Bastia

Investito fuori dalla discoteca dopo una rissa Ucciso un giovane di 24 anni, tre arrestati

Notte choc di violenza a Bastia Umbra: due gruppetti si sono fronteggiati nel locale, poi lo scontro nel parcheggio e la follia La vittima colpita in faccia e poi travolta dall’auto in fuga. I giovani sono in carcere, l’accusa è di omicidio preterintenzionale

di Erika Pontini

Bastia Umbra (Perugia) Prima la rissa dopo una notte di alcol in discoteca tra due gruppi di ragazzotti, poi un epilogo drammatico: Filippo Limini Senapa, 24 anni, residente a Spoleto, già a terra per aver ricevuto un cazzotto in faccia, viene investito dall’auto dei ragazzi in fuga perché assalita dai contendenti. E resta sull’asfalto cadavere: un lago di sangue accanto alla testa, i segni degli pneumatici visibili sul corpo, fino al volto. Sarà l’autopsia a stabilire se il giovane sia stato ucciso dal pugno o dallo schiacciamento di 1.500 chili di Opel Corsa che l’hanno travolto. «Non l’ho visto e non mi sono accorto di averlo investito», dirà poche ore dopo al pm, Paolo Abbritti, Brendon Kosiqi, il 19enne alla guida. Il Ferragosto più nero dell’Umbria si chiude con tre giovanissimi residenti a Bastia, ma di origini albanesi, in carcere per rissa aggravata e concorso in omicidio preterintenzionale. Ma i carabinieri di Assisi – guidati dal tenente colonnello Marco Vetrulli – stanno identificando anche la comitiva di spoletini che ha assaltato l’Opel, mandando in frantumi i vetri e lasciando sulla carrozzeria segni di tubi di ferro. Tutto comincia all’interno del Country, una discoteca della zona, nella notte tra venerdì e sabato. Poche parole banali mandano in fibrillazione due gruppi: intervengono i buttafuori. All’esterno la situazione precipita quando Brendon e gli
amici cercano di farsi largo per tornare a casa: un colpo di clacson di troppo, uno ’spostati’ detto male e scoppia l’inferno. Brendon e Kevin Malferteiner, 24 anni, con precedenti per rapina e tentata estorsione nelle Marche, affrontano il gruppetto. Ma quando tornano alla vettura si trovano circondati. A loro si unisce il terzo amico, Denis Hajderlliu. Il lunotto posteriore e i finestrini vengono frantumati. Lo stesso Brendon colpito mentre si trova alla guida. Denis scende e assesta un cazzotto al primo che si trova dinanzi: Filippo resta a terra. È allora che il 19enne ingrana la retromarcia per fuggire. Davanti alla vettura c’è un muro: non può fare altrimenti e investe in pieno Filippo. Pochi minuti dopo i ragazzi si incontrano a casa di un amico. È in quel momento che sembra emergere la drammatica verità di quanto accaduto. Un’amica ha visto i piedi del ragazzo uscire da sotto l’auto dopo la manovra, un altro si è accorto dell’investimento e ha notato il corpo immobile. Intanto a poche decine di metri dal locale gli amici di Filippo danno l’allarme al 118 ma per il 24enne non c’è niente da fare. Un testimone ha preso la targa dell’Opel e alle 9 in punto i carabinieri bussano alla porta di casa. Gli investigatori ricostruiscono i dettagli di una nottata di follia: i pezzi del puzzle sembrano abbastanza chiari. «La famiglia è distrutta dal dolore ma aspettiamo l’esito
dell’autopsia per capire come sia morto Filippo», spiega l’avvocato Alberto Maria Onori che ha nominato un medico legale di parte (Sergio Scalise). Di gesto «inaccettabile» parla Fabrizio Lucchetti, presidente della Corsa dei Vaporetti, manifestazione sportiva di cui Filippo faceva parte. Colpito «profondamente» per quanto successo si è detto il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino. «Come siano andate le cose – ha sottolineato –, lo stabilirà la magistratura. Intanto un ragazzo è morto, e immagino che cosa questo possa significare per la sua famiglia. Ancora una volta, nel clima di un divertimento spericolato, in cui è così facile portare le emozioni all’inverosimile può succedere di tutto. Ma che il clima giovanile, e non solo, giunga a questi livelli di imbarbarimento, ci interroga tutti». «Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti», dice il vescovo di Spoleto, monsignor Renato Boccardo.

