Bastia

La crisi mondiale attanaglia anche Bastia


Pubblicato su Magic Bastia n 20


Economia – I favolosi anni settanta e ottanta sono passati e oggi anche la nostra città ha i suoi problemi. Nasconderli non serve a nulla


 


DI FRANCOIS FURBINA


Nel 1933 il neopresidente Franklin D. Roosevelt per combattere la crisi scoppiata   nel Ô29 si presentò agli americani con una rinnovata fiducia nello Stato e una nuova morale. La solidarietà doveva servire a  superare gli anni dell’egoismo individuale responsabile di aver causato la crisi. Più o meno quello che sta accadendo in Italia  e quindi anche a Bastia.
La crisi è un fatto certo. La disoccupazione sta aumentando, i consumi sono diminuiti, la fiducia nelle istituzioni è ai minimi. Come se ne viene fuori? Poiché a Bastia siamo in campagna elettorale sarebbe interessante conoscere dai candidati a sindaco le loro ricette di stimolo per l’economia locale
Alla fine degli anni Venti, gli americani si risvegliarono improvvisamente da un sogno che durava da molti anni. Il boom economico aveva incoraggiato gli investimenti e le speculazioni in borsa. Il valore delle azioni si era impennato sproporzionatamente rispetto all’economia reale tanto che tutti giocavano al rialzo. Si era arrivati al punto che molti prendevano il denaro in prestito per fare miracolosi guadagni. Molti ancora si indebitavano per sostenere i propri consumi, ma anche per speculare sui terreni. La pacchia finì nel 1929, con il crac finanziario di Wall Street. La crisi colpì tutta la popolazione americana e furono in tanti a perdere molto: i capitali chi aveva speculato, il posto di lavoro chi venne travolto dai fallimenti.
Negli anni ’20 non erano i ricchi a giocare in Borsa, ma il ceto medio che investiva anche a credito. E si rovinò. Gli americani smisero di comprare azioni e chiusero i propri mercati. Le esportazioni crollarono, la produzione calò, gli industriali furono costretti a ridurre il numero dei dipendenti e le strade si riempirono di disoccupati. L’idea generale era che i fallimenti in fondo avrebbero ripulito il mercato. Le scelte adottate dall’allora presidente degli Stati Uniti Herbert Hoover (1929-1933) non brillarono per efficacia, riteneva che il libero mercato  avrebbe automaticamente riallineato l’economia reale, invece la crisi economica si diffuse lenta e inesorabile. L’anno peggiore fu il 1933 con quasi 15 milioni di disoccupati e per chi conservò il posto di lavoro il salario venne pesantemente ridotto. Il piano di salvataggio cominciò il 9 marzo 1933 con il nuovo presidente Franklin D. Roosevelt (1933-1945) che firmò l’Emergency Banking Act, una legge che proteggeva le grandi banche. Il successore di Hoover aveva capito che l’economia reale da sola non ce l’avrebbe fatta a risollevarsi e prescrisse agli americani un patto chiamato “New Deal” con cui il presidente si rivolgeva con tono amichevole e perentorio del buon padre di famiglia ai concittadini raccolti intorno alla radio. “San Roosevelt”, come fu ribattezzato si presentò agli americani come colui che era stato chiamato a combattere la crisi con la fiducia nello Stato e una nuova morale. La solidarietà doveva servire a superare gli anni dell’egoismo individuale responsabile della drammatica situazione. Più o meno quello che è accaduto e sta accadendo anche in Italia e soprattutto a Bastia.
Fedele alle sue parole convocò il Congresso e il 15 marzo 1933 iniziò i famosi cento giorni del New Deal. Il crollo della fiducia dei mercati convinse i banchieri e i grandi imprenditori che lo Stato poteva aiutarli. Arrivarono gli  incentivi, vennero finanziati progetti di assistenza e lavori pubblici, si rafforzò il controllo della Stato sulla Borsa, assicurò i depositi dei risparmiatori contro il fallimento senza dimenticarsi di artisti e letterati. La ricetta anti-depressione funzionò e nonostante lo Stato si fosse trasformato, seppure per breve tempo, in Pantalone permise agli americani di superare la grande crisi.
Oggi il ribasso dei prezzi quali la bolletta elettrica, la rata del mutuo e la benzina fanno si che il potere d’acquisto dei cittadini italiani sia aumentato, ma così non è purtroppo per chi è precario o ha perso il posto di lavoro. La crisi è un fatto certo. I consumi sono diminuiti così come la fiducia, ma allora come se ne viene fuori? Roosevelt nel 1933 produsse il “New Deal”, Obama oggi ha stanziato più di mille miliardi di dollari. Berlusconi e Tremonti in un’Italia piena di debiti si stanno facendo avanti timidamente con qualche proposta, ma è a livello locale che bisogna pensare. I favolosi anni settanta e ottanta sono passati e oggi Bastia ha i suoi problemi. Nasconderli non serve a nulla, e aspettare che il mercato si riequilibri da solo, come la pensava il presidente americano Hoover, si è visto, non è servito a nulla. Poiché siamo in campagna elettorale sarebbe interessante conoscere dai candidati a sindaco le loro ricette di stimolo per l’economia locale. L’unica chiara sinora è quella dell’attuale Amministrazione che ha prediletto il commercio rispetto all’industria con l’innesto nel mercato interno di multinazionali francesi e grossi gruppi nazionali di distribuzione alimentare. Sarà questa la strada giusta per non perdere posti lavoro?


“San Roosevelt sperem”

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