Berlusconi e il “fuoco amico”
Se è vero che nulla accade a caso nelle dinamiche della politica, è venuto il momento di chiedersi perchè, nei quasi quattro anni di governo del centrodestra, non vi sia stato mai un momento di pace e soprattutto perchè il leader della Casa delle Libertà abbia dovuto passare più tempo a sedare le liti, a superare gli sgambetti, a evitare le trappole che gli alleati si sono impegnati a disseminare sul suo cammino. E’ stato così frenato lo slancio dell’azione di rinnovamento, esercitando proficuamente manovre di interdizione e contribuendo così, in alcuni casi, all’insuccesso dell’opera dell’Esecutivo e della coalizione, come è dimostrato dalla perdita di consenso che la Casa delle Libertà ha dovuto registrare in tutte le consultazioni elettorali successive al 2001.
L’esigenza di porsi questo problema non è sorta oggi, c’è sempre stata, ma c’è una particolarità che fa divenire pressanti non pochi interrogativi. La virulenza e la scompostezza dell’azione di alcuni alleati cresce stranamente a ridosso delle competizioni elettorali. E’ stato così nel 2003. Vivissimo è il ricordo degli strappi, giunti fino all’affronto personale nei confronti del premier, precedenti e successivi alle “europee” dello scorso anno; incredibile, infine, quanto accaduto in relazione alle trascorse “regionali” tra “liste dei presidenti” e tentativi di interdizione dell’opera di ampliamento della Casa delle Libertà da cui sarebbe potuta derivare la crescita delle possibilità di vittoria.
Partiamo proprio da questa ultima notazione che è anche la più visibile e concreta. La crescita delle componenti della Casa delle Libertà avrebbe favorito la vittoria del centrodestra in non poche significative Regioni e soprattutto sarebbe servita a garantire la conservazione di quelle già governate dal centrodestra. Le motivazioni che si adducono per contrastare l’ ampliamento non sono sempre condivisibili. Follini accampa, non a torto, una inconciliabilità di principio tra il suo partito e i Radicali, ma, in questa ottica avrebbe dovuto rifiutare qualsiasi intesa con quella Lega di Bossi che distrusse il suo partito di provenienza, mentre non considera quanto la centralità della persona umana si ponga come poderoso elemento unificante tra concezione laica e non laica dello Stato. Fini, del resto, senza farsi offuscare dal giustificato disappunto per l’abbandono di Alessandra Mussolini, non può non essere memore di un qualche alleato di oggi che fu ghettizzatore di ieri, all’ insegna della filosofia dell’ “arco costituzionale”, nè può tralasciare il rilievo che Alternativa Sociale raccoglie consensi elettorali che solo nel 2001 furono di Alleanza Nazionale.
Se, dunque, non si giustifica l’ostruzionismo all’idea di Berlusconi di ampliare la Casa delle Libertà per allontanare il pericolo di sconfitta, la deduzione è addirittura elementare. Chi, in un momento in cui la perdita di voti della Casa delle Libertà è un dato inconfutabile e il recupero del consenso è l’obiettivo primario, esercita una così determinata azione interdittiva, rispetto a qualsiasi operazione di crescita elettorale della Casa delle Libertà, non vuole che essa vinca oggi nè domani. Una azione suicidiaria? » possibile!
Se è segno di nobiltà, essere disposti a perdere per rimanere fedeli ai principi, francamente di principi e di nobiltà se ne vedono pochi in giro e perciò quegli interrogativi debbono avere un’ altra risposta. L’attacco all’azione politica di Berlusconi è cominciato il giorno dopo la vittoria del 2001. Questo significa che era nei programmi la vittoria, ma con essa anche un futuro politico diverso che il trionfo elettorale lasciava prefigurare ed al quale poteva essere stato ritenuto strumentale.
Disegno restauratore
Berlusconi, attraverso lo spirito rivoluzionario del movimento politico di Forza Italia, pieno zeppo dei partiti della prima Repubblica, e attraverso la professione di lealtà dei neodemocristiani e dei neomissini, aveva portato nuovamente al potere la vecchia partitocrazia. L’impressione di questi anni à che la vittoria del 2001 sia stata da qualcuno intesa come l’inizio di una seconda fase, tendente alla restaurazione del passato onde evitare che il messaggio della nuova politica movimentista, fatta del bipolarismo e della democrazia dell’alternanza, potesse prendere comunque il sopravvento. Il perseguimento dell’obbiettivo non poteva non passare perla erosione del personale consenso e della credibilità raccolti da Berlusconi e la teoria degli accadimenti, dimostrativi di questa linea di condotta, è stata lunga e se ne è infittita in coincidenza con la crescita internazionale del leader della Casa delle Libertà. L’elogio di Bush, di Putin, di Aznar, di Blair, ne cementava una immagine da statista di alto profilo, costituendo al tempo stesso un imprevisto ostacolo alla realizzazione di quella seconda fase che aveva cd ha come punto di arrivo il superamento di Berlusconi. Di qui il tentativo di erosione della statuarietà e carismaticità del leader di Forza Italia, non casualmente iniziato dal partito di Follini e terminato con la sua inclusione nella compagine governativa, per esser poi proseguito da Gianfranco Fini, con ben maggiore attenzione alla so-stanza, attraverso il defenestramento di Giulio Tremonti, quale emblema della nuova politica economica impegnata sulla riduzione delle tasse. Il tutto, con l’evidente obiettivo di aprire la strada a una violazione del “contratto con gli italiani” su di punto assolutamente essenziale del messaggio politico di Berlusconi e che ne avrebbe sancito un logoramento senza fine.
