Fini inaugura a Bastia la convention di Fli e Barbareschi legge il manifesto politico
Lucia Baroncini
PERUGIA – Nessuno ne ha pronunciato il nome. Quello di Fini centinaia di volte. Il suo neppure una. Silvio Berlusconi questo sconosciuto. Missing. Del resto di volanti e precari predellini neppure l’ombra. La culla di Futuro e libertà è un padiglione enorme, solido, moderno. Un manufatto post industriale per un partito post ideologico. Incombe l’iper tecnologia di sei videowall, con il palco aereo come lo sperone di una nave, ma freme in platea ciò che fa la differenza fra ieri e domani: il popolo, la fisicità della passione, l’entusiasmo, la fiducia, il brivido elettrico della sfida. I falchi e le colombe anche, ma si confondono, è un applauso continuo, tutti in piedi a cantare l’inno di Mameli, poi a sventolar bandiere e un cartello con su scritto “Fini presidente”, che non si capisce di quale presidenza si parli. E deve essere davvero un salto senza rete, la nascita del partito di Gianfranco Fini, se ad un attore consumato come Luca Barbareschi si spezza più volte la voce per la commozione mentre legge il manifesto politico e la musica di Morricone inzuppa gli occhi di tanti. Serpeggia inquietante la notizia che la D’Addario stia per arrivare. Che ci farebbe in un luogo dove le parole gossip e velinismo sono state bandite e anche le aspiranti star-lette e le signorine di pallida virtù sono lontane anni luce dalle centinaia di ragazze in maglioncino e gonna al ginocchio? Nel Centro Fiere di Bastia Umbra c’è gente normale, priva di nostalgia, che vuol parlare di politica e addirittura ne sogna una nuova e diversa. Negli stand la galassia delle quattro fondazioni finiane è laboriosa come un alveare, si accettano sottoscrizioni per non far morire Il Secolo, si vendono libri e in bella vista ce n’è uno di Bill Emmot che sembra profetico: “Come ripartire dopo Berlusconi”, anche “La discussione” fondata da De Gasperi ha trovato asilo, mentre la T-shirt “Che fai, mi cacci?” col ditino di Fini va a ruba. Si cercano fondi per far correre quella gioiosa macchina da guerra che vuole essere Futuro e libertà. Il centrodestra “autentico” rinasce da qui e l’Umbria fa da levatrice. L’Umbria, come dice la deputata Catia Polidori, “terra d’oro, sintesi del fare, del sapere e del saper fare”, la terra feconda destinata a segnare in politica un prima e un dopo. Fu così anche per il Pd di Veltroni, dalle colline di Spello, e le cose non sono andate granché, ma oggi c’è l’ambiziosa, quasi eretica convinzione che con Fini e il suo popolo sarà possibile davvero ricucire la tela strappata della politica italiana. Quando Fini arriva, la convention è già decollata. In prima fila è seduta la compagna Elisabetta Tulliani, pantalone nero e camicetta crema. Dal palco hanno scaldato la platea Franco Zaffini e la Polidori. “Abbiamo scelto una strada dritta – urla il coordinatore regionale -. Prima il contesto, poi il contenitore, le adesioni prima degli organigrammi, si parte dal territorio per creare non un uomo solo al comando, ma una nuova classe dirigente”. “Parleremo all’Italia e con l’Italia – scandisce la parlamentare – per una nuova stagione fatta di dignità della persona, qualsiasi sia il suo credo politico”. Hanno già portato i loro saluti istituzionali il sindaco pidiellino di Bastia Umbra Stefano Ansideri – poche frasi frugali e fredde -, il presidente della Provincia Marco Vinicio Gusticchi e Catiuscia Marini, vestita con uno sfolgorante abito rosso fuoco, tanto per non fare confusione. Più che un saluto un intervento politico su federalismo e legge elettorale, quello della presidente della Regione, caldamente invitata dai finiani e presente alla convention con la benedizione di Bersani. Per Fini è il tripudio. “Fini, Fini, Fini”, una standing ovation. Parla a sorpresa, dopo aver abbracciato Barbareschi, che leggendo il manifesto e una poesia di Whitman tratta da “Foglie d’erba” ha appena spiegato di che pasta è fatto Fli: parole come etica pubblica, legalità, senso civico, volontariato, sussidiarietà, famiglia, merito, impresa, ambiente, cultura sembravano defunte e invece, guarda un po’, sono resuscitate. Fini galvanizza la platea con l’antipasto di ciò che dirà stamane: “Ho vissuto