“Il conflito tra ricerca del belo e del vero lo risolviamo facendo migrare l’uno e l’altro tra musica e testi”


DANILO NARDONI


Bastia Umbra – Usiamo la melodia, usiamo il sistema tonale e teniamo le chitarre ben accordate. Siamo all’interno della forma canzone. Quando ne usciamo, lo facciamo completamente. Ma cerchiamo sempre una logica. Se si fa della ricerca, la si deve fare con la consapevolezza che la dodecafonia, le dissonanze stridenti esistono già dalla prima metà del ‘900″.
Queste parole esprimono chiaramente l’approccio cosciente e lucido che gli ImmagineAcustica hanno con la musica e soprattutto con la propria.
Non amano definirsi post-qualcosa, come invece va sempre più di moda nell’ambiente musicale. L’amore per le collaborazioni contaminanti, per la melodia e per le ritmiche ruvide rendono ogni brano della band particolarmente interessante e da ascoltare con molta attenzione.
Nelle loro composizioni fondamentali sono, inoltre, gli arrangiamenti “flirtati” con campionamenti mai troppo invasivi che concretizzano le immagini del pensiero in suono ed emozioni.
Raffinare costantemente il proprio stile è ciò che gli viene naturale, così come genuina è la loro personale ricerca che tende ad una musica senza frontiere e che non procede per compartimenti stagni. Senza mai perdere però la ragionevolezza. “Lavoriamo molto sulle dinamiche – spiegano – e sulla personalizzazione degli arrangiamenti, inserendo anche strumenti di accezione più classica e campionamenti che provengono da quel mondo. La sfida è mantenere in questi inserti una logica interna al brano, perché non ci va di mettere un corno inglese solo perché fa chic”. Sanno insomma quello che fanno e immaginano chiaramente la loro direzione: “Per fare bene le cose ci vuole il tempo che ci vuole. Dopo un certo periodo non si può decidere di smettere di fare musica perché si è nel tempo trasformata in una esigenza. Speriamo che continui ad essere così il più a lungo possibile”.
E allora quali sono le prime riflessioni che vi sentite di fare oggi do- po alcuni anni di esperienze nel mondo della musica?
“Credo che per crescere ci sia bisogno di studio. È l’unico modo per modificarsi nel tempo e per decidere la direzione: se restare consapevolmente all’interno di certi steccati o abbatterli”.
A proposito di abbattere gli steccati, dalla fusione di più generi si cerca a volte di creare qualcosa di
personale. Voi parlate di “amore per le collaborazioni contaminanti”. Come lo mettete in atto questo concetto?
“Quando il budget lo permette, siamo sempre entusiasti del fatto di poter ospitare nei nostri pezzi musicisti che provengono da altre esperienze. La contaminazione più che tra i generi andrebbe ricercata tra modi di pensare la musica. Provate a togliere lo spartito ad un musicista classico e a metterlo davanti ad un chitarrista rock. Il panico si impossesserà di entrambi, ma poi potrebbe nascere un modo intermedio, nuovo, di pensare la creazione di un brano”.
Cosa e chi influenza il vostro modo di comporre?
“Tutti copiano. La differenza la fa il modo in cui ognuno rielabora. Noi in quattro ricopriamo una bella fetta di generi e artisti ai quali guardare. Questo forse fa sì che alla fine non si capisca più da chi ognuno di noi ha rubato qualcosa”.
Cosa cercate di esprimere con la musica e i testi delle vostre canzoni?
Paolo: “Cerchiamo di essere ladri di punti di vista. Anche se nei testi per lo più ho mantenuto la prima persona, l’interesse è sempre più rivolto alle esperienze che posso immaginare sopra la pelle di qualcun altro. Non so dire se la
musica sia a servizio di questo. Di sicuro in fase di arrangiamento c’ è un continuo rimodellamento. Il conflitto tra la ricerca del bello e del vero la risolviamo facendo migrare l’uno e l’altro tra musica e testi”.
Oltre che nel nome, avete mai pensato realmente di unire la vostra musica a delle immagini? Paolo: “Da circa un anno mi occupo di produzioni video. Il montaggio su musica è veramente una strada interessantissima. Alla Darsena di Castiglione del Lago già qualche anno fa avevamo proposto una commistione di suoni e immagini, presto la ripeteremo. In questi giorni, invece, sto montando una musica strumentale nostra creata per un cortometraggio girato a Città di Castello”.
Qual è la vostra opinione sulla qualità dei gruppi umbri, e cosa pensate in generale della scena musicale regionale?
“Non sappiamo se sia solo un mito quello della provincia creativa, ma non saremo noi a smentire, non ci conviene. La scena umbra è piuttosto affollata e se pensiamo che la nostra è una piccola regione, di gruppi ce ne sono eccome. Ma la cultura musicale va incentivata anche da parte del pubblico, non ci si può solo lamentare”.



