Gonfalone, non passa l’idea-Monacchia


 


 


BASTIA UMBRA – Stranezze della politica. In consiglio comunale ci scappa la polemica anche sull’araldica. Quella che vuole, su una mozione di Giuliano Monacchia (Forza Italia), ridisegnare il gonfa­lone della città ritenuto dal consigliere azzurro un po’ troppo brut­to. L’esponente della Cdl ha incassato un bel po’ di si durante l’illustrazione della sua tesi. E anche il bozzetto che ha presentato è piaciuto. Poi, però, alla fine è arrivato il consiglio di ritirare la mo­zione perché c’è la necessità di far valutare la vicenda da una commissione di saggi. Una soluzione che a Monacchia non è pia­ciuta.


Quale autore dell’elaborato grafico- spiega tra l’altro Monacchia in una lunga nota – ho esposto una relazione storica e tecnica dello stemma, basandomi sulla poca documentazione reperita, dal 1900 ad oggi, con cenni storici e specifiche stilistiche che in modo giuste o approssimate, rappresentavano il nostro stemma, secondo canoni di Araldica italiana.


Devo ammettere che tutti i consiglieri presenti, gli assessori alla Cultura e al Commercio e il sindaco, dopo aver analizzato con mol­ta attenzione la proposta elaborata in ogni dettaglio e ampliamente rappresentata con bozzetti esecutivi e possibili varianti, utili per va­lutare con partecipata discussione la realizzazione del progetto finale; hanno ammesso che il Gonfalone che troneggia maestoso nella sala del Consiglio, era di scarsa qualità tecnica ed estetica. Salvo il verdetto subito negativo del consigliere Geoli, si sentiva nell’aria, una posi­tiva disponibilità di tutto il consiglio; poi dopo un concitato brusio, l’ambiente si è gelato si è arrivati a costringere il presentatore del progetto, a ritirare la mozione per iniziare un percorso, sicuramen­te tortuoso, pieno di lungaggini burocratiche, per istituire una Com­missione di Saggi, Storici e tecnici di Araldica, che bontà loro dopo svariate sedute, elargiranno i loro elaborati, sicuramente con dei co­sti significativi, ma con modi e tempi incerti”.


 


Pubblicato sul “Corriere dell’Umbria”  del 05 Dicembre 2003

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