Bastia

Il Pd si affida ai «magnifici otto»

Il segretario provinciale di Perugia Stramaccioni non nasconde le insidie. I sondaggi danno il partito al 37%

“Candidati forti nei comuni con oltre 15mila abitanti, ma serve una coalizione”
“Bisogna vincere al primo turno perché al secondo può succedere di tutto”


Lucia Baroncini








































































































Le scelte già fatte
CITTÀ CANDIDATO SINDACO
COMUNI SUPERIORI 15.000
BASTIA UMBRA Antonio CRISCUOLO
CORCIANO Nadia GINETTI
FOLIGNO Nando MISMETTI
GUALDO TADINO Massimiliano PRESCIUTTI
MARSCIANO Alfio TODINI
PERUGIA Wladimiro BOCCALI
SPOLETO Daniele BENEDETTI
UMBERTIDE Giamplero GIULIETTI
ALTA UMBRIA
COSTACCIARO Rosella BELLUCCI
FOSSATO DI VICO Mauro MONACELLI
LISCIANO NICCORIE Luca TURCHERIA
SAN GIUSTINO Fabio BUSCHI
TRASIMENO
MAGIONE Massimo ALUNNI PROIETTI
PACIANO Franco FRATONI
PIEGARO Andrea CAPORALI
TUORO SUL TRASIMENO Matto BOCERANI
MEDIA VALLE DEL TEVERE PERUGINO
COLLAZONE Alberto BORIOLI
FRATTA TODINA Stefano MENCACCI
TORGIANO Primo LOLLI
FOLIGNATE SPOLETINO VALNERINA
GIANO DELL’UMBRIA Paolo MORBIDONI
GUALDO CATTANEO Andrea PENSI
NORCIA Giampaolo STEFANELLI
POGGIODOMO Egildo SPADA
SANT’ANATOLIA DI MARCO Tullio FIBRAROLI
SPELLO Sandro VITALI.
VALLO DI NERA Fausto DOMINICI
PERUGIA – Li chiama i “magnifici otto”. Pronti a entrare in pista come candidati a sindaco nei Comuni della provincia di Perugia con piu di 15mila abitanti. A loro Alberto Stramaccioni affida il compito di azzeccare il risultato al primo turno. “Sembra una banalità dirlo, ma se non si lavora per questo, tutto il resto non ha senso”. E’ l’assillo del segretario provinciale, che oltre a fare mille riunioni legge con cura anche i sondaggi tutte le settimane e vede che il suo partito non ha lo smalto delle ultime politiche, quel brillante 44 per cento che fece fare gran bella figura a livello nazionale. Ora il Pd in Umbria viaggia intorno al 36-37 per cento. “Se disgraziatamente non dovessimo vincere al primo turno, la prospettiva al secondo è che può succedere tutto e il contrario di tutto in tutti gli otto Comuni, eccetto Umbertide. Sarebbe una roulette russa, una situazione ingovernabile”.

