BASTIA UMBRA – Creare nuovi dinamismi e gettare le basi per un nuovo sviluppo del territorio sono gli obiettivi del Comune per far fronte alle annose richieste dell’imprenditoria, in molti casi avviluppati nello stallo della pesante congiuntura economica, nonché dei cittadini, dai quali giunge la richiesta di maggiori e più efficaci servizi. La rapida evoluzione di Bastia Umbra, che ha visto la città e le sue frazioni trasformarsi nel giro di pochi anni, richiede inoltre un ripensamento dell’assetto urbano e, soprattutto, una seria riflessione sulla strada da fare.
A tutto questo l’amministrazione intende rispondere con una “rivoluzione urbana” che, procedendo per gradi, sciolga la matassa e consegni alla città un nuovo piano regolatore generale, al passo coi tempi e in grado di fornire risposte alle nuove e molteplici istanze della comunità. Lavorare alla revisione del piano significa innanzitutto analizzare il territorio, recepire gli adeguamenti normativi regionali senza i quali il piano vigente è vecchio e causa di complicazioni burocratiche che dilatano i tempi di intervento e, quindi, definire le linee programmatiche a partire dalla rielaborazione degli studi finora intrapresi.
Conclusa la preliminare fase di analisi,a cui seguirà una fase partecipativa e di confronto, verrà avviata la cosiddetta parte strutturale con l’obiettivo di procedere alla sua adozione entro la conclusione di questa legislatura. Sul piano pragmatico, in base a quanto esposto dall’assessore all’Urbanistica Luca Livieri, i nodi principali della revisione al prg si articoleranno intorno a tre temi principali. Il primo è costituito dallo sviluppo definitivo delle aree di recupero, a partire dai volumi che si trovano sulle fasce esondabili per i quali, in caso di diversa collocazione, l’amministrazione non intende intervenire agendo su zone vergini e creando nuovi ettari edificati, ma piuttosto privilegiando l’individuazione di “zone di ricucitura” limitrofe alle aree già urbanizzate.
Il secondo nodo tocca un tema caldissimo e riguarda la riconversione degli allevamenti suinicoli e similari, che l’amministrazione intende dismettere, offrendo però una valida “opportunità economica alternativa”. Le eventuali riconversioni, che per Livieri sono auspicabili “anche a causa del consistente impatto ambientale in considerazione della ristrettezza del territorio”, smuoveranno decine di migliaia di metri cubi la cui destinazione andrà valutata attentamente. Terza, ma non per importanza, è la necessità di integrare al comparto residenziale un degno impianto di servizi, per scongiurare il rischio che Bastia diventi una città-dormitorio, costola di Perugia e Foligno. A tal fine, secondo l’analisi di Livieri, occorre intraprendere un cambio di rotta rispetto alla “poco lungimirante gestione del passato” che ha posto le condizioni (complici le difficoltà determinate dalla crisi economica) affinché gli imprenditori edili oggi dispongano di centinaia di appartamenti invenduti. Questa circostanza, spiega l’assessore, evidenzia un’interpretazione “poco intelligente”, che ha puntato sull’intensificazione abitativa senza tener conto delle reali esigenze dei cittadini che oggi presuppongono, contrariamente al passato, uno sviluppo estensivo anziché intensivo. Mantenere la propria identità senza diventare una periferia, “per non essere fagocitati dalle realtà più grandi e perdere la peculiare funzione attrattiva”, è una delle grandi sfide urbanistiche, sulla cui importanza Livieri ha posto l’accento affermando, in conclusione: “Basta palazzi: un’altra Ponte San Giovanni a Bastia non la vogliamo”.
Sara Caponi