Gli esperti avanzano le prime ipotesi sul Cessna precipitato domenica pomeriggio
Si potrebbe essere formato bloccando il carburatore e poi il motore
Un inconveniente che in presenza di nebbia risulta molto frequente
Il velivolo stava tenendo la sua rotta ad una velocità ritenuta “consistente” dagli esperti
Sono state aperte due inchieste I corpi delle vittime sono stati posti a disposizione della magistratura
Elio C. Bertoldi
PERUGIA – Prime ipotesi dopo la caduta del Cessna 172, costato la vita al pilota della Aviomar Antonino Sarica di 59 anni e alla sua allieva Noemi Moscetta di 23 anni, entrambi di Roma.
Già da domenica sera sono arrivati gli esperti dell’Agenzia Nazionale della Sicurezza del volo che hanno ispezionato il luogo dell’incidente (tra Torgiano, Bettona e Costano) e i resti del velivolo per l’inchiesta che si affianca a quella della procura della repubblica, gestita dal pubblico ministero Giuseppe Petrazzini.
Gli esperti avrebbero fornito una prima valutazione sulla scorta del sopralluogo e delle statistiche che riguardano gli incidenti di volo che si determinano quando un velivolo vola nella nebbia.
In pratica si potrebbe essere determinato un blocco dell’alimentazione del motore, causato da una formazione, di ghiaccio che avrebbe interessato il carburatore. In quelle condizioni l’aereo sarebbe precipitato al suolo. Che tenesse una velocità consistente lo testimonierebbe il fatto che il velivolo si è schiantato al suolo e che pezzi dell’aereo sono “schizzati’ fino a settanta-ottanta metri di distanza dal luogo dell’impatto. Un vetro è stato trovato conficcato nel terreno, per molti centimetri, a diverse decine di metri dalla carlinga. All’interno è stato trovato il corpo straziato del pilota; a quattro metri di distanza, quello, altrattanto straziato della ragazza.
Il velivolo era decollato dall’aeroporto dell’Urbe ed era diretto allo scalo umbro. Era previsto l’atterraggio (se possibile) oppure, dopo la simulazione delle procedure di scalo, una virata per rientrare a Roma.
Sul cielo tra Torgiano e Sant’Egidio, invece, l’incidente. Frutto di una serie di concause tra le quali la nebbia. Non è escluso neppure il malfunzionamento dell’altimetro che potrebbe aver fatto trovale i pilota e la sua allieva ad una altezza considerevolmente più bassa di quella stimata.
Questi, comunque, sono aspetti che gli esperti dell’Ente nazionale per la sicurezza del volo, potranno appurare. Da quello che emerge, allo stato delle indagini, non pare che si possano profilare responsabilità di terzi. Il pilota, che aveva una lunga e vasta esperienza, riteneva evidentemente, che fosse un rischio accettabile volare in condizioni di nebbia,
quali erano presenti in Umbria, domenica pomeriggio. Il velivolo si era alzato da Roma, dove la giornata era serena e la visibilità buona. Ma la nebbia potrebbe aver tradito il pilota e la sua allieva non tanto per la mancanza di visibilità quando, appunto, per la formazione di ghiaccio nel motore. L’umidità della nebbia in pratica si sarebbe depositata sul carburatore e le temperature basse ne avrebbero causato il blocco. Il motore, a quel punto, si sarebbe fermato e l’aereo sarebbe precipitato. Gli esperti non avrebbero trovato segni di tentativo di planaggio, ma di una caduta in picchiata. La velocità avrebbe fatto il resto.
Le due salme sono state messe a disposizione dalla magistratura per l’autopsia. I resti del Cessna 172 sono stati messi a disposizione degli esperti che li analizzeranno e studieranno approfonditamente e con l’ausilio di sofisticate apparecchiature nei prossimi giorni. Verranno verificati anche tutti i documenti dell’aereo per vedere se la manutenzione era stata corretta. Le relazioni saranno consegnate all’Ente nazionale per la sicurezza del volo da un lato e alla procura della repubblica di Perugia, dall’altro.
Le drammatiche ricerche tra il fango
PERUGIA – Il luogo in cui è precipitato l’aereo, la cui caduta è costata la vita al pilota e alla sua allieva, è stato trovato, grazie all’insistenza dei vigili del fuoco, della polizia e dei carabinieri che hanno lavorato nella speranza, risultata purtroppo vana, di trovare dei sopravvissuti.
In mezzo alla nebbia, infatti, non si riusciva a individuare il luogo in cui il velivolo era precipitato. E lo spazio in cui le ricerche si erano concentrate era piuttosto vasto ed interessava i territori di diversi Comuni della piana di Assisi. Le operazioni di ricerca sono state coordinate dal capo della Digos Francesco Barba, che era il funzionario di turno domenica pomeriggio e dal disaster manager della polizia di Stato Alessandro Belsito. Il velivolo era improvvisamente scomparso dai radar della torre di controllo di Sant’Egidio e sulla scorta della segnalazione di un contadino si era pian piano ristretta la zona di ricerca. Alla fine, in mezzo ad un campo, i vigili del fuoco Gabriele Cavareschia, Gabriele Rossi Beccafico con il caposquadra Sandro Bonomi hanno effettuato il tragico rinvenimento dei rottami e dei poveri corpi. La speranza era quella di trovare persone ancora in vita, da soccorrere e portare in ospedale. Purtroppo invece per i due occupanti del Cessna, non c’era proprio più nulla da fare.
A quel punto la zona è stata picchettata e posta a disposizione della magistratura, per l’inchiesta.
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