tanti momenti commoventi ma quello di oggi è irripetibile perché dimostra che in Italia c’è ancora una politica fatta all’insegna degli ideali”. Non si sa se Fini farà l’elettricista, se cioè staccherà la spina, spegnerà l’interruttore, ieri intanto ha chiuso la porta alla politica afasica e verticistica del centrodestra che fu: “Non ci limiteremo a vivere di rendita. Vogliamo cambiare la nostra patria. In Italia c’è ancora la possibilità di una politica fatta unicamente all’insegna degli ideali senza interessi, senza carrierismi, per il bene comune”. Non dice nulla che possa bruciare i contenuti del discorso di oggi, ma allarga una indistinta prateria a Fli: “Nessun traguardo può esserci precluso, ogni obiettivo può essere raggiunto e noi abbiamo obiettivi ambiziosi”. Tuttavia il vicolo per ora è stretto, la responsabilità storica enorme e tanti gli occhi puntati sulla convention fondativa del futurismo politico. Gli umori della base sono roventi e per ora, al di là di un anti berlusconismo solido e diffuso, in stand by. Toccherà a Fini aprire le acque e indicare la strada, come Mosè. Ma intanto nei discorsi dei due capigruppo parlamentari, Bocchino e Viespoli, scoppiettano i due fuochi che ardono ai fianchi del presidente della Camera. “Questa gente chiede di costruire un nuovo, vero centrodestra – dice il capogruppo alla Camera -. Un percorso importante iniziato nel ‘93 si conclude in maniera irreversibile. E’ la fine di un passaggio storico e l’inizio di un altro. Siamo la terza Repubblica”. Falchi, colombe, Fli non è la destra volatile, sostiene il capogruppo al Senato, che parla di politica alta e nobile e di ricucire lo strappo della nazione, tornare ad essere tutti italiani: “Il centrodestra era di Berlusconi e Fini” e chissà che non possa continuare ad esserlo con un nuovo patto. Ma nessuno ne parla, nessuno brucia ciò che dirà Fini. Solo Urso, vice ministro e coordinatore nazionale, fa intravvedere la strada: “E’ necessaria una nuova fase, non uno strappo, ma neppure un accrocchio. Non bisogna andare alle elezioni anticipate, ma neppure avere un esecutivo che galleggi. Non vogliamo una santa alleanza contro qualcuno, ma neanche essere l’arca di Noè prima del diluvio per salvare gli altri. Noi dobbiamo salvare l’Italia dal diluvio”. Ci vuole una svolta per una nuova fase politica, dice Urso, e si riferisce al famoso colpo d’ala. Sempre considerando il fatto che Fli non è un volatile.
lucia.baroncini@libero.it
La presidente Marini
“Gianfranco restituisci dignità alle donne”
BASTIA UMBRA – “C’è in tutti noi e nel Paese grande attesa per ciò che sta accadendo qui. Il vostro percorso politico riguarda infatti tutti. L’Italia attende da tempo azioni concrete per la fase difficile di crisi che sta vivendo”: la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, si è rivolta così alla convention di Fli, intervenendo all’apertura di ieri pomeriggio a Bastia Umbra. Per la Marini “occorrono e non sono più rinviabili riforme e coerenti politiche che aiutino le famiglie e le imprese piccole, medie e grandi a superare le notevoli incertezze”. Rivolgendosi poi direttamente a Gianfranco Fini, la presidente umbra ha ricordato che “Regioni ed enti locali vivono una fase difficilissima a causa dei pesanti tagli che mettono in discussione servizi fondamentali”. “Come Regioni – ha aggiunto – siamo pronti a fare la nostra parte, anche raccogliendo la sfida del federalismo ma noi crediamo in un federalismo positivo, equo”. Grandi applausi spontanei nel passaggio dedicato alle donne. “Conoscendo la storia e la sensibilità politica di Gianfranco Fini sono certa che saprà restituire dignità alla donna e alle tante donne di questo Paese” ha sottolineato Marini, esponente del Pd di cui è stata già componente della segreteria di Pierluigi Bersani. “Spero – ha detto la Marini – che anche questa vostra sfida serva alla politica per offrire spazi alle donne reali, a quelle che forse più di altri, come madri, figlie, manager e imprenditrici, operaie e impegnate soffrono sulla loro pelle i costi della crisi”. Ha sottolineato come “occorra una legge elettorale che sia in grado di garantire una selezione della classe dirigente sulla base del merito ma anche della rappresentanza locale”.