Stramaccioni in versione pessimista?
“Penso che un po’ di pessiinismo faccia bene, ma è necessario avere anche un po’ di realismo. E il realismo ci dice che oggi siamo a metà febbraio e si vota il 6-7 giugno. C’è ancora tanto tempo per recuperare consenso, smettendo di litigare e migliorando il nostro rapporto con i cittadini. Il centrodestra ha occasioni storiche in alcune città come Spoleto, in parte Foligno, in parte Perugia, Terni, ma ancora non si sa che cosa vuol fare. Noi siamo partiti molto presto, ma loro troppo tardi. E questo può pesare. Ritengo che per noi ci siano margini di crescita in varie città. E poi il clima può cambiare anche a livello nazionale. Berlusconi, con la crisi economica, rischia di regalarci un’altra legislatura fallimentare”.
Gli otto candidati hanno le qualità per vincere?
“Vedremo se sono vincenti. Sono ragazzi intorno ai 40 anni, hanno tutti alle spalle esperienze amministrative consolidate, sindaci uscenti, vicesindaci, assessori. E secondo me questa e una garanzia per il buon governo delle città”.
E’ stata una scelta dura?
“Durissima un po’ dappertutto, ma senza tanto spargimento di sangue, eccetto che a Marsciano. Se non avessimo preso la strada che abbiamo preso nel novembre scorso e avessimo lasciato fare le primarie di partito saremmo ancora al punto di Terni e Orvieto. Mi permetto di dirlo perché questa è una realtà incontrovertibile”.
Ma al momento ci sono solo gli otto candidati. E la coalizione?
“E’ chiaro che i magnifici otto non bastano per vincere. Ci vuole la coalizione. E’ questo il lavoro da compiere ora: costruire su questi nomi coalizione e programmi. Convocheremo il tavolo provinciale negli ultimi giorni del mese”.
Ma quale tavolo conta per le decisioni, il provinciale o il regionale?
“Su queste questioni quello provinciale. Quello regionale potrebbe occuparsi di legge elettorale europea, legge elettorale regionale. Insieme naturalmente ai problemi che si sono aperti Terni e Orvieto”.
Si dice che il suo rapporto con la segretaria Maria Pia Bruscolotti stenti a decollare.
“Il nostro è un rapporto estremamente costruttivo e collaborativo, nel rispetto ognuno delle proprie competenze. Il compito a livello provinciale e costruire la coalizione, individuare i candidati, elaborare i programmi e su questo ci impegneremo nei prossimi giorni. Parleremo degli otto Comuni e della Provincia. Le due cose vanno insieme, non si può fare una coalizione nei Comuni scollegata da quella per la Provincia. Cerchereino di omogeneizzare la situazione”.
Sarà un’impresa rimettere insieme l’alleanza, con le tensioni esplose in queste settimane.
“Bisogna ricordare che già nelle otto città. non c’erano le coalizioni unite in tutte le sue componenti. L’Idv è la novità di questa elezione. Presenterà liste in tutti i Comuni con un proprio simbolo e da quello che oggi sappiamo potrebbe sostenere in quasi tutti i Comuni il candidato del Pd. Cosa analoga potrebbe succedere con socialisti, Verdi, Pdci. Il problema non è avere alleanze, chiamiamole, a geometria variabile con Prc e Udc. In alcune zone come Spoleto, Conciano, Marsciano, Bastia non c’era il Prc, ma potrebbe non essercl neppure l’Udc. Dipende molto dalle caratteristiche dei sindaci, da come si muovono, dai programmi. Dipende anche da noi. C’è un egoismo di alcune componenti del Pd ex Ds ed ex Margherita che non aiuta a comporre una coalizione larga e crea una forte fibrillazione. Giocano risentimenti personali in questa o in quella città, la paura della Margherita di essere sostituita dall’Udc. Per queste ragioni, a esempio, non si sa se sarà possibile l’accordo con l’Udc a Spoleto e soprattutto a Gualdo Tadino, dove la situazione è molto delicata”.
Per gli altri. 35 Comuni cosa avete deciso?
“In gran parte dei Comuni abbiamo già individuato i candidati. In parte sono nuovi, in parte sono conferme degli uscenti. Il quadro è quasi completato. Restano da definire le scelte a Castiglion del Lago, dove fareino le primariette, e a Montefalco”.
La Provincia appare una partita ancora molto ingarbugliata.
“Il 20 faremo l’assemblea provinciale e avvieremo la consultazione di 500 persone, i 276 membri dell’organisino provinciale, i 45 sindaci, i 150 coordinatori dei circoli, i capigruppo dei Comuni. Stileremo un regolamentino e nell’arco di dieci giorni chi si vuol candidare raccogliendo le firme potrà farlo. Poi una commissione di tre persone, dopo aver sentito tutti, farà una prima griglia di tre o quattro nomi, ne discuteremo nell’assemblea provinciale e poi decideremo insieme agli altri livelll di direzione politica”.
Sembra tutto facile, ma non lo è.