Summit all’alba: ’È morto’
La fuga del gruppo di Bastia e l’incontro a casa di un amico

di Erika Pontini
PERUGIA E’ stata una notte di alcol e violenza assurda quella che si è consumata tra venerdì e sabato di Ferragosto tra il Country di Bastia Umbra e il parcheggio accanto al Palazzetto dello sport, dove è rimasto cadavere Filippo Limini Senapa, 24 anni, ucciso ancora non si capisce, se dal cazzotto che potrebbe avergli provocato un’emorragia cerebrale o dallo schiacciamento dell’addome, quando la Opel Corsa nera condotta da Brendon Kosiqi del ’gruppo’ di Bastia gli è passata sopra durante la retromarcia (davanti alla vettura c’era un muretto) e sembra abbia pesantemente lesionato anche la testa. Adesso le indagini puntano ad accertare da una parte chi sia il responsabile della morte del ragazzo –
risposte importanti arriveranno dall’autopsia -, dall’altra a individuare i componenti del gruppo rivale che alle 3 di sabato hanno accerchiato la Opel, mandando in frantumi anche i vetri e utilizzando, sembra, tubi di ferro o i cric delle vetture. Con l’arresto per rissa aggravata e omicidio preterintenzionale di Brendon Kosiqi, Kevin Malferteiner e Denis Hajderlliu le indagini infatti non sono ancora concluse e i carabinieri della compagnia di Assisi – agli ordini del tenente colonnello Marco Vetrulli – stanno ancora sentendo i testimoni per dare un nome e un volto al ‘gruppo’ spoletino. Alcuni sarebbero già stati identificati. Anche perché la rissa aggravata contestata ai tre arrestati deve necessariamente avere altri partecipi. Tutto comincia dopo la mezzanotte all’interno del locale: il Country è una storica discoteca umbra e ha organizzato una serata per Ferragosto. Le due compagini – spoletini da una parte, bastioli dall’altra – iniziano a discutere e spintonarsi forse per chi si è fatto servire per primo al bar. I buttafuori del locale si mettono in mezzo per dividerli ed evitare situazioni spiacevoli. Ma il peggio viene dopo. Quando Brendon, Kevin e Denis escono per tornare a casa scoppia il parapiglia. I primi due sono in macchina insieme e si avviano verso la Opel, Denis è autonomo e aspetta all’ingresso del locale insieme a due ragazze minorenni, già sentite dai militari. Ma quando Brendon cerca di farsi largo tra la folla con l’auto, suonando anche il clacson, scoppia l’inferno. I due amici scendono: volano minacce e schiaffi. Poi riprendono l’auto. Pochi istanti dopo l’Opel viene circondata. Gli indagati parlano di una ventina di persone e, probabilmente, ’ armate’ come dimostrano i segni lasciati sulla carrozzeria. In auto sale anche Denis. Ma quando gli aggressori sfondano prima il lunotto posteriore e poi due
finestrini posteriori scende e assesta un colpo proprio contro Filippo. Il 24enne cade a terra, cerca di rialzarsi ma non ce la fa e resta sul selciato. Il 19enne alla guida viene colpito al volto: con l’auto circondata, troppo alcol in corpo e tanta paura, Brendon ingrana la retromarcia e investe il corpo di Filippo. Non poteva andare avanti perché c’era un muretto.Dirà di non essersi accorto. Nella manovra rocambolesca sfascia una vettura in sosta e riparte. Mentre Denis resta lì e vede in diretta la scena dell’investimento, come pura un’altra amica che dirà di aver notato i ’piedi’ del ragazzo uscire da sotto la Opel. Il summit tra i bastioli avviene poco dopo a casa di un quarto ragazzo che aveva lasciato il Country prima. I ragazzi si lavano. E’ Denis a raccontare l’accaduto e di aver visto il corpo del ragazzo rimasto a terra, apparentemente senza vita. Si fa strada l’ipotesi della tragedia. Mentre davanti al Country scatta la macchina dei soccorsi. «C’è un ragazzo investito» è la comunicazione al 118. La realtà sarà ben più amara.