Con questo nome hanno iniziato nel 2002


BASTIA UMBRA – Gli ImmagineAcustica sono una band di Bastia Umbra nata nel 2002 e composta da Paolo Malizia (voce, chitarra acustica e piano), Luca Abbati (chitarra elettrica), Federico Gallorini (basso e programmazioni) e Jacopo Cardinali (batteria acustica, elettronica e percussioni). Tre elementi suonano insieme dai banchi del liceo.
“Sono più di dieci anni che suoniamo insieme, dai tempi della scuola – ricorda il cantante Paolo Malizia – quando ci siamo ritrovati tutti nella stessa classe. Il nome non era ancora quello attuale. Eravamo i ‘Saturnia’. All’Università abbiamo cambiato modo di suonare e comporre, qualche elemento e di conseguenza anche
il nome. Jacopo alla batteria è il nuovo innesto”.
Il primo demo autoprodotto composto di undici brani, ha portato il gruppo ad esibirsi, tra gli altri, sui palchi di Rock Targato Italia nel 2002 e alle finali regionali di Arezzo Wave nello stesso anno e nel successivo oltre che alla partecipazione con successo all’I-Tim Tour 2002 dove gli ImmagineAcustica sono stati selezionati per aprire i concerti serali di Mistonocivo, Kelly Joyce e Irene Grandi. “Le 40 mila persone dell’I-Tim Tour a Civitavecchia non erano tutte lì per noi, ma non era il nostro primo pensiero su quel palco” affermano gli ImmagineAcustica.
Per la band sono seguiti poi alcuni passaggi in radio e l’interesse di alcune etichette indipendenti ha spronato i quattro musicisti a concentrarsi sul nuovo materiale che ha preso forma all’inizio del 2005.
Attualmente il gruppo sta preparando una pre-produzione casalinga di nuovi brani



In attesa di un produtore alle spalle


BASTIA UMBRA – Le prime due autoproduzioni degli ImmagineAcustica hanno permesso al gruppo di farsi conoscere nell’ambiente e di partecipare a numerosi ed importanti concorsi.
“L’home-recording è in assoluto un vantaggio per i gruppi – spiegano – e in particolare per noi è stato fondamentale. Non solo ci ha portati ad essere selezionati più volte ai vari concorsi, ma ci ha permesso di accumulare esperienza preziosa in fase di registrazione, visto che quando si va in studio gli errori si pagano… letteralmente!”.
Anche se attualmente la band sta preparando una pre-produzione casalinga di nuovi brani, circa una
decina, i quattro musicisti vogliono aspettare il momento giusto per far uscire un album vero e proprio. “Un disco – sostengono – sarebbe il passo successivo a questa nostra pre-produzione, ma non avrebbe senso se non con un produttore alle spalle in grado di far fare un vero salto qualitativo al lavoro. Daniele Silvestri insieme al produttore Enzo Miceli, nel corso di un’audizione in una piccola sala di Brescia, hanno espresso ottimi giudizi sulla qualità artistica del gruppo, speriamo che il trend continui e che qualcosa si concretizzi. Senza una vera produzione non vediamo il motivo per scavalcare l’abisso che c’è tra un decente demo e un vero disco”.
Nonostante, come dicono loro stessi,
“l’ultima scritta è sempre la più coccolata” per
gli ImmagineAcustica una canzone alla quale tutti loro tengono molto è “Silenzio e penombra”, brano che dal vivo “ci dà sempre belle risposte”.
Durante i loro concerti riescono a proporre circa quindici brani originali e alcune cover rimaneggiatissime tra cui “Via con me” di Paolo Conte e “Vecchio frac” di Modugno. Attualmente il gruppo sta lavorando ad un set acustico, con i tipici campionamenti del quartetto d’archi che ormai usano spesso in molti brani, per riuscire ad adattarsi anche in base al tipo di situazione in cui si trovano a suonare.

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