“Le consultazioni produrranno tre o quattro candidati, certamente non personaggi sconosciuti, ma che hanno un ruolo e delle responsabilità nella pubblica amministrazione. Si tratterà di valutare chi è la figura migliore per fare il presidente. Anche le vicende recenti consigliano che sia una figura che abbia esperienza amministrativa e politica, si tratta di ridefinire il ruolo dell’ente, il rapporto con Regione e Comuni, con il federalismo. Noi useremo per la Provincia lo stesso criterio per i Comuni. Un unico candidato del Pd per le primarie di coalizione…”
Primarie che non vuol fare nessuno degli alleati, i quali ancora una volta come ai vecchi tempi devono dare sostegno al candidato del Pd piglia tutto.
“Ci vuole un certo realismo. Ora noi siamo l’85, il 90 per cento della coalizione. E’ importante passare dal 40 per cento dei consenti, tanti quanti potrebbe alla fine prendere il Pd, ad oltre il 50 per cento, ma è anche importante avere il candidato a sindaco del Pd che oltre che a mettere insieme la coalizione aiuti a prendere quel 40 per cento”.
Dica la verità, a lei delle primarie non interessa nulla.
“Siamo pratici: le primarie di coalizione potrebbero essere una giornata di mobilitazione elettorale per preparare le elezioni, con risultati utili ai fini della selezione delle candidature. Se metti un candidato che rappresenta l’80 per cento della coalizione, arriva primo per forza. Per gli altri può essere una verifica di quanti vanno a votare”.
Con quali argomenti convincere gli alleati possibili?
“Intanto, un argomento è che il secondo partito della coalizione nei Comuni sopra i quindicimila abitanti farà il vicesindaco”.
E alla Provincia?
“Alla Provincia sarebbe bene rifare una coalizione come quella che governa Regione, Comuni e Province. Però si può fare un ragionamento anche con l’Udc, ascoltando naturalmente anche il parere del Prc”.
Ma il Prc non è d’accordo e anche al Comune di Perugia, mentre l’Idv ha accettato ormai la candidatura di Boccali, il partito di Vinti resta recalcitrante.
“A Perugia resta aperto il problema della coalizione e della vittoria al primo turno. L’Idv ha superato le perplessità essendo stata spinta a decidere in un senso o nell’altro anche dal sottoscritto. Alla fine la risposta è stata positiva a condizione che si accettasse il patto etico, che devo dire e anche sottodimensionato rispetto allo statuto del Pd. Bisogna interrogare il Prc, che sente, l’aria di insofferenza politica che può esserci a Perugia come a Foligno e non so in quante altre città e cerca di interpretarla, di rappresentarla. Ma deve prendere una decisione. Potrebbero decidere di andare da soli al Comune di Perugia, ma poi c’è anche la Provincia. Come fai a non essere alleato nel capoluogo e invece esserlo alla Provincia? Un problema ancora aperto”.
Certo, ora con questa vicenda del presidente del consiglio regionale, uscito dal Prc, il rapporto con Rifondazione si complica. Lei come la vede questa vicenda?
“Io spero che si possa ricomporre la maggioranza di centrosinistra in consiglio regionale senza sottovalutare il problema politico e istituzionale che si è creato. Osservo che nessuno ha pensato a costruire una fuoriuscita, ma anzi le soluzioni sono in conflitto. Chi è che ne paga le conseguenze? Il Pd, la sua immagine, la sua funzione, il suo ruolo”.
Lei ha ripreso in mano un partito che non è più quello di prima, i Ds. Il Pd è un partito nuovo. Come lo ha trovato? Cos’è oggi il Pd umbro?
“Il partito nuovo non è ancora nato. E’ ancora i Ds più la Margherita. E le elezioni comunali non sono le occasioni migliori per verificare se c’è o no il Pd, perché vengono fuori i bassi istinti, il familismo, il personalismo, il trasformismo. Il Pd l’ho trovato in una condizione abbastanza preoccupante, peggiore di quella che immaginavo. C’è una conflittualità interna fra componenti politiche e tra gruppi dirigenti che rischia di metterein discussione la fisionomia del Pd così come lo si pensava. E’ difficile far passare fra gli elettori l’idea di qualcosa di nuovo, perché pesano una certa cultura politica, un certo modo di concepire il governo locale, determinate relazioni con le forze sociali, il rapporto privilegiato con alcuni ceti, quelli magari più forti e consistenti, piuttosto che con altri. C’e una minore attenzione ai temi della partecipazione nel rapporto fra istituzioni e cittadino, c’è un personalismo abbastanza diffuso che prescinde anche da valutazioni politiche sul da farsi nelle varie città, per cui c’è la persona prima del progetto. Tutto ciò si vede ed e preoccupante. Dobbiamo valutarlo e approfondirlo. Non si può far finta di niente. Il progetto del Pd rimane comunque una straordinaria intuizione dal quale non si puo di certo tornare indietro”.


lucia.baroncini@libero.it

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