Suore e frati in missione a Tripoli «Rimaniamo vicino a chi sta soffrendo»UNA LETTERA al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, una messa per l’Italia, che sarà officiata il 17 marzo. Sono le iniziative intraprese dalla comunità del Sacro Convento in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità nazionale. «Dalla festa di San Francesco patrono d’Italia dello scorso anno, con la visita al Senato della Repubblica — spiega padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro convento — abbiamo avviato una riflessione in generale sui 150 anni dell’Unità della Nazione. La lettera che abbiamo inviato al Presidente Napolitano vuole rappresentare un’occasione per fare gli auguri all’Italia, ma anche per invitare il Capo dello Stato a dedicare l’anniversario ai tanti giovani che per questa unità hanno donato la vita, e ai ragazzi e alle ragazze che oggi stanno sentendo sulla loro pelle tutte le difficoltà economiche, progettuali e di vita di questo tempo. Celebreremo inoltre una messa particolare il 17 marzo, alle ore 11, nella Basilica inferiore di Assisi». PADRE PIEMONTESE e i frati esprimono riconoscenza al Presidente Napolitano che, sottolinea il custode, rappresenta uno dei punti di riferimento a livello sociale e politico del Paese, infondendo coraggio alla gente in un momento storico così complesso. «Ci sembra giusto dedicare l’anniversario ai tanti giovani che si sono sacrificati per l’Unità d’Italia — aggiunge padre Piemontese — e per quelli che oggi sono impegnati per far uscire il Paese dall’attuale situazione, grazie alle proprie doti e qualità; incoraggiandoli a portare avanti i valori autentici dell’Italia, a cominciare da quelli cristiani». «VOGLIAMO DIRLE grazie perché ha voluto offrire all’Italia un segnale ed un’ esigenza — scrivono ancora i frati al presidente della Repubblica — Un segnale perché senza la consapevolezza delle nostre radici, non solo cristiane, ma anche del nostro essere italiani, fondato su tanti giovani che per questa unità hanno donato la vita, per questa unità sono usciti dalle proprie case e hanno intrapreso a camminare su terreni ciottolosi e faticosi, saremmo come alberi portati via dal vento, sradicati dalla propria terra che è linfa e vita. Ci ha donato anche un’esigenza, quella di educare i nostri giovani a tirar fuori la parte migliore presente nelle loro esistenze, non rare volte calpestate e sporcate. Ecco allora la volontà di dedicare i 150 anni dell’Unità d’Italia — prosegue la lettera — a quelli che saranno chiamati a farla nei prossimi anni, ai giovani, che pur sembrano assenti da celebrazioni, che spesso appaiono retoriche e percorse da sterili polemiche».

di MAURIZIO BAGLIONI

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