Bastia

“La vedova scaltra” di Goldoni apre la stagione teatrale di Bastia

BASTIA – Sarà “La vedova scaltra” di Carlo Goldoni ad aprire martedì prossimo la stagione di prosa che si tiene, fino al prossimo 2 aprile, presso il cinema teatro Esperia di Bastia Umbra. Sette sono, in tutto, gli spettacoli in programma. La stagione è stata promossa dall’assessorato alla cultura del Comune di Bastia Umbra. “Quest’anno – ha sottolineato l’assessore comunale, Giuseppe Belli – abbiamo voluto un cartellone più vicino ad una stagione di prosa classica”. Tra le altre rappresentazioni in programma, infatti, ci sarà anche un’altra opera di Goldoni: “I due gemelli veneziani” (5 marzo). Classico ma non solo.
Tra gli altri cinque spettacoli uno spazio è dedicato anche al teatro “più leggero”, più comico come quello proposto da “Collection Vol.2” di Pino e gli Anticorpi (25 febbraio).
Si tratta di un’indagine sui diversi “modi” di ridere. Il resto della stagione prevede: “Da Giovidì a Giovidì” di Andreotti, Marzocca e Sarcinelli (28 gennaio); “Todo modo” di Leonardo Sciascia (6 febbraio); “Decamerone.. amore e sghignazzi” (26 marzo) tratto dal’omonima opera di Boccaccio; “Il dio bambino” (2 aprile) di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. “La vedova scaltra” rappresenta il ritorno ala regia teatrale di Lina Wertmuller, per la prima volta alle prese con un testo della tradizione. Scritta sulla metà del ‘700, la commedia di Carlo Goldoni viene spesso indicata come testo simbolo del passaggio dalla “Commedia dell’Arte” alla “Commedia Nuova”: benché siano infatti ancora presenti le maschere, si fa strada progressivamente la centralità dei caratteri, maschili e soprattutto femminili, insieme ad una maggiore attenzione per tematiche legate alla contemporaneità.
Lina Wertmuller non si lascia sfuggire la rivoluzionarietà del testo, sottolineata peraltro in apertura dello spettacolo, e interviene decisamente nell’eliminare figure ancora tradizionali come quelle di Pantalone e del Dottor Balanzone, per focalizzare invece l’attenzione su Arlecchino, personaggio a metà fra classicità e modernità, interpretato dal simpatico, pur se forse eccessivamente “arlecchinizzante”, Gianni Cannavacciuolo. E tuttavia l’eliminazione della maschera non corrisponde ad un’adeguata esaltazione del carattere. O, per meglio dire, si traduce in una troppo semplicistica esasperazione delle caratteristiche individuali dei protagonisti.

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