Bastia

IL MURO DELLA VERGOGNA


Il muro della vergogna 1961-1989


La geografia del passato è costellata di città circondate da mura. Gerusalemme e Roma per nominarne due molto antiche; ma anche nel medioevo le città di Londra e Parigi costruirono baluardi per salvaguardare le loro libertà. Ma nel ventesimo secolo solo una città ha avuto un muro, impiantato da parte a parte, che l’attraversava internamente, circoscrivendo la libertà di due terzi della sua gente; solo a Berlino!


Scene di violazione si sono ripetute più volte nella storia. Quando i Berlinesi del settore orientale sovietico si svegliarono la mattina del 13 Agosto 1961, trovando famiglie separate e la città divisa dal filo spinato ( e poco tempo dopo dal cemento), molti cercarono freneticamente la via della fuga. Il Muro di Berlino ha avuto l’intenzione di arrestare una marea di migranti verso l’ovest che aveva lasciato la Germania Est a corto di lavoratori e minacciato la stabilità del regime comunista; più di 2,7 milioni di persone si erano allontanati sin dalla fondazione della DDR nel 1949, di cui solo 10.00 solo nel luglio 1961.


Inizialmente gli edifici lungo la delimitazione presentavano finestre affacciate verso l’Ovest; così molti rifugiati saltavano da lì, alcuni verso trappole di fuoco, altri sul fondo stradale, e molti sono morti cadendo. Dopo che il regime rivestì di mattoni le finestre, i più intraprendenti scavarono un tunnel sotto le postazioni di controllo: tristemente definita  “linea della morte”.  I tentativi più coraggiosi comunque sono venuti dai “saltatori” del muro che affrontarono impavidi la “barriera protettiva antifascista”, come il gergo totalitarista descriveva il Muro. Nella loro difficile fuga, schivando i fasci di luce dei proiettori e le pallottole, hanno creato un teatrino dove il sentimento diffuso del valore della libertà – e il danno della sua negazione – ha trovato una straordinaria espressione visuale. Nel 1962, in uno dei casi più famosi, il diciottenne Peter Fechter, un muratore di Berlino Est, fu abbattuto dal fuoco dei mitragliatori perchè aveva provato a scalare il Muro e, come riportato dai poliziotti e giornalisti occidentali, fu lasciato morire dissanguato nell’ora successiva; fu poi recuperato il suo cadavere dalle guardie di confine. Fetcher è solo uno delle 75 persone che si stima siano state uccise nell’arco di 28 anni mentre provavano a scappare aldilà della barriera, verso la libertà.


Il Muro della vergogna ha rappresentato il simbolo della spartizione dell’Europa, il simbolo della guerra fredda, uno dei luoghi dove l’alleanza atlantica e i paesi del Patto di Varsavia coesistevano faccia a faccia con le proprie postazioni militari. Dopo il grandioso discorso di J. F. Kennedy ricordato per il suo “Ich bin ein Berliner” (io sono un berlinese), è stato un obbligo per i presidenti statunitensi e gli altri leaders occidentali, andare e scuotere i loro pugni sul Muro, riversando maledizioni contro coloro che lo avevano concepito e costruito. Ma questa barriera resisteva come ricordo dei limiti del potere nell’era nucleare. Paradossalmente il Muro disdegnò ciò che era, il suo fungere da bastione per la stabilità in Europa, approvando due sfere di influenza e quindi mantenendo l’alternativa della guerra fredda alla guerra reale. E’ stato la più palpabile evidenza di una profonda ferita nella civilizzazione europea, e finalmente il 9 novembre 1989 è caduto!


Anche l’ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla.


 



Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all’estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunivano all’est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall’altra parte del muro, all’ovest, con ansia e preoccupazione. Nell’incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l’ordine ai soldati di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall’est e dall’ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni


IL COORDINATORE COMUNALE


Antonio Bagnetti


 

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