Il retroscena Pochi gli umbri, in serata le cene separate dei falchi e delle colombe
Tanti ragazzi e quel libro di Mussolini
Alessandro Antonini
BASTIA UMBRA – L’attacco del pezzo di colore ce lo serve su un piatto d’argento la governatrice Catiuscia Marini, tutta di rosso vestita. Per qualcuno una provocazione al “compagno Fini” in una convention non nera come una volta (epperò il pass degli organizzatori è nerissimo) ma ancora molto scura. Il popolo futurista è tuttavia vario e variegato. I tremila posti a sedere si riempiono presto, alle 18 Franco Zaffini e le sue factotum decretano la quota delle cinquemila iscrizioni oggi compreso. Giovani e giovanissimi si fanno notare, ci sono anche i fedelissimi di sempre. In prima fila Elisabetta Tulliani, tailleur nero, a Perugia è di casa. In tanti per ritrovarsi si organizzano con i cartelloni stile gita a Roma (“Futuro e libertà Como”). La musica tecno sparata in sottofondo, luce soffusa, prima di lasciare spazio alla poesia dei brani concessi in via straordinaria dal maestro Ennio Morricone, creano un clima marinettiano più della scenografia. Nero, si diceva: se non ci sono saluti romani in bella mostra, la bancarelli dei libri intorno alle 15 sfoggia tra i volumi targati Fini, Aznar e Sarkozy un tomo che forse nella biblioteca della nuova destra europea tanto bene non ci sta: La mia vita con Benito di Rachele Mussolini, edito da Nuove Idee, prezzo 15 euro. Un’ora dopo il libro non c’è più, la risposta dell’imbarazzato libraio accortosi del pass stampa è di questo tenore: “Per carità, l’ho esposto per sbaglio, ce l’avevo nel furgone, non lo scriva, per carità”. Purtroppo per lui c’è un’agenzia. Ma tra ex e post “fasci” trova spazio un’umanità vasta. Un po’ te l’aspetti dalla svolta dei diritti per tutti. A metà platea si scorge, Daniele, giornalista, 28 anni esponente Gay Lib, una associazione liberale di centro destra che promuove il rispetto dei diritti civili e l’emancipazione sociale degli omosessuali. La sua storia con il compagno Marino è stata raccontata da uno special a tema di Mtv. E ancora, il camerunense Walter Tancha, con tanto di cappellino etnico, regolare, operaio della ditta Laurenzi di Foligno, umbro di adozione e finiano per convinzione. E’ presidente della Onlus Umbria-Camerun ed un fan del ministro Urso. Non mancano altri supporters di colore e stranieri. Ma non si vedono troppe facce umbre. Marco Regni c’è (“sono qui in veste di osservatore, domani c’è Maurizio Ronconi”), del Pdl nisba. Così come del Pd o di altri partiti del centrosinistra, istituzioni a parte. Eppure in forma privata ci sarebbero stati molti contatti, soprattutto al mattino prima della riunione dei coordinatori degli enti locali. Si fa notare Carla Spagnoli – ha creato qualche maldipancia – anche lei in prima fila, vicina al rettore della Stranieri Stefania Giannini e al presidente Confapi Gabriele Chiocci. Intravisto anche Aldo Tracchegiani, all’accreditamento. In serata cene separate di falchi e colombe (Zaffini con i falchi di Bocchino al Park Hotel).
