SARANNO CAMPIONI 
 


 
di FEDERICO D’ASCOLI
— AREZZO —
HA LA FACCIA da bravo ragazzo e il cognome da favola di Esopo. Ma Andrea Ranocchia, 19 anni e 193 centimetri di maturità, è un giocatore destinato a far parlare di sé. Perché il ragzzo che fino a qualche mese fa arrivava all’allenamento con la bicicletta e lo zaino della scuola ha già gli occhi addosso di mezza serie A, anche se gioca nell’Arezzo, in C1. Di difensori così, tra le nuove leve, ce ne sono pochi: se Casiraghi gli ha affidato una maglia dell’Under 21 un motivo ci sarà. Lui non si scompone, non sente la pressione delle attese, non perde l’aplomb del ragazzo con la testa sulle spalle. Alla chiusura del calciomercato era a un passo, anzi a mezzo, dalla cessione alla Fiorentina. Società già d’accordo, è mancato solo il sì del giocatore all’offerta viola: «È successo tutto in fretta, non c’è stato tempo per riflettere — spiega Andrea Ranocchia — Firenze rappresenterebbe per me un sogno che si avvera. C’è un’opzione della Fiorentina su di me, spero vada tutto in porto entro il 30 gennaio». Ossia quando la prelazione scade.


INTANTO RANOCCHIA ha già accumulato esperienza ad Arezzo, si è «fatto le ossa». Ha capito cosa significa giocare in un campionato professionistico, ha già incrociato fuoriclasse come Inzaghi e Trezeguet, rendendosi conto quant’è dura marcare giocatori a cui basta una mezza disattenzione per affondare la zampata. «Alla fine della partita all’Olimpico di Torino ero in trance. Perché da una parte ero distrutto per la fatica che avevo fatto e dall’altra ero al settimo cielo per aver affrontato giocatori che per me erano idoli irraggiungibili. Ma la cosa più bella è stata giocare a San Siro in coppa Italia contro la mia squadra del cuore: il Milan».


«O PALLA o gamba, Andrea». Quante volte se lo è sentito ripetere dagli allenatori questo ragazzone di Bastia Umbra con le stimmate del predestinato, perché le sue doti migliori sono il gioco aereo e quello d’anticipo sull’attaccante avversario: «Ma a menare — come dice lui — non sono proprio capace». Non è una questione di scarsa cattiveria agonistica, assicura Ranocchia: «Io la interpreto in maniera diversa, per me significa entrare deciso, cercare il pallone a tutti i costi, non far male all’avversario». Come Alessandro Nesta, il suo idolo fin da piccolo.


PARLA da giocatore maturo, senza protervia, questo giovanotto a cui daresti almeno trent’anni per come sa gestirsi anche fuori dal campo: «All’inizio la vita da calciatore mi ha fatto soffrire — racconta — vedevo i miei coetanei uscire la sera, andare a ballare, far tardi la notte. Li frequentavo poco per via degli allenamenti e mi dispiaceva un sacco. Adesso è diverso. Ho superato quella 

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