Crac Hemmond, buco nell’acqua ‘Il fatto non sussiste’: assolti NOVE ANNI di indagini, due perizie, un’udienza preliminare «biblica», un «buco» da 24 milioni di euro e la stessa procura che alla fine chiede l’assoluzione. La vicenda del crac Hemmond si chiude senza nessun responsabile: prosciolti gli ex amministratori Mario Colonnesi e Arnaldo Incontri, indagati in relazione al fallimento della società di Bastia Umbra, avvenuto il 29 giugno 2002.
«E’ stata clamorosamente smontata un’ipotesi accusatoria che non stava in piedi — hanno spiegato gli avvocati David Brunelli e Donatella Tesei — basata su un macroscopico errore contabile che la perizia ha puntualmente evidenziato. La documentazione contabile è stata perfettamente tenuta dall’azienda e il perito nominato dal gip, il professor Alessandro Gaetano, ha evidenziato l’insussistenza di qualunque ammanco». «Gli amministratori hanno dovuto aspettare nove anni per avere giustizia — ha aggiunto Brunelli —. Questo dovrebbe far riflettere sul sistema processuale italiano. Gli indagati sono stati sottoposti ad indagini bancarie sui loro conti e su quelli dei familiari, sono state perfino registrate e trascritte le intercettazioni coi loro legali, atti distrutti dal gip Claudia Matteini su mia richiesta».
Senza motivare il pm Sergio Sottani ha chiesto l’assoluzione poiché — è stato detto — non c’erano elemento per sostenere l’accusa. La procura ha depositato ieri mattina una richiesta sottoscritta dal capo, Giacomo Fumu, e dal magistrato coassegnatario del fascicolo Manuela Comodi. Gli imputati, che avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato, sono stati dunque prosciolti dal gup Alberto Avenoso. «Il perito — ha insistito Brunelli — ha evidenziato l’insussistenza di qualunque ammanco e pertanto gli amministratori della Hemmond non potevano che essere assolti con formula piena». Ancor prima della richiesta di rinvio a giudizio la difesa aveva sostenuto la regolarità dell’operato degli amministratori.
L’accusa nei loro confronti, in particolare, era quella di aver occultato i beni della società distraendo oltre 24 milioni e 300 mila euro, di cui circa 14 milioni relativi a merci non rinvenute in magazzino e più di 10 al presunto provento derivante dalla vendita di questi prodotti.

di ENZO BERETTA

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