Bastia

IL SACCHEGGIO NON FA PIÙ RIDERE RUTELLI

 di VITTORIO FELTRI


Chiedo scusa ai lettori se oggi mi prendo questo spazio per fatto (quasi) personale. Ma nella circostanza il fatto personale coincide con l’interesse generale. Alcuni mesi fa ero ospite di Porta a Porta insieme con Francesco Rutelli. Le solite barbose discussioni sulla destra, sulla sinistra e sul centro nelle quali l’ex radicale – ora cattolicizzato – è a suo agio come tutti quelli che non hanno nulla da dire, però parlano parlano parlano saltando disinvoltamente di palo in frasca non sapendo distinguere i pali dalle frasche. Poi, non ricordo in che modo, il dibattito volse al concreto. E ne approfittai per dire all’incirca le seguenti cose. Caro Rutelli, il fisco ha preso una brutta piega. A parte i cento balzelli introdotti cinicamente dal governo tramite la Finanziaria, c’è una questione assai rischiosa non solo per le persone benestanti, ma per tutti gli italiani, più dell’80 per cento dei quali è proprietario di casa. Mi riferivo all’Ici, imposta che viene calcolata sulla base dei valori catastali degli immobili. Tutti sanno che tali valori, vuoi per sciatteria di burocrati fannulloni, vuoi a causa della farraginosità del sistema, non sono mai aggiornati rispetto ai prezzi di mercato. Sicché oggi, a esempio, se un appartamento vale in effetti 300 mila euro, sulle carte del catasto risulta una cifra molto inferiore: 100 mila. Ed è su questi 100 mila che si paga l’Ici e anche la tassa di registro. Un bel risparmio per il cittadino? Di fatto no. Perché il fisco, consapevole della disparità fra valore reale (alto) e valore catastale (basso), ha fissato aliquote pesanti. Insomma, una sorta di perequazione per quanto pasticciata, tipica di un Paese arretrato e inefficiente nei suoi apparati di controllo. Transeat. Arrivano Prodi e il centrosinistra al governo col proposito – annunciato in campagna elettorale – di modernizzare certi meccanismi e affermano con orgoglio: d’ora in avanti, la stima degli immobili a fini fiscali passerà dal catasto (Stato) ai singoli Comuni, che hanno dimestichezza col territorio e conoscono i prezzi reali. Provvedimento giusto, in sé. I tecnici comunali infatti nella valutazione del mio alloggio potranno sbagliare di 100 euro al metro, ma non di 1000; mentre quelli statali, che magari sono nati e vissuti a mille chilometri da Milano, ovviamente hanno margini di errore più larghi. Peccato che la nuova norma non sia accompagnata da una revisione in basso delle aliquote. Di conseguenza sul mio appartamento (che è costato sì 300 mila euro, ma ufficialmente ne vale 100) l’Ici non sarà più calcolata in base a 100 bensì a 300. Ergo. Anziché pagare (poniamo) 500 euro di imposta, ne pagherò 1500. Il triplo. Non solo. Chi acquisterà una casa come la mia, sborserà una tassa di registro triplicata: non più 4 mila euro, ma 12 mila. Come si vede, un massacro per il cittadino. Chi potrà permettersi cifre del genere? Per la maggior parte della gente comprarsi casa è già un’impresa ai limiti del sostenibile. Figuriamoci con i nuovi estimi catastali. L’unico rimedio sarebbe: 1) la cancellazione dell’Ici sulla prima abitazione; 2) la riduzione a un terzo dell’attuale 4 per cento di tassa di registro (sempre sulla prima casa, dato che per le successive tale tassa è del 10 per cento, follia pura). Con l’Ici triplicata mi domando come faranno le famiglie a basso reddito (o medio) a far fronte alle rate del mutuo, alle spese condominiali, che si sommano a tutte le altre (vitto, scuola, bollette, bollo auto, assicurazione eccetera). Una percentuale di italiani (che non oso quantificare) sarà obbligata a vendere l’alloggio per evitare che le