Bastia

La folignate che divenne soldato garibaldino

Si tagliò i capelli e si vestì con una divisa del compagno ufficiale dell’esercito di stanza a Roma
Morì a 23 anni, nel 1849, combattendo a fianco dei marito per difendere la Repubblica Romana dai francesi



Colomba Antonietti


LUCIA PIPPI


E’nata e cresciuta in un’epoca in cui essere donna significava essere moglie e madre. In cui le ragazze venivano educate al ricamo, alla lettura e alla preghiera. Quelle nobili, almeno. Ma per quelle del popolo o della piccola borghesia non c’erano altre strade che quelle della famiglia e dell’aiutare il marito nelle sue attivitá. Convezioni sociali che la giovanissima Colomba Antonietti, umbra doc, decide di abbandonare prestissimo, ancora prima di abbracciarle.
Siamo nell’Umbria dei primi dell’Ottocento, quando il Risorgimento non era ancora arrivato. Siamo in un’Umbria ancora in pieno Stato Pontificio. Un’Umbria dove il pensiero mazziniano è arrivato in ritardo, portato da grandi uomini come Francesco Guardabassi. E’ in uesta realtá che cresce Colomba, simbolo del ruolo che le donne avranno nel Risorgimento. Una piccola Anita Garibaldi, verrá definita. Una donna in grado di scegliere e portare avanti il suo destino in nome dei suoi ideali e soprattutto dell’amore. Colomba nacque a Bastia Umbra nel 1826, ma la sua vita e la sua adolescenza hanno come teatro Foligno, dove la famiglia Antonietti si era trasferita e dove il padre aveva un negozio da fornaio. Colomba, insieme alle sue cinque sorelle e ai suoi due fratelli lavoravano nella bottega del padre e proprio lì, nel cortile, averrá l’incontro che cambierá del tutto la sua vita, permettendole di scoprire l’amore e mandandola incontro al suo destino. In quel cortile si aprivano, infatti le finestre della guarnigione in cui militava il Conte Luigi Porzi. Il giovane militare, colpito dalla bellezza della ragazza e dai suoi riccioli neri, cominciò a corteggiarla. La ragazza inizialmente rifiuta, poi accetta di incontrarlo e alla fine se ne innamora, ricambiata. Fu una vera e propria passione, cresciuta nel tempo e nonostante il parere contrario i entrambi i genitori che si opposero con ogni mezzo alla loro unione. Il padre di Colomba, infatti, riuscì a convincere il comandante della guarnigione a trasferire Luigi a Senigallia.
In questo periodo di separazione forzata, l’amore tra i due giovani però non acenna a diminire. Si scrivono continuamente, di nascosto dalle famiglie, si raccontano le loro giornate e soprattutto si giurano amore eterno con la promessa di sposarsi il prima possibile. Una promessa che viene mantenuta. Luigi, ormai tenente e di stanza con la guarnigione a Roma, approfitta di una licenza per scappare a Foligno e sposare Colomba di nascosto nella chiesa della Misericordia. Un rito semplice, come quelli degli amanti clandestini dell’epoca. Al matrimonio partecipano soltanto, come testimoni un’amica di Colomba, il sacrestano della chiesa e il fratello della sposa, Feliciano, che accetta l’unione e che è animato dagli stessi sentimenti politici del Conte Porzi.
Rientrati a Roma, però un nuovo terremoto attende la coppia. Luigi viene arrestato e portato nel carcere militare di Castel Sant’ Angelo. L’accusa per il Conte è di aver contratto matrimonio senza l’autorizzazione dei suoi superiori. Dovrá scontare tre mesi nel carcere di Castel Sant’Angelo e, per lo stesso periodo gli viene dimezzato lo stipendio. Colomba però non demorde. Non solo non lo abbandona, ma si traferisce a Trastevere dai parenti della madre al solo scopo di stargli più vicino. Inoltre questa giovanissima e intraprendente ragazza, riesce a farsi concedere dal comandante della guarnigione, il permesso di vedere il marito durante il giorno. Visite che possono durare fino al tramonto.
Proprio a vicinanza con gli ambienti di Castel Sant’Angelo, i militari e i rivoluzionari che vi venivano rinchiusi, e Trastevere, piccola culla della Roma rivoluzionaria, serviranno a Colomba per maturare le idee rivoluzionarie e per convincerla ad aderire ai movimenti  indipendentisti.Insieme al marito entreranno nella compagnia comandata da Luigi Masi, cugino di Colomba. Lei era sempre rimasta a fianco del marito. Per farlo aveva anche rinunciato agli abiti femminili per una vecchia uniforme di Luigi. Si era tagliata i capelli pur di apparire un uomo e di combattere per la libertá, lei che ormai era una nobile. Fu anche notata da Anita Garibaldi che la additò al marito, riconoscendola, lei soltanto, come una donna innamorata che combatte a fianco del marito. Senza abbandonarlo lo segue a Ferrara e poi di nuovo a Roma con i garibaldini, malgrado Luigi fosse un militare di carriera.
Si ritrovano così a Roma nel momento della formazione della Repubblica. Importante l’appoggio dato da Mazzini ai rivoluzionari e la loro adesione al Piemonte. Colomba si divide tra l’aiuto nelle infermierie e la prima linea a fianco del marito. Ma le cose ben presto precipitano.
I francesi però incombono. il nove maggio Garibaldi respinse un attacco nei pressi di Palestrina. Le truppe però stanno rapidamente puntando verso Roma. I francesi in pochi giorno conqistano numerose postazioni. Vogliono il Gianicolo, da dove andare avanti fino a sbaragliare l’intera cittá. E lì a S. Pancrazio avviene uno degli scontri più sanguinosi. In prima linea sotto il fuoco nemico, ci sono Luigi e Colomba. Sparano, si difendono. Vogliono evitare a tutti i costi che i francesi entrino. Non si arrendono nemmeno davanti all’inevitabile. E quando cominciano a crollare le barricate, Colomba e Luigi cercano do riparare le falle con i sacchi sempre sparando contro il nemico. Ma una palla di cannone colpisce la ragazza. Colomba cade al suolo. Il marito cerca di aiutarla. Lei però muore quasi subito gridando W l’Italia. Venne sepolta subito insieme agli altri rivoluzionari nella chiesa di San Carlo ai Catinari. Sul suo corpo, che indossava una vecchia divisa militare, qualcuno appoggia un vestito da donna e un mazzo di rose bianche. In breve tempo questa ragazzina divenne il simbolo del Risorgmento.
Luigi emigrò in Sudamerica, prima in Brasile e poi in Uruguay. Non acdettò il perdono del Papa e cambiò decisamente mestiere diventando medico. Cercò più volte dopo l’Unitá di rientrare in Italia ma per una serie di vicissitudini non ce la fece.Non si risposò mai e visse ricordando la sua sposa.
Quella di Colomba è la storia di una ragazza semplice diventata un mito. Un mito del Risorgimento, al punto che lo stesso Garibaldi ne parlò. Un mito dell’amore tra coniugi, contrastato dai genitori. Ma soprattutto il mito di una donna che ha saputo vivere oltre gli schemi imposti dall’epoca.


