L’ATTIVITÀ della vendita di oggetti legati al ‘ricordo’ di un certo luogo affonda nel tempo. Nel caso di Assisi e di Santa Maria degli Angeli inscindibile il legame con il culto di San Francesco. Chissà, allora, quanti saranno andati a caccia di reliquie, prima che il ‘mercato’ cominciasse a produrre oggetti specifici, un settore in continua evoluzione. L’impennata nel ‘900 grazie al forte rilancio del Francescanesimo (nel 1926 fu celebrato il VII centenario della morte del Poverello), ad eventi che rimbalzarono il nome della città in tutto il mondo (come il matrimonio in Assisi, nel 1930, fra Boris III di Bulgaria e la Regina Giovanna di Savoia), e soprattutto al Giubileo del 1950; preceduto, peraltro, un paio di anni prima, dal grand’accorrere di gente a Santa Maria degli Angeli e ad Assisi, richiamata da una voce che si sparse in un baleno: «Si è mossa la Madonna», quella sovrasta la facciata della grande Basilica. Poi fra gli anni ’80 e ’90 il declino di un certo tipo di commercio che ora si intreccia con la crisi economica.
COSÌ col ‘Punto Assisi’ e la ceramica e la maiolica in crisi si è cercato di intercettare sempre di più i gusti del pubblico passando per l’oggettistica, magari in legno e soprattutto d’olivo. Spazio ai prodotti tipici del territorio, dall’olio alla pasta alla pasta ai dolci sino alla norcineria, alle paste, al tartufo: dal ‘bel ricordo’ al ‘buon ricordo’ il passo è breve in tempi di crisi. E un peccato di gola, nella terra del Santo, alla fine si fa.

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