banche, davanti a un’insolvenza, procedano alla confisca. Perché questo è il metodo: non ce la fai a scalare il debito, come da contratto? Amen. La casa passa auto- maticamente da te all’istituto di credito che ti ha concesso il mutuo. Il compagno Prodi non aveva promesso che avrebbe fatto piangere i ricchi e sganassare i povericristi? Dimenticavo. Vendere o regalare la casa alla banca non sarebbe niente se poi si riuscisse a trovare un trilocale in affitto adeguato allo stipendio. Neanche per sogno. La pigione, nove volte su dieci, è più salata della rata del mutuo. Sai come rideranno i poveri il giorno in cui traslocheranno dal sesto piano di un condominio periferico all’arcata di un ponte, ammesso ve ne sia ancora una libera. Ebbene, cari lettori, udite le mie considerazioni, quella notte a Porta a Porta Francesco Rutelli con un sorriso da schiaffi disse: Feltri come al solito è simpaticissimo ma racconta barzellette. Il governo non ha ancora deciso né mai deciderà di fare le cose paventate dal direttore di Libero. Le sue sono congetture. Fantasia. Escursioni gratuite e avventuristiche in un futuro che non vedremo finché noi di centrosinistra avremo la responsabilità di guidare il Paese. E giù altri sorrisi da sfottitore con aria di inarrivabile superiorità intellettuale. Suppongo che molti telespettatori non addentro alle problematiche fiscali e affini avranno pensato: forse Feltri, niente affatto simpatico, basta guardarlo in faccia, avrà inteso polemizzare con Rutelli spinto da pregiudizio anticomunista. Difatti il vicepremier aveva negato così risolutamente anche solo l’ipotesi di un inasprimento dell’Ici che io stesso, pur documentato, sperai fosse stato sincero dietro l’atteggiamento spocchioso. Ieri su “la Repubblica”, pagina 3, leggo questo titolo: “Caro Romano, stai sbagliando; detassare la prima casa è urgente”. Chi si rivolge a Romano (Prodi)? Lui, proprio lui, Rutelli, quello che mi prese in giro a Porta a Porta perché lo avvertivo del dramma legato a un aumento dell’Ici. Mi bevo l’articolo sotto il titolone e rimango basito. Un pistolotto che sviluppa tutti i concetti da me espressi all’epoca su Raiuno, in diretta. Sentite: “Mi preoccupa l’aumento della pressione fiscale e la possibilità dei comuni di alzare gli estimi catastali facendo salire il gettito”. Ancora: “I proprietari di immobili sono ormai l’82 per cento degli italiani e molti di loro si sono indebitati con i mutui per comprarli. Dobbiamo tenerne conto”. A ben riflettere, prendo atto con soddisfazione che Rutelli ha maturato la mia stessa opinione e abbandonato quella che aveva. Non pretendo che si scusi con me, anche se sarebbe opportuno lo facesse almeno con i telespettatori di Bruno Vespa, sfottuti quanto me. Ciò detto, saremo al suo fianco se davvero darà battaglia contro il saccheggio delle case degli italiani. A noi le tasse sbagliate, di destra o di sinistra, non piacciono. Una domanda: come fai, Francesco, a fare il vice di un premier come Prodi che usa l’arma fiscale per tagliare le gambe ai ceti che già faticano a stare in piedi? O imponi la tua nuova linea sull’Ici o, per coerenza, in difesa di tutti, fai cadere il governo uscendo dalla maggioranza. Presto.
SCONTRO SULLE TASSE Il vicepremier e ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli compirà 53 anni a giugno. Nella foto, durante una partecipazione a “Porta a porta”. Nel corso di una puntata del programma di Bruno Vespa, spiegò che i possessori di immobili non avevano nulla da temere quanto a possibili aumenti dell’Ici. Nei giorni scorsi si è reso protagonista di una violenta lite con Prodi proprio sulla tassa sulla casa.
 

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