di VITTORIO FELTRI
Detto alla romana: nun ce vonno sta’. La nuova sconfitta elettorale è spietata come certe radiografie: documenta che la sinistra è malata grave, ma non ci crede, preferisce pensare ad un errore del radiologo e si perde in discussioni inutili. I medici al suo capezzale ci aggiungono del loro: anziché trovare una terapia idonea, litigano fra loro. Deprimente. Walter Veltroni ha conservato lucidità e furbizia anche se è provato dai due pugni ricevuti in volto a distanza ravvicinata l’uno dall’altro. Ieri, alla riunione sanitaria del partito incerottato, ha avuto una sortita degna di uno che – batoste o non batoste – se ne guarda dal mollare il comando. In ottobre, ha detto, andiamo a congresso e decidiamo la linea. In politica quando si parla di linea s’intende: chi deve restare sulla poltrona più grande? Nel caso specifico, lui. Tutt’altro che scemo, Walterone. Siccome però anche i suoi colleghi scemi non sono, gli hanno risposto picche. Scopo, farlo perire lentamente e fra atroci tormenti, in pratica rosolato sulla graticola. Ecco la soluzione alternativa a quella di Veltroni: i compagni lasciano al segretario il compito ingrato di trascinare il Pd fino alle europee del 2009, che si svolgeranno col sistema proporzionale, quanto di più adatto per contare i voti rimasti dopo gli ultimi scossoni. Se Veltroni sarà stato in grado di recuperare, bene; viceversa gli daranno il malservito con relativo spernacchiamento corale. Nella disgrazia, prevale la crudeltà. Walter qualche tempo fa rivelò il suo piano: terminare il mandato di sindaco, poi ritirarsi dall’agone politico e recarsi in Africa per aiutarne le popolazioni affamate. Una buona idea che gli eventi potrebbero indurlo a realizzare in anticipo. La infelice esperienza al vertice del partito minaccia in effetti di rovinargli la reputazione. E la cosa, se ci sforziamo di essere onesti, non sembra giusta. Perché Walter l’Africano si è impegnato per gabellarsi da modernizzatore dandosi una mano di vernice fresca; e occorre dire che, all’ini zio, il partito aveva dato l’impres sione di essere più presentabile. Ma, si sa, le apparenze ingannano per un breve periodo, quindi emerge la verità. E la verità è che la sinistra italiana discende in misura preponderante dal comunismo e, per quanto si sia trasformata anche al prezzo di strappi dolorosi, non ha acquisito la credibilità necessaria a convincere la maggioranza. Veltroni è nato e cresciuto a Botteghe Oscure, come i suoi compagni dirigenti, e nonostante i successivi travestimenti non ha titoli – né lui né altri ex – per rappresentare il Nuovo. Di qui i guai della compagine progressista, e non sarà la sostituzione dell’attuale segretario con un personaggio simile a eliminarli. Il passato ha il suo bel peso; non basta dire sono cambiato per ottenere dai cittadini il certificato di liberale.
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