E’ vivo in ognuno di noi il ricordo dell’ostruzionismo praticato contro Berlusconi e contro l’abbassamento delle tasse da componenti politiche della maggioranza in inaccettabile simbiosi con tutta l’opposizione. Ci sarebbe stato da augurarsi che, di fronte alla determinazione con cui Berlusconi ebbe modo di riaffermare il suo primato zittendo tutto e tutti dal palco del no-tax day di Mestre, l’incontenibile idea di riaffermare il partitismo e la partitocrazia, contro il movimentismo politico di Forza Italia che li aveva spazzati via, potesse finalmente indietreggiare, anche a cagione del disagio che la gente avverte, e che la politica dovrebbe saper cogliere, nel riservare consenso a chi del vecchio sistema tende a replicare manovre e campi di interesse. L’idea, invece, non è stata abbandonata ed è anzi sempre più viva e tale da spiegare le manovre delle forze partitocratiche della Casa delle Libertà. Tutti e sempre sono all’ opera per paralizzare la crescita delle aggregazioni e dei consensi intorno al progetto di Berlusconi, attraverso contributi esterni o interni alla attuale coalizione.
Misurare il peso di Forza Italia
E’ necessario riflettere se la fase politica che si sta vivendo in questi tempi di eterna campagna elettorale per le prossime “politiche”, stia puntando sulla volontà di intraprendere con rinnovata decisione il percorso finale che si concluda con la sconfitta della Casa delle Libertà nel 2006. Forze politiche della coalizione oggi al governo potrebbero aver deciso che, per rimescolare le carte e per far prevalere partitismo e partitocrazia dei professionisti della politica, sia meglio perdere che vincere, perchè la sconfitta elettorale potrebbe determinare la caduta di Berlusconi e l’implosione di Forza
Italia. La presenza di Berlusconi nella politica italiana per altro tempo, e a maggior ragione oltre il 2006, significherebbe vittoria definitiva del “nuovo” sul “vecchio”, che i poteri forti, economici, dell’informazione, del mondo ecclesiastico, reclamano sempre più prepotentemente. E penso, con altrettanta convinzione, che certe forze dell’opposizione non siano estranee al disegno. Non casualmente Mastella, a conclusione del congresso del suo partito, con velenosità ha sancito per il 2006 la fine di Berlusconi e del suo movimento politico.
Chi abbia a cuore la sorte del Paese, oggi al centro di un grande movimento riformatore e di un grande rilancio nella politica mondiale, deve bloccare questo serissimo tentativo di restaurazione che però non fa i conti, non solo con la vita “eterna” di Berlusconi, ma con il forte, inimmaginabile radicamento di Forza Italia nel nostro popolo. Certamente i vari “Bruto” che circolano nella Casa delle Libertà hanno ancora margini per recuperare la ragione. Ma per ricomporre un quadro di politica unitaria, in questo momento, anche i più convinti assertori del “maggioritario” ed osteggiatori del “proporzionale” non possono non convenire sulla assoluta indispensabilità di sfruttare tutte le pieghe dell’attuale sistema elettorale, di studiare mezzi, tecniche, iniziative propagandistiche e quant’altro, perchè il movimento di Forza Italia “marchi” nelle politiche del 2006 la differenza qualitativa e quantitativa rispetto alle altre componenti della Casa delle Libertà, segua rispetto ad esse tutto il distacco che esiste e che gli elettori vorranno sottolineare, non per finalità di prevaricazione rispetto a partiti della coalizione, auspicandosi anzi che il futuro sia quello del partito unico, ma perchè sia chiaro a chi spetti la guida del cambiamento, essendo questa la conditio sine qua non perchè esso si avveri. Questo non significa istigare a una campagna elettorale fatta di aggressioni, di denigrazioni o di colpi mancini tra le componenti della Casa delle Libertà, ma implica semplicemente l’osservanza di un “patto tra gentiluomini” per un confronto imperniato sulle esaltazioni dei propri valori, senza disprezzarne alcuno tra quelli propri degli altri.
Se non c’è chiarezza su questo punto, sulle proporzioni di Forza Italia rispetto alle altre componenti della coalizione, è molto difficile invertire la rotta di questa dissennata corsa a un passato di cui la storia più che Tangentopoli, ha decretato, attraverso Berlusconi, il superamento.
Tratto da “Iniziativa Unitaria” numero tre Aprile 2005– Un’idea di Carlo Taormina, Gaetano Perna, Carmelo Santoro, Claudio Lazzarotto
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