La verità dall’autopsia Letale il pugno o l’investimento?
PERUGIA Filippo Limini è morto per un cazzotto come accadde a luglio 2018 a Norcia? Oppure schiacciato dall’auto che l’ha investito fino a sfondargli la testa. Sarà l’autopsia, in programma domani, a dare una risposta. Dal primo esterno svolto all’alba di sabato non è stato possibile capire quale sia la causa del decesso del 24enne spoletino. Il cadavere era steso sull’asfalto, una copiosa fuoriuscita di sangue in prossimità della testa, accanto al cordolo di cemento del marciapiede. Potrebbe quindi aver sbattuto violentemente durante la caduta visto che non si è riuscito a rialzare ma potrebbe essere morto anche a causa dello schiacciamento dell’auto: 1.500 chili che l’hanno devastato. Sul corpo ci sono i segni ben visibili di quattro pneumatici e occorrerà capire se l’auto sia passata due volte sopra il corpo come sembrava inizialmente oppure se – attualmente è l’ipotesi più accreditata – si tratti delle ruote dietro e di quelle davanti (sottosterzo) che hanno lasciato più impronte. Il pm Paolo Abbritti ha incaricato il professor Mauro Bacci, la dottoressa Marta Bianchi e la tossicologa Paola Melai per l’autopsia. La famiglia di Filippo il dottor Sergio Scalise. Eri.P.

Filì, il ’ragazzo d’oro’ ucciso dopo la disco E Brendon che l’ha travolto: «Non l’ho visto»
I giovani della notte tra alcol e violenza. Uno dei tre arrestati era già stato condannato per tentata estorsione e rapina nelle Marche

PERUGIA Sembrano ’figli’ dello stesso disgraziato destino e di una movida pericolosa capace di innescarsi da una parola sbagliata o da uno sguardo frainteso, i protagonisti della tragedia di Bastia Umbra. Filippo Limini Senapa, 24 anni, ’Filì’ per gli amici, padre italiano (poliziotto della Penitenziaria, ora in pensione) e madre albanese viveva a Pompagnano di Spoleto con i genitori e il fratello. Una bella famiglia, «ora distrutta dal dolore», un «ragazzo tranquillo» lo descrivono. Faceva parte di una squadra della corsa dei Vaporetti e lavorava come dipendente in un’azienda della zona. «Siamo scioccati, non sono cose accettabili», dice oggi Fabrizio Lucchetti, presidente della storica ‘Corsa’. Un’amica aggiunge su Fb: «Addio Filippo, sei un ragazzo d’oro e non meritavi una cosa schifosa così. Sono stata fiera di averti fatto da sponsor. Eri gentile, educato, una persona per bene». Lo strazio corre, come sempre sui social. «La famiglia vuole innanzitutto sapere cosa è accaduto e come sia morto» spiega l’avvocato Alberto Maria Onori che assiste i genitori. Profilo non troppo distante da quello di alcuni dei ragazzi arrestati: salvo uno, gli altri sono tutti incensurati. Brendon Kosiqi, 19 anni, nato ad Assisi ma da genitori albanesi (difeso dagli avvocati Delfo Berretti e Aldo Poggioni) è il ragazzo che a bordo della Opel nera della madre ha investito Filippo. Si era da poco diplomato al liceo e non aveva nessuna grana con la giustizia. Vive con i genitori e lavora come cameriere in un ristorante della zona, oltre a dare una mano nell’attività del padre. Era lui il più spaventato e al pm Paolo Abbritti che l’ha interrogato nella caserma dei carabinieri sabato pomeriggio ha giurato di non aver voluto investire il ragazzo, anzi, ha aggiunto, che nella concitazione del momento, e mentre l’auto veniva assalita non si è nemmeno accorto di aver investito il corpo del ragazzo. Lui non lo aveva visto che l’amico (Denis) gli aveva dato un cazzotto e l’aveva lasciato immobile sul selciato. Lo avrebbe saputo all’alba. Quando i militari, dopo averlo fermato intorno alle 9 di sabato, lo hanno portato in ospedale aveva ancora alcol nel sangue, sintomo che alle 3 di notte era ubriaco. Anche lui è ferito: sul sopracciglio ha chiari segni di schiaffi e cazzotti inferti dal gruppo rivale. L’amico che si trovava con lui Kevin Malferteiner, nato a Tarquinia 24 anni fa ma residente a Bastia, ha già ben altro curriculum. Il 15 luglio aveva finito di scontare la pena (aveva un residuo con l’obbligo di dimora, ndr) per tentata estorsione e rapina per un fattaccio avvenuto nell’agosto del 2018 a Porto San Giorgio nelle Marche quando – secondo l’accusa – armato di pistola era salito sull’auto di un giovane, un ventenne di Fermo, lo aveva costretto a partire per rapinarlo,
ma, quando lui aveva tentato di reagire, gli aveva sparato un colpo alla gamba. Difeso dagli avvocati Daniela Paccoi e Guido Rondoni è lui il giovane seduto accanto al guidatore e ha raccontato di essere quando gli ‘spoletini’ avevano reagito al loro passaggio con l’auto ma poi di non essersi accorto che l’Opel aveva investito il corpo del ragazzo. Incensurato anche il terzo giovane del gruppo di Bastia: Denis Hajderllius, vent’anni non ancora compiuti. E’ lui ragazzo che avrebbe sferrato il cazzotto a Filippo durante l’aggressione alla vettura. Quando si è visto circondato, con i vetri che lo ferivano, non ci ha pensato due volte: è sceso e ha colpito il primo che gli si è parato davanti, Filippo appunto. E’ difeso dall’avvocato Federico Calzolari ed è l’unico che avrebbe visto tutta la scena dell’investimento. Domani mattina saranno interrogati dal gip Natalia Giubilei per la convalida dell’arresto. Erika Pontini