Generazione Giovani ha raccolto oltre 1.500 nuove leve
Ressa per la festa degli “ under”
Accoglienza da star al Quattrotorri per il leader
PERUGIA – Lo hanno seguito, In migliaia. Accoglienza da star per il presidente della Camera Gianfranco Fini giunto in serata all’hotel Quattrotorri di Perugia dove oltre mille giovani si sono alzati per applaudirlo dandogli così il benvenuto al dibattito con i ragazzi e le ragazze provenienti da tutta Italia. Fini, accompagnato dalla compagna Elisabetta Tulliani, ha ricevuto le ovazioni dei giovani ai quali ha fatto il segno del silenzio perchè stava per iniziare l’esecuzione dell’Inno di Mameli. Fini insieme alla platea ha cantato l’inno nazionale e poi si è seduto in prima fila dove sono i iniziati i lavori dell’incontro che conclude la prima giornata della convention di Futuro e libertà che culminerà oggi con l’intervento del leader previsto attorno alle 11,30. I ragazzi di “Generazione giovani” hanno ribadito che la vera svolta italiana sarà quella che riuscirà a far vedere una nuova alba ai tanti ragazzi e ragazze che oggi in Italia “non hanno futuro. Questo non è un paese per giovani”. Non sono mancate frecciate ai “baroni dell’università” e ad un meccanismo bloccato. Strali anche a Berlusconi, su questo. La platea, formata dai numerosi under trentacinque che hanno animato anche il primo giorno di Bastia Umbra, era dotata di ricca cartellonistica stile Usa con su scritto “Gianfranco Fini presidente”. Numerosi anche quelli che distribuivano volantini e libbricini con i concetti chiave di Generazione Giovani. Non è mancata la tensione, visto che i posti disponibili al Quattrotorri erano circa millecinquecento nella sala grande. Non uno di più. Per questo ad un certo punto le forze dell’ordine agli ingressi (quattro carabinieri, altrettanti poliziotti e polizia provinciale) ha dovuto bloccare le entrate. La gente rimasta fuori ha anche accennato alla protesta. Vicino a Fini e alla Tulliani Italo Bocchino e Franco Zaffini, giunti dopo – stando alle indiscrezioni – una cene con parlamentari ed esponenti per fare il punto sulle dichiarazioni del giorno dopo a seguire il discorso di Fini. Dichiarazioni da “falchi”, quali sono. Nelle stesse ore ci sarebbe stata anche la cena della colombe. Dal Quattrotorri il riscatto della nuova generazione ha investito direttamente il presidente, che non ha potuto non rimarcare la necessità di una politica vera per dare una speranza ai ragazzi che oggi lo vogliono leader di una destra – e di un Paese – nuovi. Finale non scontato stile discoteca, dalla mezzanotte.
A.A.
La escort suscita le proteste: “Una provocazione”
D’Addario cacciata in lacrime: “Fini è ok e potrei candidarmi”
BASTIA UMBRA – (AleAnt) Prima di scoppiare in lacrime per essere stata cacciata dalla convention (“Io sono pulita più di voi, ho detto solo la verità”), Patrizia D’Addario ha seguito in diretta la convention da regolare iscritta, con due accompagnatori “militanti del Pdl”. Al padiglione nove, seduta nello spazio bar, ha visto tutto dal maxischermo. Dopo la nota di diffida di Italo Bocchino (“inaccettabile provocazione”) e le parole poco gentili di qualche presente, se ne è scappata via. Prima, tuttavia, non ha lesinato in interviste. Ci dice che “stimo Fini, come politico, non sono un’iscritta ma lui ha sempre parlato bene di me come persona. Sono qui per capire di più, voglio assistere alla nascita del partito”. E dice di aver apprezzato le parole di Catiuscia Marini sul riscatto delle donne Le fa eco uno degli accompagnatori, Gianfranco Rosi, del Pdl pugliese: “Ha ragione la Marini, le donne devono arrivare a guidare la politica nazionale, per questo annunciamo che Patrizia D’Addario, già candidata della destra, punta a candidarsi(e lei annuisce, ndr)”. Poi il commento politico sulla svolta finiana: “Seguiamo Fini, non siamo iscritti di Fli e continuiamo a restare nel Pdl, ma vediamo in Gianfranco un interlocutore per voltare pagina”. “Un uomo come Fini – chiosa la D’Addario – non da solo, con un gruppo di altri leader, ecco cosa ipotizziamo”: il riferimento esplicito è al dopo Berlusconi.
Zaffini apre e cita Massarelli
BASTIA UMBRA – Il riferimento lo fa nel discorso d’apertura, Franco Zaffini. Un riferimento al “decano dei giornalisti”, il collega Renzo Massarelli, e al pezzo scritto e pubblicato ieri sul Corriere dell’Umbria in cui si tratteggia il volto di una nuova destra, quella che potrebbe rappresentare la svolta di Futuro e libertà. E la marcia “inversa” di Perugia. L’intervento di saluto di Zaffini, durato qualche minuto, ha aperto le danze. Il consigliere regionale, con malcelata emozione – è la prima volta che si scrive il discorso, in genere va a braccio – è stato il “testimonial” di un evento storico. Bene anche l’organizzazione: non ci sono state defezioni, tanti gli elogi.
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