Bastia

Immigrazione, FI: Anche a Bastia serve vera integrazione

BASTIA UMBRA – L’immigrazione rischia di diventare un problema serio anche a Bastia Umbra. A sottolinearlo è il coordinatore comunale di Forza Italia Francesco Fratellini. “Non è difficile prevedere le notevoli difficoltà anche per la comunità bastiola dovute all’aumento incontrollato della popolazione di immigrati clandestini. Gli ultimi provvedimenti presi dal governo Prodi, hanno fatto triplicare il numero di coloro che cercano di entrare in Italia attraverso il mare (dai 1200 sbarchi di luglio 2005 siamo passati a 3000 del mese scorso), supponendo lo stesso trend per chi cerca di entrare nel nostro paese per via terra a Bastia potremmo presto vedere triplicato il numero degli immigrati. Se consideriamo – afferma in una nota – poi che con il provvedimento di ricongiungimento familiare l’attuale numero di extracomunitari potrebbe aumentare di altre mille unità (questo è il numero di coloro che risiedono nel nostro comune regolarmente che avrebbero diritto a far arrivare i familiari tra cui nonni e bambini), non risulta difficile immaginare le difficoltà che si presenteranno per le scuole o i servizi sociali che dovranno far fronte ad una richiesta che aumenterà in maniera enorme. La scarsa incisività della politica locale su questo fronte non lascia presagire nulla di buono. Stranamente, le molte voci che fino a pochi mesi fa si levavano per protestare riguardo alla mancanza di attenzione e di fondi destinati all’emergenza sociale dovuta alla presenza di famiglie in difficoltà, (tra cui anche molte italiane), oggi tacciono. Le riunioni che anche il sindaco Lombardi ha indetto per esaminare il problema del centro storico sono andate deserte (erano assenti soprattutto i rappresentanti dei partiti di maggioranza), ma il problema sta ancora lì e – aggiunge – alla luce di quanto detto prima, potrà solo aggravarsi se non verranno prese iniziative serie e concrete. L’integrazione non può essere decretata per legge stabilendo il diritto di un extracomunitario a diventare Italiano solo in base ai mesi di permanenza nel paese”.
“Ricevere un certificato di cittadinanza non vuol dire di per sé integrazione. Chi vive in Italia da poco tempo ha una conoscenza limitata della realtà politica e sociale che lo circonda. Per ritenersi italiano a tutti gli effetti uno straniero, dovrebbe dimostrare l’effettiva conoscenza dei diritti e soprattutto dei doveri legati alla cittadinanza, oltre naturalmente alla lingua. Infine si dovrebbe chiedere la promessa, autentica e sentita, di rispettare la Costituzione e le nostre leggi”.
“Il diritto di voto in cambio di una manciata di consensi è un arma a doppio taglio. Le comunità straniere – conclude Fratellini – potrebbero isolarsi ancora di più o finire in pasto a reti clientelari, che abbondano in questa Umbria, gestite da personaggi con ben altri interessi che quello della loro integrazione”.


 

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