Bastia

La sindrome del Pd L’attendismo del Pdl


Veti incrociati a Perugia, Terni e Foligno
Candidature e programmi, l’appuntamento elettorale di primavera apre un fronte interno ai due Poli
Tra i democratici molti malumori sulla conduzione del partito da parte dei vertici
Nel capoluogo la situazione più delicata per entrambe le coalizioni


PIERPAOLO BURATTINI


PERUGIA – A occhio e croce è iniziato uffucialmente il periodo in cui tutti “parlano”, ma nessuno “parla”. e proprio per questo motivo, quello spazio in cui ufficiosità e tattica vanno a braccetto si dilata fino a spingere sullo sfondo il discorso pubblico e la nettezza della presa di posizione. Segno che si sta entrando nel vivo e la tattica viene preferita all’incursione. Almeno per ora.
Ma un dato comune, si può indicare: a una manciata di mesi dalle amministrative, cioè domani per la politica, che ridisegneranno rapporti di forza e archivieranno equilibri politici che hanno contrassegnato la politica regionale degli ultimi dieci anni, centrodestra e centrosinistra si trovano più alle prese con problemi interni che impegnati nel confronto-scontro con l’avversario. E così, città come Perugia, Terni, Foligno, ma anche Spoleto, per non parlare della corsa sulle due Province, diventano di fatto campo di battaglia tra e dentro i due Poli.
Questo a seguire il quadro d’insieme nei due schieramenti al netto del molto “parlare” senza “parlare” di queste settimane.


CENTROSINISTRA – Se a Perugia, l’ormai ex vice coordinatore regionale del Pd, Wladimiro Boccali, ha deciso di rompere gli indugi, a Terni sono tutti in attesa che il parlamentare e coordinatore provinciale, Leopoldo Di Girolamo, annunci la sua candidatura (doveva avvenire in occasione dell’arrivo di Veltroni alla festa cittadina, ma poi non se ne fece più nulla e partì il tamtam sul prodiano di ferro Enrico Micheli) mentre a Spoleto il fuoco amico degli ex ds sull’attuale vice sindaco, Daniele Bendetti, è già iniziato in piena estate. E ancora: a Foligno l’eterna stracittadina tra il vice sindaco Nando Mismetti e l’assessore regionale Vicenzo Riommi è partita in maniera sotterranea, ma non per questo meno rumorosa, tanto che il sindaco Manlio Marini viene descritto così indispettito da pensare addiruttura a restare al suo posto.
Ma guerra per bande si segnalano un po’ dappertutto; i casi di Bastia Umbra e di Gualdo Tadino, da questo punto di vista, sono da vero e proprio manuale dell’autolesionismo politico. Nel prumo caso, l’uscita di scena del sindaco Francesco Lombardi ha aperto uno scontro traversale tra ex ds e margherita ec sindaci inclusi, mentre a Gualdo alcuni ex ds vorrebbero buttare sul piatto la candidatura del cgiellino Massimiliano Presciutti a cui solo l’idea fa drizzare i capelli in testa a gran parte del mondo cattolico locale.
Questi citati sono solo alcuni casi, che però rendono l’idea di un partito in cui si fa fatica a intravedere la linee d’indirizzo generale. Detto altrimenti: per il momento nessuno mette apertamente in discussione l’operato del coordinatore regionale, Maria Pia Bruscolotti, ma è altrettanto difficile trovare qualcuno che di questi tempi ne prenda aperdamente le difese. D’altronde, nelle poche occasioni in cui l’intero gruppo dirigente si è ritrovato per discutere, l’ultima volta l’Ufficio politico in luglio, le critiche alla mancanza di iniziativa non sono state poche e tanto meno lievi. E molti sembra che a distanza di alcuni mesi non abbiano certo mitigato il loro giudizio. Ora quale sarà lo sbocco di questo stato di cose è difficile dirlo, ma è chiaro che con le amministrative alle porte le fubrillazioni sembrano essere destinate ad aumentare. Anche perché, al di là delle singolo valutazioni sul metodo e il merito,
il passo in avanti fatto da Boccali a Perugia e quello che starebbe per compiere Di Girolamo a Terni hanno fatto salire la temperatura interna: non pochi parlano tra il sarcastico e l’irritato di “partito fai da te”, mentre altri indicano il silenzio generale con cui è stata accolta l’uscita allo scoperto dell’assessore all’Urbanistica di Perugia da parte delle prime e seconde file del partito e dagli alleati (Rifondazione e non solo), più un robusto diniego che un tacere che di fatto acconsente.
Senza voler mettere nel mazzo poi l’allarme già scatto in casa degli ex margherita, che nel nuovo partito cominciano a intravedere più i tratti della conduzione unica targata diesse che un reale pluralismo. Così ad oggi, più che le primarie, il vero banco di prova per saggiare le ambizioni degli aspiranti sindaci, le critiche degli oppositori e la scelta della linea di rotta del partito sembrano essere la riunione degli organismi
dirigenti. Lì, chi avrà più filo da tessere prevarrà pordando un po’ di chiarezza. Le tappe certe, al momento, sono l’assemblea regionale in programma i primi di ottobre e poi a seguire quella programmatica. Salvo accelerazioni. Ad un certo punto “parlare” senza “parlare” più che una oculata strategia diventa inconcludenza che potrebbe costare cara. Nelle urne.
CENTRODESTRA – Dopo la tre giorni di Gubbio, An e Fi tornano a casa, con le idee più chiare rispetto alla costruzione del Pdl e sull’atteggiamento dei vertci nazionali. Nel primo caso
non ci sono più alibi e già a partire da questa settimana si vedrà se ci sono e chi sono gli eventuali “frenatori”.
La messe in piedi dei coordinamenti unitari non può essere più differita così come la discussione sulle candidature deve entrare nel vivo. Allo stato dell’arte, a Terni Antonio Baldassarre – come sottolineato in un intervista a Il Giornale dell’Umbria – sta meditando sulla propria discesa in campo, mentre per la Provincia al momento il coordinatore di An, Carlo Orsini, sembra quello con più chance in tasca. Per il resto, e parliamo di città come Perugia, Foligno, Gualdo Tadino e Spoleto (dove negli ultimi giorni è spuntata la possibile candidatura del centrista Sergio Grifoni, a capo di una lista civica da apparentare al Pdl), siamo al balletto delle ipotesi. Se non a vere e proprie avvisaglie di pasticcio.


Il caso di Perugia, a questo proposito, rischia di fare scuola: in campo ci sono, più o meno uffucialmente due candidati, il capogruppo di Fi Massimo Monni da una parte e il collega di An Giorgio Corrado dall’altra. E in mezzo di tutto: ipotesi di terze candidature, vertici regionali che non si esprumono e altrettanti dirigenti che si defilano fiutando puzza di bruciato. Proprio a Gubbio, il parlamentare e coordinatore regionale azzurro, Luciano Rossi, aveva dichiarato che “prima si decide e meglio è per evitare che le lacerazioni che in questi casi sono inevitabili possano oscurare programmi e candidati che scenderanno in campo”. Si tratta di vedere, quando e come, dalle parole si passerà ai fatti. L’opinione del capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto – domenica su Il Giornale dell’Umbria – dovrebbe mettere in guardia i dirigenti umbri: “In quei casi in cui i vertici locali dei partiti non riuscissero a trovare un accordo, i vertici nazionali sarebbero costretti ad intervenire”. Più di un avviso ai naviganti.

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