Il sindaco De Augustinis ’Episodio di insensata efferatezza’
Boccardo: «Non restiamo inerti e indifferenti»

SPOLETO Esprime sconcerto e dolore il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis di fronte all’omicidio del giovane spoletino che ha perso la vita a seguito di una rissa avvenuta a Bastia Umbra: «Un’assurda tragedia per la comunità, un episodio di insensata efferatezza che manifesta le possibili conseguenze di un clima di violenza diffuso e cieco, contro il quale tutta l’Umbria, come ha fatto oggi l’arcivescovo di Spoleto col suo magistero, deve insorgere». «Oggi piangono in tanti – ha detto il Sindaco – compresa questa Amministrazione che si stringe intorno al dolore della famiglia e delle Comunità di Pompagnano e di Spoleto». Sabato, in occasione dell’Assunta, monsignor Renato Boccardo, vescovo di Spoleto e presidente della Ceu aveva stigmatizzato il drammatico episodio: «Esempio ulteriore di questo progressivo e tragico imbarbarimento sociale è l’omicidio di un giovane di Spoleto,avvenuto davanti ad una discoteca di Bastia Umbra. Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti».

Monsignor Sorrentino invita alla riflessione
«È un divertimento spericolato»

ASSISI «Fatti del genere non possono lasciarci indifferenti, serve una riflessione nella Chiesa e nella società». Così monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, parla del grave fatto di sangue di Ferragosto, a Bastia Umbra che ha coinvolto alcuni giovanissimi, costando la vita a un ragazzo di Spoleto. «Come siano andate le cose, lo stabilirà la magistratura – dice il vescovo -. Intanto un ragazzo è morto, e immagino cosa questo possa significare per la sua famiglia. Vorrei innanzitutto far arrivare ad essa sentimenti di vicinanza e di preghiera». Monsignor Sorrentino analizza come ancora una volta, nel clima di un ’divertimento spericolato’ possa succedere di tutto. «Come Chiesa ci sentiamo interpellati: l’attenzione al mondo giovanile è sicuramente una delle nostre priorità – aggiunge -. Purtroppo la maggior parte dei giovani, dopo l’età della cresima, si allontana dalle parrocchie, il mondo dei giovani è sfuggente e di difficile controllo anche da parte delle famiglie e delle altre agenzie sociali e culturali. La scuola fa la sua parte, ma non basta. La politica deve interrogarsi sulle opportunità che vengono offerte senza le garanzie di limiti severi e controlli adeguati».

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