Davanti ai giudici il braccio di ferro tra la città serafica e gli altri Comuni dell’Ato 2
Motivo del   contendere la gestione dei rifiuti
PERUGIA – E‘ finito davanti ai giudici del Tribunale amministrativo regionale per l‘Umbria il braccio di ferro tra il Comune di Assisi da un lato, e l‘Ato 2 “Perugino – Trasimeno – Marscianese – Tuderte“, ventidue Comuni dell‘Ambito territoriale integrato, la Gesenu e lo stesso Comune di Perugia. Un braccio di ferro che ora si è concluso con il ricorso (lungo e circostanziato) della città serafica respinto dal Tar, il quale doveva esaminare l‘annullamento della concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti al raggruppamento temporaneo di imprese Gesenu Spa, Tsa -Trasimeno Servizi Ambientali Spa, Sia – Società Igiene Ambientale Spa ed Eco Cave Srl, con la richiesta di condanna da parte del Comune di Assisi nei confronti degli altri enti pubblici al risarcimento dei danni derivanti dall‘adozione dei provvedimenti impugnati, sotto il profilo della “perdita di immagine e del depauperamento del potenziale turistico della città“ quantificati in mezzo milione di euro. Ma la prima sezione del Tar (composta dal presidente Pier Giorgio Lignani e dai consiglieri Pierfrancesco Ungari e Stefano Fantini) non ha accolto le posizioni espresse dall‘amministrazione comunale guidata dal sindaco Ricci. Le motivazioni del Tar sono spiegate in una lunga sentenza. Il Comune di Assisi, dopo aver deciso di non aderire all‘Ato in prima battuta, ha poi deciso di aderire, ma subordinatamente alla condizione che venisse costituito un sub-Ato specifico per il Comune di Assisi, che tenesse nella dovuta considerazione le peculiarità della città anche per quanto attiene il servizio dei rifiuti. Di fronte all‘indisponibilità dell‘Ato a realizzare tale condizione, il Comune ha infine revocato l‘adesione condizionata. In particolare il Comune di Assisi ha contestato il potere dell‘Ato 2 di indire la gara per l‘affidamento della gestione integrata dei rifiuti, sostenendo di essere competente a decidere (in tutto o in parte) l‘organizzazione del servizio pubblico per quanto concerne il proprio territorio. La tesi non è stata però condivisa dai giudici. Assisi poneva anche il rilievo sul fatto che l‘omogeneizzazione della gestione e delle tariffe comporterebbe un peggioramento della qualità del servizio e costi più elevati per i propri cittadini, ma secondo il Tar “non sembra che vi sia il significativo scostamento lamentato“. Infatti, stando alla documentazione depositata, il costo del servizio pubblico per il Comune di Assisi sarebbe stato nel 2009 complessivamente pari a tre milioni e 600mila euro (oltre Iva ed ecotasse) mentre quello offerto dagli aggiudicatari del servizio tre milioni e 700mila euro. I giudici hanno anche rilevato che l‘ordinamento non asseconda l‘aspirazione di un Comune ad occuparsi autonomamente del ciclo dei (propri) rifiuti, o di alcune delle relative fasi (come, con riferimento alla pretesa azionata dal Comune di Assisi, lo spazzamento delle strade, la raccolta ed il trasporto): poiché ciascun Comune “per il collocamento finale dei rifiuti prodotti sul suo territorio, necessita della collaborazione con gli altri Comuni e delle sinergie che l‘utilizzazione delle risorse territoriali e delle infrastrutture di ciascuno di essi sono in grado di generare, è del tutto coerente che anche le fasi antecedenti della raccolta e del trasporto dei rifiuti siano organizzati e gestiti unitariamente“. Il Comune di Assisi, così come gli altri Comuni dell‘ambito, conferisce i propri rifiuti alla discarica di Pietramelina, nel territorio del Comune di Perugia. Se il Comune di Assisi dovesse provvedere autonomamente allo smaltimento dei propri rifiuti, dovrebbe realizzare una nuova discarica nel proprio territorio, con i gravi inconvenienti da chiunque facilmente intuibili.
Giovanni Bosi

Corriere-2010-07-18-pag06

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