarico, invece, è di non essere riuscito, anche per mancanza di tempo, a portare in ogni zona della parrocchia la struttura e i servizi del centro San Michele». 
 
 di MASSIMO STANGONI

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