Bastia

Il tracollo della Hemmond Spunta anche la truffa Ferrante rinviato a giudizio

L’imprenditore avrebbe venduto capi contraffatti
 
— PERUGIA —
NEL PROCEDIMENTO principale è accusato di aver preso in affitto dal fallimento Hemmond lo stabilimento senza mai onorare gli impegni economici assunti con il curatore fallimentare e ponendo a garanzia fideiussioni che non si potevano riscuotere. Ma Roberto Ferrante, l’imprenditore di Chieti, deve anche rispondere di truffa ai danni di una società canadese alla quale tentò di vendere le merci Hemmond per due milioni e mezzo di euro. Si fece dare un acconto e poi consegnò merci differenti da quelle pattuite sia per qualità che per quantità. Ieri l’imputato è stato rinviato a giudizio dal gup Paolo Micheli che ha accolto la richiesta del pm Manuela Comodi (prima udienza il 24 marzo davanti al giudice monocratico).


IN PARTICOLARE Ferrante avrebbe apposto a capi d’abbigliamento non provenienti dal lotto Hemmond l’etichetta «Valentino» di cui l’azienda di Bastia era stata licenziataria e avrebbe venduto (mentre non poteva farlo perché il contratto era stato risolto prima del crac) i vestiti con marchi Bikkembergs e Doks. Ferrante è accusato anche di estorsione perché «con la minaccia di non consegnare e di vendere ad altri la merce venduta alla Stemar Trading Inc. (la ditta canadese) e per la quale aveva già ricevuto 75 mila euro… si faceva dare 1.650 euro e prometterne con scrittura privata 900 mila». L’imprenditore deve anche rispondere di aver venduto capi contraffatti e merce sottoposta a sequestro giudiziario dal tribunale di Perugia che lo aveva nominato custode. A febbraio Ferrante dovrà comparire davanti al giudice Marina De Robertis per il procedimento principale. Avrebbe «rappresentato sicura solvibilità e disponibilità di denaro investito in titoli presso banche estere» e avrebbe «sostituito le garanzie (cambiali ipotecarie) con fidejussioni bancarie sottoscritte da una banca di Ginvera non accompagnate da polizze assicurativa di primaria compagnia italiana e non escutibili in quanto mai trasmesse formalmente al fidejussore…», è scritto nel capo d’imputazione.
Erika Pontini 
 

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