Si conobbero a Foligno. II loro amore venne contrastato dalle famiglie


Si sposarono di notte approfittando di una licenza di Luigi, con tre persone come testimoni


Sulle barricate romane prima di morire Colomba gridò “Viva l’Italia”



II ricordo di Garibaldi e il necrologio sul Monitore


Colomba Antonietti divenne un vero e proprio mito del Risorgimento. Su di lei e sulla sua gloriosa morte vennero scritte odi, liriche.
Anche Garibaldi, nelle sue memorie, si ricorda di questa giovinetta, che inizialmente scambiò per un adolescente che aveva indosso una divisa da ufficiale e che combatteva eroicamente per salvare Roma dalle incursioni dei francesi.
La sua vera identità, a molti soldati, fu resa nota soltanto dopo la sua morte, quando il conte Luigi Porzi, il marito, cominciò a piangere disperato sul suo cadavere dal quale non riusciva a staccarsene. Ma Giuseppe Garibaldi aveva scoperto, grazie a sua moglie Anita, sua compagna di vita e di ideali, l’identità di Colomba Antonietti e soprattutto il fatto che fosse una donna. Anita un giorno gliel’aveva indicata. “Guarda quella donna con che coraggio combatte a fianco del marito”, le aveva detto.
L’episodio della sua morte venne ricordato anche da un articolo apparso sul “Monitore Romano”. Nel pezzo viene data la notizia della sua morte sul campo e della sua vera identità. Identità che però in pochi giorni è stata stravolta sia dandogli un’identità maschile, Colombo, che storpiando i cognomi da Antonietti Porzi in Pozzi Antonielli.


 

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